33. L'incontro, lo scambio

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Il tragitto breve che seguiamo è sempre stato lo stesso –ogni giorno lo percorro per recarmi a lavoro- ma quegli attimi sembrano avere una durata interminabile. Ci osserviamo molte volte e non pronunciamo alcun suono, abbiamo imparato a capirci anche con un solo sguardo. 

I suoi occhi verdi uniti ai miei azzurri rappresentano l'insieme delle sfumature delle nostre anime: la sua irrequieta, forte e spavalda mentre la mia calma, equilibrata e contenuta. Siamo tanto diversi esteticamente; lui più basso di me e magrolino con i giusti muscoli, io alto e più piazzato. 

Dentro, invece, siamo anime sofferenti molto simili; ogni dolore è stato affrontato dandoci il sostegno reciproco. Non appena giungiamo davanti al locale dove il legame con Taylor è nato, scorgo il tavolo in cui c'eravamo seduti e rammento il suo modo goffo di porsi. 

Il suo perdersi nell'osservarmi come se non avesse mai avuto davanti un uomo, i sorrisi sfuggiti per l'imbarazzo quando la beccavo nel restare imbambolata; gli occhi verdi smeraldo in cui mi smarrivo e quelle belle fossette pronunciate che comparivano nel ridere alle mie battute. 

Il mio cuore si scalda dai ricordi così intensi che sembrano prendere vita e mostrarsi davanti a questa strada buia. Vedo anche la panchina su cui le certezze costruite intorno a me sono crollate e sulle labbra percepisco il sapore dolce di un bacio nato per caso. 

Rievoco nella mia testa tutte le discussioni, gli attimi in cui ho deciso di mettermi a nudo per lei e ogni tentativo di risollevarla quando lei crollava. James mi scuote, sviando la mia mente da quei pensieri: nocivi e belli nello stesso tempo. 

Faccio un respiro profondo e parcheggiamo nel retro, come Brian aveva detto in uno dei suoi messaggi minacciosi. Il mio cellulare squilla e riporta un'informazione proveniente dall'agente Hale.

STEPHAN: Resti calmo, noi siamo già appostati. Non appena la tua ragazza sarà al sicuro, li arrestiamo. Ma ricorda, tutto dipende dalla tua saggezza. Attieniti al piano, se la situazione degenera, agiremo. Abbi fede, ragazzo.

CHRISTIAN: Chiaro!

Attendiamo, il tempo scorre e sembra che quell'incontro non avvenga più, dopo circa trenta minuti una macchina nera dall'aspetto sportivo si avvicina accostando dietro di noi, a circa cinquanta metri di distanza. Non mi muovo, cerco solo di comprendere se è quell'uomo. 

Dallo specchietto retrovisore ispeziono ogni movimento, due individui incappucciati scendono e per un momento resto allibito. Non agisce da solo, ha un complice di cui non ne sapevo l'esistenza. Di Taylor non vi è traccia; ogni parte di me trema dalla rabbia. 

Se pensano di trattare con me senza che la veda, sono fuori strada. I due energumeni si bloccano a metà strada e restano in attesa. Incrocio lo sguardo di James e, senza parlare, intuiamo che è giunta l'ora di scendere dall'auto. 

Apro lo sportello e lentamente poggio i piedi sull'asfalto. Con un movimento cauto, scivolo fuori e alzando le mani, mi fermo al lato del veicolo. Il mio amico copia i miei stessi movimenti. Nella penombra non riesco a mettere a fuoco neanche il colore dei loro occhi; fuori tutto è buio, solo la luce di un lampione illumina quel parcheggio. Gli sconosciuti continuano a guardare fino a quando uno dei due parla.

‹‹Hai quello che ti abbiamo chiesto?›› È una donna a proferire parola.

‹‹Sì. Ma prima voglio vedere Taylor. Se non ho la certezza che sia viva, non avrete niente da me.››

La donzella fa un cenno con il capo al suo complice e lui torna alla macchina in silenzio, apre la portiera e delle ciocche rosse appaiono muovendosi a causa di un lieve venticello. La trascina fuori gettandola a terra, lei cadendo su quel bitume rigido, soffoca un lamento di dolore. Il mio cuore viene travolto da un senso di collera ingestibile. 

Dark TruthsWhere stories live. Discover now