Capitolo 19

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Luigi's pov

Una, due, tre gocce bagnarono la mia mano. Stava piangendo. Non so perché ma stava piangendo, mi preoccupai perché mi sembrava una reazione esagerata per una domanda che, a parer mio, era abbastanza innocua. Provai a fargli alzare lo sguardo tenendogli il mento, ma lui proprio non ne voleva sapere di guardarmi in faccia. Per l'ennesima volta si girò dall'altra parte del letto.
L<<oi, che hai?>> Alex non mi rispondeva, ma io non capivo davvero dove fosse il problema, era stata solo una domanda, non capivo perché, non penso che una domanda possa fare questo effetto.
L<<oh, ma che ti è preso?>> continuava a non guardarmi, era sempre girato dall'altra parte. La situazione si faceva davvero difficile. Nel silenzio inizia a sentire il rumore dei singhiozzi.
L<<oh>>lo feci girare verso di me e, con un po' di forza, gli feci finalmente alzare lo sguardo verso di me; poi continuai a parlare.
L<<perché piangi?>> era veramente straziante vederlo così, vedere quegli occhi pieni di lacrime, quelle guance rigate da gocce salate, quelle ciglia bagnate, quegli occhi rossi e gonfi. Non lo capivo.
L<<scusa, non mi rispondere però perché stai piangendo?>> me lo tirai addosso e lo abbracciai. Lui infilò le braccia sotto il mio corpo, mentre io infilai la mano nei suoi capelli per provare a calmarlo. Sussurravo un dolce ''shh'' proprio come si fa con i bambini per farli dormire.
L<<oi tutto ok?>> finalmente una risposta arrivò, non aveva aperto bocca, però aveva mosso la testa accennando un ''si''. Continuammo a stare nel silenzio per un po' di tempo, poi parlò.
A<<sc-scusa, n-n->> non gli feci finire la frase e lo fermai.
L<< non dire niente, non fa niente, riprenditi poi mi spieghi>>e lui, senza replicare, mi abbracciò. Alla fine ci addormentammo così e non mi spiegò più nulla. Non mi azzardai più a chiedergli niente, avevo paura a chiederglielo, avevo paura che avesse la stessa reazione di quella sera, non volevo spaventarlo. Passava il tempo e la situazione era sempre la stessa, non era cambiato niente nel nostro rapporto, ci comportiamo come prima, ogni tanto però le situazioni si facevano un po' imbarazzanti per entrambi. A scuola, per esempio, capita che le nostre mani si scontrino, come fossero due parti opposte di una calamita. E lì mi ritornava in mente il concetto che ci cerchiamo. Anche le nostre mani si cercano, non sanno stare senza l'altra, hanno bisogno di venire a contatto per farci stare bene. E così capitava che qualche volta ci ritroviamo con le mani intrecciate sotto il tavolo oppure appoggiate alla mia gamba, distraendoci completamente da ciò che il prof diceva. Ci guardavamo in faccia per provare a capire se nell'altro c'era un qualche segnale che vi faceva intendere di fermarci, ma non ottenevamo mai nulla se non qualche occhiata strampalata dai nostri amici e, quando ci beccavano, professori.
Il nostro posto magico rimaneva quello e ci ritrovavamo sempre più spesso a passare il tempo lì. Era come un fortino, come quando da bambino litighi con i genitori e ti chiudi in camera, sapendo che in camera sei al sicuro. Devo dire che a volte mi è venuta la curiosità di provare a chiedergli il perché, riguardante quel discorso in sospeso, ma la paura che finisse come l'ultima volta mi portava sempre a ritrarmi e a dimenticarmi di chiederglielo. Però io ero stanco, volevo sapere, non capivo perché aveva avuto quella reazione. Forse aveva paura che la sua risposta mi potesse turbare? Oppure aveva paura che si rovinasse la