Capitolo 8

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Alex's pov

Dopo essermi lavato e cambiato mi misi nel letto, non preoccupandomi nemmeno dei compiti. Di solito sarei subito corso a fare i compiti, ma ora no, ero troppo in un altro mondo per riuscire a concentrarmi sui libri, avrei solo perso tempo. Mi sdraiai sul letto e cominciai a ripensare a tutto, ma davvero tutto, la scuola, Luca, il progetto, Luigi. Si Luigi. Pensai a tutto ciò che avevo pensato in un solo giorno su di lui e quasi mi spaventai di me stesso, avevo fatto certi pensieri improponibili, però... perché?
Luigi era indubbiamente un bel ragazzo, bellissimo, ma perdersi addirittura nei suoi occhi, quegli occhi..., quegli occhi erano una droga, erano bellissimi, sembravano miele e io ci potevo affondare dentro senza sentire il respiro mancare. Nemmeno mi accorsi che ripensando a suoi occhi iniziai a sorridere, me ne accorsi quando iniziai a perdere la sensibilità facciale. Luigi era indubbiamente un bel ragazzo, ma perdersi a guardare quei capelli... neri, folti, la voglia di sprofondarci dentro le mani era tanta, voglia di giocarci e non lasciarli più andare, voglia di fare dei ricci con le dita per poi passare ad arricciare un'altra ciocca. Luigi era indubbiamente un bel ragazzo, ma perdersi a guardare la sua bocca... mentre si muoveva e faceva fuoriuscire delle parole che perdono significato se non ascoltate. sembrava davvero che la sua bocca stesse ballando a tempo di una canzone di cui non ho ascoltato la melodia.
Luigi era indubbiamente un bel ragazzo, ma perdersi a guardarlo... forse era un po' esagerato.
Così senza nemmeno rendermene conto passai la mia serata steso in quel letto, che aveva visto tanti pianti e sfuriate, a pensare e ripensare, al perché mi faccia così bene la sua presenza, al fatto che con lui smetto di pensare, e a tanto altro. Sono arrivato alla conclusione che l'amicizia è proprio bella, ti fa sentire pieno. Il tempo passava e io ero ingnaro di tutto. Nel frattempo i miei genitori erano rientrati dal lavoro e adesso era pronto per cena. Così mi alzai dal letto e andai in cucina a cenare. Arrivai e mi sedetti di fronte ai miei genitori, iniziammo a mangiare, come ogni sera a tavola c'era un silenzio tombale, nessuno fiatava, loro troppo presi a fare chissà che cosa con il telefono, io invece ad aver perso pure la voglia di raccontare loro qualcosa di nuovo. Mi sarebbe piaciuto parlargli di Luigi, dirgli che ho fatto amicizia con lui e che è molto simpatico, ma so già che se aprissi bocca loro mi direbbero "Alex abbiamo da fare, dopo". Dopo. Per loro non esiste un dopo. Perché loro non hanno mai tempo per loro figlio, forse, addirittura, si sono dimenticati che loro un figlio ce l'hanno. Così appena finì di mangiare lavai il mio piatto, le posate e il bicchiere e andai in camera mia. Avrei dovuto aspettare che loro finiscano e poi lavare i piatti di tutti, ma no. Ero stanco di fare quello che dicono loro. Così, senza nemmeno preoccuparmi di lavare i piatti che avevano lasciato a pranzo, andai in camera mia aspettando che mi venissero a sgridare per non aver fatto i piatti. Nel frattempo decisi di fare un po' di compiti. Presi il libro di matematica e iniziai a fare gli esercizi che dovevo svolgere. Dopo un quarto d'ora passato a fare matematica la porta della mia stanza si aprì è mio padre entrò nella mia camera e sapevo già cosa mi sarebbe toccato.
PA(padre Alex)<<hai lasciato i piatti sporchi?>>
A<<si, non intendo pulire ciò che non ho sporcato, ho lavato solo il mio>>
Appena confermai ciò che avevo fatto, mio padre si avventò a tirarmi uno schiaffo in faccia.
PA<<non ti azzardare mai più a fare una cosa del genere, ora muoviti e vai a pulire>>
A<<no, non sono lo schiavo di casa, io sono stanco di questa cosa, voi non ci siete mai e quando ci siete in realtà siete assenti, io lo so che sono stato uno sbaglio e che non dovevo nascere, ma ormai sono qui da sedici anni e in sedici anni non vi è mai importato nulla di me>>
Dissi tutto quello che pensavo e non so per quale strana circostanza ma lui si fermò.
