Capitolo 46

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Prima di lasciarvi alla lettura del capitolo due brevi precisazioni.

Qualcuna, giustamente, ha chiesto quanto tempo è passato dal rapimento al ritrovamento di Emily. In prima battuta ho risposto tre mesi - da inizio dicembre a inizio marzo - ma rileggendo i capitoli che seguiranno ho pensato sia meglio accorciare i tempi di un paio di settimane.

Seconda cosa: il ritrovamento di Emily ho voluto descriverlo sia dal suo punto di vista che da quello di Dave per rendere il tutto più "emozionante"

 "E' tutto pronto?" chiese Andrew a Diana quando entrò nella stanza.

"Sì! Ho appena chiuso i bagagli. Tra poco verranno a prenderci, come d'accordo, e l'elicottero ci aspetta per mezzanotte. Domani, finalmente, potremo iniziare una nuova vita lontano da qui."

"Ed Emily come sta?"

"Le ho appena portato il tè. Si sente molto stanca e dormirà profondamente fino a domattina, quando immagino arriveranno i soccorsi."

Andrew sorrise avvicinandosi a lei e circondandola con le braccia. "Non ti ringrazierò mai abbastanza per tutto quello che hai fatto!"

"Non ce n'è bisogno. L'ho fatto perché ti amo."

"E io amo te. L'unica cosa che mi rammarica è non poter vedere la reazione di Emily quando incontrerà il suo bel capitano."

"Immagino sarà spaventata a morte. Le abbiamo confuso la mente così tanto che crederà di essere sposata col peggior uomo che possa esistere sulla terra" commentò trionfante Diana.

"A proposito com'è andata la telefonata?" chiese poi.

Andrew sogghignò. "Non ho lasciato a Wilson il tempo di fare domande. Mi sono limitato a comunicargli l'indirizzo e, se lo conosco bene, sono certo che si sta già muovendo per venire qui, per cui è meglio se ci sbrighiamo a far sparire tutte le tracce che potrebbero condurlo a noi."

"Come se non sapesse che dietro a questa faccenda ci sei tu" obbiettò Diana.

"I sospetti devono essere supportati da prove e io non voglio lasciarne nessuna. Emily potrà anche riconoscerci ma chi crederebbe a una drogata dipendente dai farmaci?"

Era stata questa la vendetta di Andrew Castillo: far diventare Emily una sorta di tossicodipendente, renderla confusa, insicura, prigioniera di se stesse e delle sue paure, diffidente verso chiunque, ma soprattutto verso Dave.

Forse col tempo si sarebbe ripresa, ma sarebbe comunque stato un percorso lungo e doloroso e il suo obiettivo era proprio farla soffrire, farla vacillare fino allo stremo.

---°---

Dave non perse tempo. Non gli venne nemmeno il dubbio che quella telefonata potesse essere un depistaggio. In quel momento la sua mente ragionò non da poliziotto, ma da uomo innamorato e disperato.

Fu il generale Carter a frenare il suo entusiasmo e a farlo ragionare.

"Non puoi andare là da solo. Potresti non trovare nulla o, peggio ancora, potrebbe essere una trappola. In ogni caso hai bisogno di una squadra, senza contare il fatto che Emily potrebbe aver bisogno di immediata assistenza medica..."

Dave lo guardò sgomento, ma capì che aveva ragione.

"D'accordo, chiamo Jane e le dico di organizzare tutto."

---°---

Furono dei violenti colpi all'ingresso e delle grida a svegliare Emily. Poi sentì qualcuno salire le scale ed entrare nelle camere attigue pronunciando un laconico "libero!"

Infine quei passi si fermarono davanti alla sua porta e la paura la paralizzò. Avrebbe voluto chiamare aiuto, ma non riusciva a pronunciare nessuna parola, a emettere alcun suono. Tutto ciò che riuscì a fare fu scendere dal letto e rannicchiarsi, in posizione fetale, in un angolo della stanza nell'assurda speranza di non essere vista.

