6. L'Appeso

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Jim fu svegliato circa tre ore più tardi dai rumori provenienti dall'accampamento, già in attività dai primi barlumi del giorno

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Jim fu svegliato circa tre ore più tardi dai rumori provenienti dall'accampamento, già in attività dai primi barlumi del giorno.

Seccato e indolenzito, si raggomitolò tra le lenzuola e seppellì la testa sotto il cuscino; la sentiva pesante come un macigno, invasa da un groviglio sensazioni e immagini di uno dei sogni più strani che avesse mai fatto...

D'un tratto, il ricordo della notte appena trascorsa lo colpì come una palla di cannone e spalancò gli occhi. Si girò sulla schiena e rimase a fissare il soffitto di legno piegato a botte della sua cabina, mentre gli eventi del sogno si facevano più nitidi e si rendeva conto che non si era affatto trattato di un sogno.

Sono a New Orleans. Ieri notte, sono stato aggredito da due criminali. Mi hanno legato, picchiato e poi hanno cercato di affogarmi. Sono quasi morto.

La sensazione dei capelli ancora umidi sulla nuca, i segni della corda sui polsi e il bruciore della guancia ferita si intensificarono, gettandolo nuovamente nel panico.

Ma non sono morto. È arrivato un tizio, vestito come se fosse in ritardo per una serata di gala. Ha fatto esplodere una pistola e messo ko un gigante di cento chili solo guardandolo. Mi ha parlato di magia, vera magia. E mi ha proposto di diventare suo apprendista.

Jim sbatté le palpebre, mentre il senso di quelle ultime parole si imprimeva nella sua testa. Ho conosciuto un altro mago.

Per anni ci aveva sperato con tutte le forze di non essere l'unico, che esistessero altri veri maghi nascosti e in attesa di essere trovati, ma in nessuna compagnia che avevano incrociato esistevano persone in grado di fare quello che sapeva fare lui, neanche tra i Dimenticati, e tutti gli incantatori visti dal vivo si erano rivelati delle gigantesche delusioni. Certo, c'era stato Houdini: Joel King aveva accompagnato lui e Arthur a una delle sue ultime esibizioni pubbliche a Montreal, l'evasione dalla cassa di tortura cinese. Tra tutti i finti maghi, lui era il suo preferito, sebbene ciò che spacciava per magia non fosse che il frutto di una fenomenale preparazione fisica e vari escamotage.

Ma quel tizio dell'altra sera...cosa lo rendeva diverso?

Era buio pesto, ragionò tra sé. Ero terrorizzato e mezzo svenuto.

Senza contare che si era bevuto un quarto del Mississippi e che per quel che ne sapeva, poteva aver riportato una commozione celebrale.

Un impostore, ecco chi era Solomon Blake. Teatrale e con una buona parlantina, sicuramente. Il classico riccone annoiato, che si dilettava con l'occulto quando non era impegnato ad acquistare a prezzi stracciati proprietà in bancarotta.

Però mi ha salvato la vita.

Questo non poteva ignorarlo e non voleva neanche immaginare cosa sarebbe accaduto se non fosse intervenuto. Allungò la mano sulla mensola sopra il letto e toccò la superficie liscia del bigliettino che Blake gli aveva lasciato.

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