PA<<ti salvi, solo perché devono venire persone e mamma sta già lavando i piatti, ma non pensare di salvarti per molto tempo>> disse questo e dopo lasciò la mia camera. Abbandonai il libro di matematica, tanto avevo ormai finito di svolgere gli esercizi, chiusi la porta a chiave e mi accovacciai vicino alla porta. Iniziai a pensare e invidiare tutti coloro che avevano una vita normale e la desiderai anche io. Trovate le forze di alzarmi da terra, presi il mio quadernetto nero e iniziai a scrivere qualcosa. Non erano frasi di senso compiuto ma lo feci comunque. Scrivere era una passione, esattamente come cantare, queste erano le uniche cose che mi facevano stare bene. Anche Luigi, ma la musica era stata la prima. Sentí delle voci che arrivavano dal salotto, segno che erano arrivati gli ospiti, e sentì i miei genitori iniziare a parlare con gli ospiti di me, feci un sorriso amareggiato, fanno i finti interessati solo per fare bella figura. Li sentii dietro la mia porta, bussarono e io decisi di non rispondere e appena capirono che non mi sarei alzato ad aprire, si inventarono la scusa che molto probabilmente stavo dormendo, così dopo i vari commenti degli invitati si allontanarono dalla porta e sentì chiudersi la porta di casa, segno che erano usciti con gli invitati. Avevo bisogno di Luigi, così lo chiamai, solitamente mi sarei fatto mille problemi prima di chiamarlo, ma ora no, se non avesse risposto lo avrei capito, ma volevo comunque provarci. Cliccai il tasto verde sullo schermo e aspettai che rispondesse, una lacrima scese sul mio volto, poi una seconda, poi una terza e continuò così. Guardavo lo schermo aspettando comparisse Luigi, e non ci volle tanto prima che succedesse.
Appena rispose era girato, intento a fare altro.
L<<oi>>
A<<disturbo?>>
L<<no no>>
Si girò verso la telecamera, vedendolo il mio corpo sembrava si fosse liberato. Mi sentivo come se avessi aperto la finestra in una camera che raggiungeva i tremila gradi, sentí il petto più leggero e un peso in meno nello stomaco.
L<<ma stai piangendo?>>
Non provai nemmeno a mentirgli, tanto era inutile, così strofinai un braccio sulla faccia così da togliere le lacrime e feci di sì con la testa.
L<<dai racconta>>era così dolce con me, a lui si che importava di me, ma gli importava veramente. Gli raccontai tutto ciò che era successo con i miei.
L<<non hanno capito niente se ti trattano così, e tu non pensare mai più che è stato un errore. Forse magari loro non ti volevano in quel momento, ma comunque saresti dovuto essere l'errore più bello di tutta la loro vita, cioè ma ti hanno visto?>>
Ovviamente fu inevitabile ridere per il suo sarcasmo, avevo proprio bisogno di lui, mi faceva stare proprio bene, ormai era paragonabile alla musica.
A<<cretino>>sussurrai ancora con un sorriso in faccia.
L<<vedi che sono serio eh, comunque non dargli peso, non capiscono niente>>
Mi servivano le sue parole, erano veramente d'aiuto.
A<<grazie Lu, tu sai sempre come fare per tirarmi su il morale>>
L<<di niente, cambiando discorso, che fai?>>
A<<niente, altrimenti non ti avrei chiamato non pensi? Cretino>>ero ovviamente ironico infatti ridevo.
L<<ooh ooh piano con gli insulti, comunque pure tu c'hai ragione>>
A<<eh direi>>lo dissi sempre ridendo, mi faceva proprio bene stare con lui.
L<<ma sei in pigiama?>>
Guardai meglio il mio pigiama e notai che effettivamente si vedeva nell'inquadratura, così lo nascosi dietro le coperte.
L<<nooo mi piaceva come pigiama e poi non ti puoi vergognare, non con me>>
A<<e perché no?>>
L<<ti ho visto piangere, ridere, disperarti e in molti altri stati, non puoi arrivare in pigiama e fare il timido>>
Effettivamente aveva ragione, non era normale come cosa, ma ormai lo sapeva anche lui che io non ero tanto normale. Improvvisamente sentí una vampata di caldo che mi sentivo in una sauna e questo Luigi lo notò, e non lo fece passare inosservato.
L<<aww ma sei carinissimo>>
A<<smettila>> mi coprí la faccia con una mano mentre ancora sorridevo, tra poco avrei perso la sensibilità facciale.
L<<va bene, Ve bene uffa la smetto>>
A<<ma ci sono i tuoi genitori?>>
L<<no, perché?>>
A<<sentivo delle voci>>
L<<colpa mia, televisione>>
Disse e poi la spense, lo vidi passare nel buio più totale per poi arrivare in una camera e accendere la luce, capí dunque che la stanza era la sua. Si cambiò, e porca miseria è illegale come cosa. Poi si mise sotto le coperte.
L<<allora, che mi racconti di bello?>>
A<<niente>>
L<<daiii>>
A<<ma se ha una giornata che stiamo insieme e dopo manco due ore ci stiamo sentendo di nuovo, che ti devo raccontare>>
L<<non lo so, cosa hai fatto in queste due ore?>>
A<<ti ho pensato, ho litigato con i miei e ho fatto mate>>
Luigi era rimasto un pochino scosso da quello che avevo detto, ma decise di non dire niente e dopo un sorriso continuò.
L<<dai non ci credo che hai fatto matematica>>
Da lì partí una conversazione su quanto fosse importante studiare anche il sabato.
La chiamata terminò con me addormentato e Luigi che non so quanto tempo rimase in linea per poi staccare e andare a dormire.

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Ciauuuu, ecco il capitolo. Scusate il ritardo stavo facendo i biscotti con mia madre. Spero vi piaccia.
Un bacio 😘😘

Tu sei diverso// Alex e Luigi Where stories live. Discover now