Capitolo 58

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"Emily!" esclamò sorpreso il generale Carter quando, aprendo la porta di casa, se la trovò davanti.

Gli bastò una veloce occhiata per comprendere che era sconvolta.

"Cosa...", ma non ebbe il tempo di finire la frase che lei gli si gettò tra le braccia.

"Dai vieni dentro e raccontami cos'è successo di così grave da ridurti in questo stato."

Per Emily il generale Carter era la persona più simile a un padre che conoscesse. Dopo quanto aveva scoperto sulla morte di Susan e sul coinvolgimento di Dave al riguardo, aveva avvertito la necessità di allontanarsi e andare da lui le era venuto istintivo, naturale.

Ora si trovava nel suo ampio soggiorno, seduta sul divano, con una fumante tazza di tè in mano, mentre il generale aspettava che si calmasse e iniziasse a parlare.

"Ho voluto indagare sul rapimento e sulla morte di mia sorella e Dave, dopo un'iniziale reticenza, mi ha raccontato ogni cosa... È vero che poteva essere salvata?"

Il generale sospirò.

"Non lo so Emily, in tutta sincerità non lo so. Ma Dave continua ad assumersi una colpa che non ha, credimi. Lui ha solo eseguito gli ordini, nulla di più, e tuttavia non si perdona per questo. Dopo la morte di Susan ha rassegnato le dimissioni, e se non fosse stato per tuo padre non sarebbe mai tornato nell'FBI. In ogni caso ci è rimasto come agente attivo solo per la durata del processo, poi quando tu e tuo padre siete passati sotto la tutela dello Stato, lui ha voluto diventare un semplice istruttore, ed è un peccato perché il capitano Wilson è stato il miglior agente speciale che io abbia mai conosciuto. Gli affiderei la mia vita a occhi chiusi Emily!"

"Perché mio padre ha voluto che fosse lui a proteggermi?"

Il generale si strinse nelle spalle: "Non lo so, ma è la scelta migliore che potesse fare. Dave avrebbe dato la sua vita per te... ancor prima d'innamorarsi di te. È sempre stato un uomo tutto d'un pezzo: per lui non esisteva il compromesso, la via di mezzo: o era bianco, o era nero, stop. Ma tu l'hai cambiato. Ha fatto di tutto per ritrovarti e quando ci è riuscito ha mandato all'aria il suo matrimonio, ormai alle porte, ha venduto il suo appartamento e ha chiesto un trasferimento..."

"Dave si stava per sposare?!"

"Sì, non te l'ha detto?"

Emily scosse la testa e il generale continuò: "Dovevo aspettarmelo... Lui è fatto così: se potesse si caricherebbe sulle spalle tutti i mali del mondo pur di non vedere gli altri soffrire. Quando Andrew ti ha rapita non si dava pace, perché si riteneva responsabile anche di quello. Sosteneva di non aver fatto abbastanza per proteggerti."

"Non ne avevo idea..."

"Vedi Emily, spesso, il confine tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato è talmente sottile da risultare invisibile, e quando ci rendiamo conto di averlo oltrepassato è ormai troppo tardi, come nel caso di tuo padre. Allo stesso modo ciò che separa la verità dalla menzogna è spesso una sfumatura che confonde. Non fermarti mai alla superficie, alle apparenze, che sono fatte per depistarci, ma vai a fondo, sempre, e ti sorprenderai di come, la maggior parte delle volte, le cose sono diverse da come crediamo."

"Ho agito d'impulso? È questo che vuol dirmi?" chiese Emily che aveva ascoltato tutto con estrema attenzione senza perdersi una sola parola.

"Quello che voglio dire è che non hai indagato. Hai preso per scontato quello che Dave ti ha detto senza fargli alcuna domanda, fermandoti al dolore che la sua rivelazione ti ha provocato... Rimani qui stanotte, ho una camera degli ospiti sempre pronta. Domani voglio portarti in un posto..."

"Ma Dave..."

"A lui ci penso io, non ti preoccupare... Tu vai pure a riposare, ne hai bisogno."

Dopo aver accompagnato Emily nella sua stanza, Carter chiamò Dave.

"Lei è qui con me e sta bene, ma ha bisogno di metabolizzare quello che lei hai detto. Lasciala tranquilla, domani la riaccompagnerò a casa io stesso."

"Mi spiace, ho fatto un casino..."

"Era inevitabile che venisse a sapere la verità, ma tu dovevi essere più onesto e raccontarle TUTTA la verità, non solo la tua. Così le hai fatto male inutilmente e ne hai fatto anche a te stesso."

---°---

La macchina del generale Carter si fermò all'ingresso del cimitero, poco fuori la città.

Emily capì all'istante perché si trovavano lì e non fece domande, limitandosi a seguirlo all'interno.

Non ricordava il posto, ma man mano che avanzavano, superando varie lapidi, il battito del suo cuore cominciò ad accelerare. Si fermarono poco dopo davanti a una semplice lapide di marmo bianco. Su di essa la fotografia di una splendida ragazza che la guardava sorridente: Susan, e sotto una scritta che recitava: "Sarai sempre nella nostra mente, nel nostro cuore e nella nostra anima!"

Ma quello che colpì maggiormente Emily fu la cura di quella lapide, come se qualcuno se ne occupasse costantemente: i fiori erano freschi e tutt'attorno non cresceva nemmeno un'erbaccia.

Rivolse uno sguardo interrogativo al generale che disse: "È opera di Dave. All'inizio, quando ancora abitava in città, veniva lui personalmente, poi, dopo il matrimonio ha incaricato un giardiniere... Come puoi vedere non ha mai dimenticato e non si è mai perdonato. Si ritiene responsabile, ma non avrebbe mai potuto cambiare il destino di tua sorella, come non avresti potuto cambiarlo neppure tu. Se proprio vogliamo cercare un colpevole, allora credo che quello sia tuo padre, che accettando il denaro dei Castillo vi ha condannato... Ma se andiamo più a fondo ancora, neanche tuo padre è da biasimare. Ha solo cercato di salvare quello che aveva costruito in una vita intera, con sudore e sacrifici... Forse ha peccato di ingenuità perché si è fidato della gente sbagliata, ma questo è motivo sufficiente per condannarlo? Oppure è tutto il sistema in cui viviamo che è marcio? Dave ha cercato di combattere questo sistema, ma non ci è riuscito e piuttosto che rimanervi schiacciato ha preferito andarsene. Lui ti ama Emily, forse il suo amore non è perfetto ma è autentico e vero... Ora credo che tu abbia bisogno di rimanere un po' da sola... Io ti aspetto in auto."

Dopo che se ne fu andato Emily si inginocchiò e allungò una mano ad accarezzare quel volto che non ricordava, ma che era parte di lei.

"Non so se riesci a sentirmi o se puoi vedermi da lassù, ma so che c'è un filo invisibile che ci lega, lo sento... Ti chiedo perdono, perché io sono ancora viva, mentre la tua vita è stata spezzata troppo presto, ma né io né Dave possiamo riportarti indietro. Quello che possiamo fare, però, è vivere, amare e gioire anche per te. In questo modo ti renderemo onore e il tuo sacrificio non sarà stato inutile. Ti voglio bene Susan." Poi, dopo un ultimo bacio al vento, si alzò e raggiunse il generale.

"Torniamo a casa!" disse sorridendo.

IDENTITA' NEGATAWo Geschichten leben. Entdecke jetzt