TERZA PARTE Capitolo 32

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 Emily e Dave si sposarono l'anno successivo, a marzo, in una tiepida giornata primaverile.

La cerimonia fu molto intima, con pochissimi invitati. Qualcuno direbbe l'esatto opposto di quello che sognano la maggior parte degli innamorati, ma loro desideravano condividere quel momento così speciale solo con le persone che sentivano davvero vicine, senza contare il fatto che Emily, assumendo una nuova identità, aveva dovuto rinunciare a tutti i legami del passato.

C'erano la piccola Julie, incaricata di portare gli anelli, i suoi genitori, un paio di colleghe della scuola dove Emily insegnava e il generale Carter, che aveva accettato commosso di accompagnarla all'altare.

L'unica eccezione era rappresentata dalla madre di Dave. Se fosse dipeso da lui, si sarebbe limitato a una telefonata, a matrimonio avvenuto, con la quale le comunicava di essersi sposato e che presto sarebbe diventato padre, ma Emily aveva insistito perché lei fosse presente e lui, pur di farla felice, aveva ceduto.

"Non credere che sistemare le cose tra me e mia madre sia così facile" l'aveva avvertita, ma Emily aveva replicato, convinta, che a quello ci avrebbe pensato il futuro nipotino.

"Non puoi negare a tuo figlio il diritto di conoscere la sua unica nonna" gli aveva detto "e a te la possibilità di riconciliarti con lei...Capisco che tu nutra del rancore nei suoi confronti per essersene andata, ma non puoi giudicarla senza sapere esattamente cosa sia accaduto tra lei e tuo padre. Non sei più un ragazzino, e la vita ti ha dimostrato che amare qualcuno porta spesso a commettere degli errori, a ferire senza che questa sia la nostra intenzione."

Aveva ragione, Dave lo sapeva, come sapeva anche che quello che lo frenava era solo stupido orgoglio. Non voleva essere lui a fare il primo passo, ad ammettere di aver bisogno ancora, nonostante fosse adulto, del calore e delle carezze che solo una madre può dare e che gli erano stati negati senza un'apparente valido motivo. I suoi si erano separati, era vero, ma quanti genitori si lasciano senza per questo venir meno al loro ruolo? Lei, invece, lo aveva abbandonato, non era più tornata e questo per Dave era inaccettabile.

Era cresciuto con il padre, morto da alcuni anni, senza mai porsi troppe domande, forse per paura delle risposte o forse perché era più facile addossare a lei tutta la colpa del fallimento della sua famiglia.

Ma Emily aveva ragione: non poteva continuare a nascondersi dietro il risentimento e farne pagare le conseguenze anche a suo figlio. Doveva concedersi una possibilità, magari non sarebbe cambiato nulla, ma valeva la pena tentare.

Così una sera, senza pensarci troppo, aveva preso il telefono e l'aveva chiamata.

Sua madre aveva risposto al primo squillo, come se fosse lì in attesa.

"Dave..." aveva detto.

"Ciao mamma... Come stai?" Poi, senza lasciarle il tempo di parlare, aveva continuato: "Mi sto per sposare... Lei...lei è fantastica è presto mi darà un figlio... Vorrei che ci fossi anche tu..."

Erano seguito attimi di assoluto silenzio, quindi un singhiozzo, a stento trattenuto, gli aveva fatto capire che sua madre era ancora là e non aveva riattaccato.

"Ci sarò Dave... Non mancherei per nulla al mondo!" aveva risposto e così era stato.

Si era presentata a casa un paio di giorni prima del matrimonio e Dave, vedendo quanto fosse invecchiata, si rese conto di quanto tempo fosse passato e di come quel tempo fosse andato sprecato in inutili e ostinati silenzi che avevano arrecato solo dolore a entrambi.

Dopo averla fatta accomodare le aveva presentato Emily, o meglio Ruth.

Le due donne si erano studiate con circospezione, poi entrambe avevano sorriso, segno che ciascuna aveva superato l'esame al quale l'altra l'aveva sottoposta e, come per tacito accordo, si erano abbracciate.

"E' davvero una gioia conoscerti Ruth" aveva detto la madre di Dave.

"Lo stesso vale per me signora."

"Ti prego lascia stare le formalità e chiamami Margaret o Meg, come preferisci." Poi sotto lo sguardo stupefatto di Dave avevano cominciato a chiacchierare come se si conoscessero da anni.

"So bene di essere stata una delusione per mio figlio per non essergli stata accanto come invece avrei dovuto, ma questo non vuol dire che non lo ami. Ho sempre avuto difficoltà a esternare i miei sentimenti e ho temuto che Dave fosse come me, perché tu sei la prima donna di cui mi parla..." le confidò Margaret.

"In effetti vi assomigliate più di quanto tu non creda", disse Emily ripensando all'inizio della loro relazione. "Dave ha un carattere schivo, talvolta addirittura brusco, ma quando si concede da tutto se stesso. Il nostro cammino non è stato facile, ma ora siamo felici, lui mi rende felice e io non riesco a immaginare un uomo migliore al mio fianco... Spero che anche per lui sia lo stesso"

"Oh cara, lo è credimi. Basta guardare come si comporta con te: non ti toglie gli occhi di dosso neppure un istante, esattamente come faceva suo padre con me..."

"E poi cos'è successo?" chiese Emily, rendendosi immediatamente conto di essere stata indelicata. Cercò di scusarsi ma Meg scosse la testa, come a dire che non aveva nessuna importanza e rispose: "Quando sposi un poliziotto vivi nel terrore costante di non rivederlo tornare a casa e a un certo punto non ce l'ho fatta più. Gli ho chiesto di scegliere e lui l'ha fatto, ma non ha scelto me..."

"Perché, questo, Dave non lo sa?"

"Dave ha sempre adorato suo padre. Fin da bambino stravedeva per lui, era il suo eroe e io non ho voluto rovinare l'idea che si era fatta di lui... In ogni caso non sarebbe servito a nulla. Quando ci siamo separati era poco più di un ragazzino, un adolescente in cerca di se stesso, e per non perdersi aveva bisogno di una figura salda accanto a sé, quella che io non ero, ma che invece era suo padre. Per questo l'ho lasciato e me ne sono andata..."

"Dave dovrebbe saperlo..." insistette Emily.

Meg la guardò sorridendo appena: "Chissà... forse un giorno" rispose in un sussurro.

IDENTITA' NEGATADove le storie prendono vita. Scoprilo ora