Capitolo 18

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Luigi's pov

Passai un po' di tempo in quella spiaggia ad ammirare la luna, il cielo e le stelle. Varie volte sentii il mio telefono vibrare e il nome di Alex apparire sullo schermo, mi mandava messaggi e mi chiamava, non rispondevo, non mi andava, così misi il silenzioso. Sapevo che sarebbe venuto da me, facevamo sempre così, ci cercavamo. Forse era quello che rendeva il nostro rapporto unico, ci cerchiamo a vicenda, quando uno sente la mancanza dell'altro lo cerca, e ci raggiungiamo, ritrovandoci sempre per unire i nostri corpi e le nostre mani. Sono convinto che ci cercheremo anche in capo al mondo, anche quando avremo la consapevolezza che l'altro non c'è, ci cercheremo sempre, nella speranza, forse, di conoscerci abbastanza per sapere dove ci potremmo esser cacciati. Quindi si , sapevo con certezza che sarebbe venuto da me, mi avrebbe chiesto perché sono lì, mi avrebbe consolato, si sarebbe fatto abbracciare e coccolare e poi saremmo andati a casa. Per noi esiste una sola casa, la mia, l'unica casa in cui Alex si sente amato e voluto, apprezzato per quel che è. I miei neanche ci fanno più caso quando lo vedono, sanno che avevo bisogno di lui e non obiettano. So anche che poi ci saremmo stretti in un abbraccio, o in una di quelle posizioni strane in cui ci mettiamo, e avremmo dormito tranquilli. Le mie sicurezze, infatti, erano vere e, proprio come dicono i programmi, successe tutto quello che avevo previsto. Non sono un mago, semplicemente fa parte della nostra routine.
A<<oi>>
Senza nemmeno dire una parola mi alzai e lo abbracciai. Sapevo che lui non si sarebbe mai ritratto ad un mio abbraccio perciò vado sempre tranquillo. Solitamente gli avrei iniziato a parlare di tutto ciò che non andava, ma quella sera no. Non mi andava. Forse perché, in fondo, non sapevo neanche io il motivo di quell'apparente tristezza.
A<<che hai?>> Non volendo parlare non risposi a quella domanda, ma parlai del fatto che non mi andava di parlarne.
L<<Ale… non mi va di parlare, so che lo facciamo sempre, ma ora non mi va, forse perché non so nemmeno io perché sto male>> appena finii di parlare, mi aspettavo un qualche commento sul perché non volessi parlare, invece, con mio grande stupore, non chiese nulla, rispose solo.
A<<ok va bene, non parliamo, ma le coccole le facciamo>>
Era super carino, poi quando metteva il viso da bimbo è adorabile. Così sorrisi a tutta quella tenerezza.
L<<sí quelle le facciamo>>
Non avevo assolutamente in mente di dirgli di no, anche perché coccolarlo era l'unica cosa che facevo davvero con piacere e che non mi avrebbe stancato mai. Così partí la serie di coccole, una volta arrivati sul nostro scoglio, iniziai a passare la mano tra i suoi capelli, mentre lui si rilassava completamente sotto al mio tocco. Ovviamente, nonostante la mancanza di voglia di parlare, i dolci sussurri non ce li toglieva nessuno. Noi non siamo noi se quando ci coccoliamo non ci sussurriamo parole dolci.
L<<sei bellissimo>> ed era vero. Coricato vicino a me, che guarda il cielo, i capelli arruffati dalle mie mani che ci giocano, la faccia rilassata, insomma non poteva essere il contrario.
A<<tu di più>> e potevamo continuare così all'infinito. Dopo un po' di tempo passato così a sussurrare e a coccolarci, Alex iniziò a tremare, così ipotizzai che sentiva freddo.
L<<hai freddo?>>
A<<un po'>> in realtà si vedeva che aveva molto freddo, ma, per non farmi preoccupare, diminuisce sempre le cose.
L<<stai congelando>> dissi mentre mettevo una mano sulla sua guancia, constatando che era ghiacciata, poi continuai a parlare.
L<<dai vieni andiamo a casa>>gli presi la mano, che spuntava da un piccolo angolo di felpa, e così ci iniziammo ad incamminare verso casa. Come al solito arrivati a casa misimo il pigiama e poi ci sdraiammo sul letto, sotto le coperte. Lo abbracciai forte per riscaldarlo, e lui si accucciò al mio petto.
L<<senti ancora freddo?>>
A<<no, con te a fianco no>>ero felice di fargli quest'effetto, lo strinsi ancora di più a me, poi lo guardai negli occhi.
Quei bellissimi occhi, in cui mi ci perdevo sempre, in cui vedevo ogni singola emozione che rispecchia il suo stato d'animo. Mi tornò in mente quel discorso. Il discorso che iniziammo la prima volta che, dopo esser stati in spiaggia, dormimmo in questo letto. Così provai a vedere se gli faceva ancora lo stesso effetto. Sì, gli faceva ancora lo stesso effetto. La mia vicinanza gli faceva battere forte il cuore. Ma io ora volevo sapere, non mi basta più sapere che gli faccio quell'effetto, io voglio capire perché, e senza esitazione glielo chiesi.
L<<Ale…noi abbiamo in sospeso un discorso, ricordi?>> E letteralmente sentii il suo cervello spegnersi. Ingoió, visibilmente, il nodo che aveva alla gola e poi parlò.
A<<che discorso?>> Mi sembrava realmente confuso, non penso stesse facendo finta di niente.
Così presi la sua mano e la poggiai sul suo petto, per fargli sentire il suo battito. Non aveva davvero capito, infatti, subito dopo capì di cosa stavo parlando. Fece scendere la mano dal suo petto e la mise sulla mia. Guardò le nostre mani, poi iniziò ad accarezzare la mia mano con il pollice. Abbassó la testa. Però non sembrava intenzionato a parlare, sembrava, dalla faccia, che si sentisse in colpa. Ma non capivo perché, forse per la risposta che stavo tanto desiderando? Forse perché non voleva parlarne? Non lo so, ma io non mi fermai, continuai a parlare, volevo davvero la risposta a quella domanda.
L<<allora?>> La sua testa si chinò ancora di più, e lasciò andare la mia mano. Sentii un gelo invadermi il corpo, soprattutto la mano, quella con cui poco prima stava giocando. Nessuna risposta arrivò, la sua faccia, per quel poco che riuscivo a vedere, faceva trasparire tristezza. Davvero non capivo. Davvero aveva avuto questa reazione per una piccola domanda? Si girò dall'altra parte, non era più rivolto verso di me, guardava l'altra parte. Non percepivo nessun rumore, se non quello del mio cuore che si spezzava. Perché mi stava tenendo qualcosa nascosto? Non era difficile come domanda. Lo feci girare, però non si faceva guardare negli occhi, la mia mano sotto il suo mento, nel tentativo di fargli alzare lo sguardo, e poi sentii bagnato sulla mano.

Tu sei diverso// Alex e Luigi Where stories live. Discover now