Sentì una voce che diceva: "Capitano, questa è l'ultima. Quando è pronto possiamo entrare." Poi la porta si aprì e lo vide...

---°---

Era l'alba quando Dave con una squadra di agenti dell'FBI, capitanata da Jane, e un'ambulanza arrivò in Jefferson Street 78, dove, secondo quanto gli aveva detto quella voce al telefono, avrebbe trovato Emily.

Il generale Carter, invece, aveva preferito rimanere a casa, in attesa, insieme a Margaret e al piccolo Tommy.

La villetta, a due piani, che si trovò davanti era protetta dagli sguardi indiscreti da un'alta recinzione in metallo e per lo stato di abbandono in cui versava sembra non fosse abitata da anni.

L'agente Donovan fece cenno ai suoi uomini di seguirla fino al portone d'ingresso, dove si fermò.

Non c'erano campanelli, così picchiò forte più volte chiedendo a gran voce se in casa ci fosse qualcuno. Non ricevendo risposta, con un gesto della mano, autorizzò l'irruzione.

Fu perquisito il piano terra, poi gli agenti salirono al piano superiore controllando stanza per stanza, tallonati da Dave.

Arrivarono a un' ultima porta.

"Capitano, questa è l'ultima. Quando è pronto possiamo entrare" disse un giovane agente.

Dave lo guardò e fece un cenno di assenso con la testa.

L'agente aprì la porta, spostandosi subito di lato per lasciare libero accesso a Dave, che, appena varcata la soglia, la vide...

---°---

Ruth si raggomitolò ancor più su se stessa, pregando che la parete dietro di lei la inghiottisse per sfuggire a quell'uomo che stava avanzando chiamandola con un nome che non era il suo.

"Emily" diceva "Emily, amore sono io..."

Portò le mano alle orecchie per non sentire quella voce e chiuse gli occhi terrorizzata.

Sentì che le afferrava un polso e incominciò a tremare, poi una donna intervenne.

"Dave, forse è meglio se aspetti fuori. E' sconvolta, lascia fare a me!"

Finalmente lui se ne andò e lei riaprì gli occhi per trovarsi faccia a faccia con quella che si presentò come l'agente Jane Donovan.

"Stai tranquilla Emily, sei al sicuro, nessuno ti farà del male."

Di nuovo quel nome: Emily!

Con un filo di voce disse: "Ruth... il mio nome è Ruth."

L'altra parve non capire, poi le sorrise gentile. "Certo, Ruth. Ruth Gordon. Adesso, Ruth, se te la senti, usciamo insieme da qui. Ci sono un'ambulanza e dei dottori che si prenderanno cura di te e io ti prometto che nessuno ti farà del male. Sei d'accordo?"

"Va bene!" sussurrò Emily, per poi alzarsi e farsi condurre fuori dalla camera.

Jane le circondò le spalle con fare protettivo e impedì a chiunque, compreso Dave, di avvicinarsi.

"Non ora" disse a quest'ultimo prima di scendere le scale e scomparire all'esterno.

---°---

Non appena Dave entrò nella camera e scorse Emily rannicchiata in un angolo provò un tuffo al cuore: sembrava un uccellino caduto dal nido con le ali spezzate!

Si mosse verso di lei, ma quello che lesse sul suo volto lo lasciò sgomento: non era gioia, ma terrore! Si immobilizzò e la chiamò, ma lei parve non riconoscere il suo nome, poi si coprì le orecchie e chiuse gli occhi. Lui, allora, si avvicinò a prenderle un polso per scostarle le mani dal viso, ma lei cominciò a tremare e a quel punto intervenne l'agente Donovan che lo fece arretrare e uscire dalla stanza. Si sentì sconfitto, inerme e quando Emily gli passò accanto sorretta da Jane non ebbe il coraggio di guardarla negli occhi e la lasciò andare senza muovere un dito.

IDENTITA' NEGATADove le storie prendono vita. Scoprilo ora