Capitolo 43

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 Questa volta, quando Emily riaprì gli occhi non era sola. Accanto a lei una donna, più o meno della sua stessa età, e un uomo che la scrutavano ansiosi. Non li riconobbe, come non riconobbe la camera nella quale si trovava.

"Come ti senti?" le chiese la donna sedendosi sul letto.

Con uno sforzo enorme lei si tirò su, in modo d'appoggiare la schiena alla spalliera.

"Sto bene... almeno credo... ma cos'è successo? Dove mi trovo?" domandò a sua volta.

"Non ricordi nulla?" fece l'uomo.

Emily scosse la testa e questo le procurò un'intensa fitta di dolore che, con una smorfia, cercò d'ignorare.

"Hai avuto un incidente" proseguì l'uomo.

"Un incidente?! Dove, quando?"

"Un paio di giorni fa... Finalmente avevi trovato il coraggio di scappare, ma l'auto è sbandata finendo fuori strada e tu sei stata sbalzata fuori. Fortunatamente io e Diana ti abbiamo trovato prima della polizia e ti abbiamo portato qui dove sei al sicuro."

Emily si accigliò e gli rivolse uno sguardo interrogativo: stava scappando? Ma da chi? E perché non era in ospedale?

L'uomo sembrò leggerle nel pensiero.

"Ti abbiamo portato qui perché in ospedale lui ti avrebbe trovato facilmente e la tua fuga sarebbe stata inutile. Ti avrebbe convinto a tornare, come ha fatto tutte le altre volte, giurandoti che sarebbe cambiato, che non ti avrebbe più fatto del male..."

"Ma chi?" chiese Emily con un filo di voce.

L'uomo con un cenno della testa indicò il suo dito e lei abbassò lo sguardo sulla fede nuziale.

"Dave" disse "tuo marito..."

Gli occhi le si riempirono di lacrime. Perché non ricordava nulla?

Di nuovo l'uomo rispose alla sua muta domanda.

"Hai subito un forte shock e ti sono stati somministrati dei calmanti. E' normale che tu ti senta un po' confusa, Ruth, ma non ti preoccupare, è una situazione temporanea... Presto ricorderai ogni cosa. Adesso pensa solo a riposare, poi quando avrai riacquistato le forze parleremo."

Emily abbozzò un sorriso e si riadagiò nel letto, grata di poter sprofondare nuovamente nell'oblio.

---°---

Dave si svegliò all'improvviso con il cuore che batteva all'impazzata. Non sapeva che ore fossero, ma la camera era immersa nell'oscurità e dalla finestra non filtrava nessuna luce. Si sporse verso il comodino e accese l'abat-jour: erano le due del mattino. Si passò una mano sul volto e lanciò uno sguardo alla sua sinistra, dove solitamente dormiva Emily, e trovando il posto vuoto sentì una dolorosa stretta al petto. Ripensò al sogno, o meglio all'incubo, che aveva appena fatto: era a una festa e si era allontanato per andare a prendere qualcosa da bere. Quando era tornato aveva trovato Emily che ballava tra le braccia di un altro uomo. Lui la stringeva con fare possessivo e quando lo aveva guardato in viso, aveva riconosciuto in lui Andrew Castillo.

Improvvisamente si rese conto che quella non era stata solo una proiezione del suo subconscio, ma quell'episodio era accaduto realmente tanti anni prima proprio lì...

Ecco perché guardando le fotografie aveva avuto la sensazione di conoscere quel volto, di averlo già visto prima... Castillo era il ragazzo che aveva ballato con Emily alla festa sulla spiaggia. Allora non lo aveva riconosciuto, perché si era allontanato velocemente non appena lui si era avvicinato, ma ora non aveva dubbi.

Possibile, si chiese, che avesse seguito Emily da allora? No, era da escludere! Lui era finito in carcere per sette anni durante i quali lei aveva cambiato completamente vita, assumendo una nuova identità, trasferendosi in un'altra città, cancellando ogni traccia di sé... Dunque? Com'era arrivato a lei?

Nel momento esatto in cui formulò quest'ultima domanda, la sua mente gli diede anche la risposta: era stato proprio lui, Dave a condurre Castillo da Emily!

Probabilmente Andrew aveva raccolto informazioni su di lui, visto che all'epoca era l'agente incaricato di proteggerla, e non lo aveva mai perso di vista. Lui, dal canto suo, non aveva motivi per nascondersi. Forse, addirittura, li aveva spiati per tutto il tempo in cui erano stati al cottage, scoprendo, così, che avevano una relazione e quando era stato rilasciato, in qualche modo, aveva saputo che si erano rimessi insieme. Più rifletteva più si convinceva che quella spiegazione era plausibile, ma significava, anche, che Emily era sempre stata in pericolo e che era stato proprio lui a mettercela!

Quella verità lo sconvolse, forse ancor più del rapimento. Avrebbe voluto gridare, distruggere tutto ciò che gli passava per le mani, ma riuscì a trattenersi. Si alzò, si vesti e uscì. Corse, corse per chilometri, incurante del buio, del freddo, delle lacrime che gli rigavano il volto, cercando di fuggire al dolore, al rimorso e alla paura, finché stremato si lasciò cadere a terra singhiozzando.

IDENTITA' NEGATAWhere stories live. Discover now