nostra amicizia? ma se è così, perché? Lo sa perfettamente che io non mi allontanerò mai da lui. Sa che ci sarò sempre per lui. Provai pure a parlarne con Mattia per sapere lui cosa ne pensava. Nemmeno lui sapeva cosa dirmi, era veramente strano il suo comportamento. Mi aveva detto che, secondo lui, non dovevo aspettare ancora e dovevo chiederglielo, che non avrebbe reagito, di nuovo, come quella sera, non lo ascoltai e ho preferito aspettare ancora un po'. Un giorno però, stanco di non avere le risposte che voglio, decisi di andare nel nostro posto magico per parlare. Così finite le lezioni, mentre prepariamo lo zaino, gli chiesi di incontrarci al nostro posto. Lui accettò senza fare domande, inconsapevole di quello di cui avremmo parlato. Convinto invece che magari ci saremmo solo coccolati tutta la sera. Ci saremmo indubbiamente coccolati, ma volevo anche parlare. Ed era strano che noi parlassimo quando stiamo là, perché ce lo prendiamo sempre come il nostro momento di coccole. Passai il pomeriggio a studiare, per quel che riuscivo, e una volta finito, dopo quasi tre ore, mi rilassai un poco provando a non pensare. Date le mie basse qualità a non pensare, capii che l'unico modo per distrarmi era cantare, così, approfittando di essere a casa da solo, decisi di prendere la chitarra e cantare un po'.  Dopo aver passato una mezz'oretta a cantare e suonare sentii la porta di casa aprirsi, segno che erano tornati i miei genitori. Così andai in cucina per aiutarli a sistemare la spesa. Decisi di prendere coraggio e dirgli ciò che provavo verso Alex. A dire il vero erano già un paio di giorni che volevo dirglielo ma non avevo mai trovato occasione. In realtà, per essere sinceri, era meglio dire che non avevo mai trovato il coraggio di dirglielo. Sapevo che non l'avrebbero presa male, che mi avrebbero sempre sostenuto e appoggiato, ma avevo paura. Arrivato in cucina la prima cosa che notai era il sorrisone stampato sulla faccia di mia madre che mi salutava.
ML<<ciao amore, come stai?>>
L<<bene mamma, in realtà vi devo dire una cosa>> dissi mentre posavo un sacchetto sul tavolo, per facilitarmi l'uscita dei prodotti, e iniziavo a sistemare la spesa nei cassetti.
ML<<dicci amore mio, sai che puoi dirci tutto>>
Mi rassicurò mia madre nonostante sentissi in lei un tono preoccupato.
L<<si lo so>> presi un grosso respiro e poi continuai a parlare.
L<<sarò molto diretto>> altro respiro profondo e poi continuai.
L<<avete presente il mio amico, Alex?>> Nel frattempo continuo a mettere apposto la spesa.
ML<<ma certo amore>
L<<ecco, io sono innamorato di lui>> nella sala calò un silenzio tombale, ci fermammo tutti. Loro stanno metabolizzando il tutto, io invece attendo una loro risposta. Poi mia madre parlò.
ML<<sono molto felice>> lo sembrava davvero, non stava mentendo, si capiva dal tono di voce calmo e pacato che usava.
PL<<io l'ho sempre saputo che ci sarebbe stato qualcosa>>
Anche in quel momento mio padre non poteva fare a meno di sdrammatizzare, forse percependo l'ansia che avevo in corpo, e io gli ero molto grato. Iniziò a fare lo stupido dicendo che finalmente lo avevo ammesso e cose del genere. Scoppiammo tutti in una risata rumorosa. Alla fine tra una risata e una chiacchiera avevano finito di sistemare la spesa e io tornai in camera mia.

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Ciauuu, ecco il capitolo. Stavolta ho ricontrollato 😂 quindi non ci dovrebbero essere errori. Spero vi piaccia.
Un bacio 😘😘.

Tu sei diverso// Alex e Luigi Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora