38. Le vie del Vuoto - seconda parte

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Alycia starnutì per la terza volta e ci mancò poco che volasse giù dalla scala

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Alycia starnutì per la terza volta e ci mancò poco che volasse giù dalla scala.

Si aggrappò ai montanti, sforzandosi di non guardare di sotto, ma non riuscì a trattenere un'imprecazione molto colorita che di sicuro non aveva imparato ad Arcanta.

«Novizia Blake» la riprese una voce asciutta dabbasso. «Cerca di essere meno scurrile: siamo sempre in Biblioteca.»

La ragazza abbassò le palpebre. Di tutti i supervisori che il Primo Alchimista avrebbe potuto affidarle, Octavio era quello che metteva più a dura prova la sua pazienza: era uno degli alchimisti che si occupavano dell'incubazione delle uova di velodrago e ogni cosa in lui la irritava, dal suono della sua voce, all'espressione perennemente nauseata, ai capelli che gli scendevano sulle spalle in ciocche nere e dritte e che avevano tutta l'aria di non vedere lo shampoo da settimane.

Compilò il registro che le fluttuava accanto, poi scese prudentemente dall'altissima scala e la spinse fino alla libreria successiva, che sfiorava il soffitto a cupola dell'ultimo anello della Cittadella. Era tradizione, le aveva detto il Primo Alchimista, che i novizi del Cerchio d'Oro si rendessero utili con le mansioni più umili durante i primi tempi:

«Ogni cosa a suo tempo» aveva risposto seccato, quando Alycia gli aveva chiesto quando avrebbe cominciato a occuparsi dell'Anthea Ingannatrice, il motivo che l'aveva spinta a diventare alchimista. «Il nostro motto è "Per aspera ad astra": sbriga il tuo lavoro al meglio e presto potrai dedicarti a compiti più importanti.»

Alycia se l'era aspettato, ma non avrebbe mai immaginato di ritrovarsi a fare la sguattera: da quando era arrivata al Chiostro non faceva che portare caffè, pulire i laboratori e le aule, cucinare per gli alchimisti più anziani... Con la magia, certo, ma non era per questo che era entrata nel Cerchio d'Oro. La cosa in sé non le sarebbe pesata più di tanto se non fosse per il sospetto, di giorno in giorno sempre più concreto, che questo genere di "tradizione" fosse riservata solo a lei.

Ciononostante, si dedicava a ogni mansione con zelo e precisione: non avrebbe permesso a niente e nessuno di distoglierla dai propri obiettivi.

Raggiunse Octavio, che l'attendeva a braccia conserte e gli consegnò lo schedario. «La sezione 000146-B è in ordine. Passo alla 000147-B?»

«No, per oggi basta.» L'alchimista tirò fuori dalla tunica nera l'orologio. «Tra poco sarà ora di pranzo, ti conviene raggiungere le cucine: è il centocinquantesimo compleanno di Maestro Rashid e il Primo Alchimista si aspetta un banchetto coi fiocchi.»

Alycia avrebbe voluto solo gettarsi a terra e piangere, ma la sua faccia restò impassibile. «Ok.»

«Hai trascorso troppo tempo nel Mondo Esterno» commentò lui con una smorfia. «Se sento un'altra espressione Mancante farò rapporto al Primo Alchimista. Sono stato chiaro?»

Alycia si trattenne dal sollevare gli occhi al cielo. Tutto pur di sbarazzarsi di lui. «Va bene.»

«Così va meglio. Che la Conoscenza ti illumini il cammino, Cittadina.»

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