CAPITOLO 5

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 Era mattina tardi quando Dave si svegliò. Per molte persone, abituate a una precisa routine, addormentarsi a un'ora diversa dal solito rappresentava un problema, ma non per lui.

Quando faceva parte del Corpo d'Intervento Speciale dell'FBI non aveva orari. Poteva essere chiamato in qualsiasi momento, di giorno o di notte e, di conseguenza, aveva dovuto imparare a riposare quando le missioni glielo permettevano.

Un invitante odore di caffè lo guidò in cucina dove trovò Emily impegnata ai fornelli. Si era cambiata d'abito e ora indossava un paio di pantaloncini che le lasciavano scoperte le gambe e una maglietta a maniche corte. I riccioli, intrappolati in una sorta di crocchia in cima alla testa, mettevano in evidenza il sottile e lungo collo da cigno. Dave non poté fare a meno di far scorrere lo sguardo sulla sua figura e sulle sue forme aggraziate e pensò che, forse, doveva rivedere la sua prima impressione. Poi spostò l'attenzione alla tavola dove troneggiavano del succo d'arancia, del caffè, dei pancake e dei cereali.

"Stiamo forse aspettando qualcuno?" chiese, palesando la propria presenza.

Emily sobbalzò e si girò verso di lui con uno splendido sorriso: "No, certo che no! Ma dal momento che non conosco i tuoi gusti ho pensato di preparare un po' di tutto... Immagino sarai affamato!"

"No, in realtà non ho molta fame e in genere, quando mi alzo è mia abitudine andare a correre. Prenderò più tardi una tazza di caffè e della spremuta."

"Oh d'accordo, non c'è problema, vai pure. Ci vediamo più tardi" disse dandogli nuovamente le spalle per nascondere l'espressione delusa che le era apparsa sul viso.

Correre, in realtà era stata una scusa per dare un'occhiata nei dintorni.

Dave aveva acquistato quel cottage anni prima, quando ancora faceva parte del Corpo Speciale, per avere un posto tranquillo in cui trascorrere del tempo con Kate, ma poi le cose non avevano funzionato, lei se n'era andata e lui, di fatto, non aveva mai avuto motivo di venire lì. Doveva ammettere, però, che il posto non era niente male e che, stranamente, le foto che aveva visto su Internet e che lo avevano indotto a quella compravendita, corrispondevano alla realtà.

La casa si trovava poco distante dal mare, raggiungibile attraverso un comodo sentiero che partiva al di là della strada sulla quale si affacciava. Sul retro, un piccolo porticato in legno poteva essere utilizzato come posto auto oppure, più semplicemente, arredato con delle poltroncine per trascorrere delle intime serate estive.

L'occhio attento di Dave notò subito alcuni punti dove potevano essere collocate delle piccole telecamere che, collegate al suo portatile, gli avrebbero permesso di tenere sotto controllo tutta l'area circostante. Non doveva abbassare la guardia, mai, o sottovalutare l'intelligenza e soprattutto il potere dei suoi nemici, che avevano agganci in ogni dove.

Il sopralluogo gli richiese un paio d'ore, poi decise di rientrare.

Emily non era in cucina, ma la porta della sua stanza era socchiusa. Dave si avvicinò cauto e la sospinse senza far rumore. Lei era seduta davanti alla finestra spalancata che stava disegnando.

"Sono tornato" annunciò.

Nessuna risposta. Lui entrò e le si avvicinò: "Mi dispiace."

Emily, allora, depose l'album e la matita e si alzò per fronteggiarlo. "Non deve. Sono io che ho sbagliato, che ho varcato il confine sperando di poter essere amici. Ma non succederà più, capitano. Ora se non le dispiace vorrei rimanere da sola."

Aveva ripreso a dargli del "lei" e lui ci rimase male. Tentò di nuovo: "Emily, non fare così..."

"Non sto facendo nulla capitano, esattamente come vuole lei" lo aggredì camminandogli contro e costringendolo a indietreggiare, nonostante fosse di oltre una spanna più bassa di lui "me ne starò buona, buona senza darle fastidio e quando il processo sarà finito Emily Foster sparirà dalla faccia della terra, come se non fosse mai esistita!" concluse chiudendogli la porta in faccia.

Dave capì che, almeno per il momento, non era il caso d'insistere e tornò in cucina dove si dedicò a mettere a punto il sistema di sorveglianza, configurando le telecamere che aveva installato e controllando che tutto funzionasse perfettamente.

Finì che era pomeriggio ed Emily non si era ancora fatta vedere.

Decise di preparare qualcosa da mangiare e poiché in casa non c'era molto optò per una semplice pasta, prendendo nota, mentalmente, che l'indomani avrebbe dovuto arrivare fino in città per fare la spesa e contattare il generale Carter per sapere se qualcuno avesse notato la loro partenza.

Mise l'acqua a bollire e nell'attesa tornò nella camera della ragazza. La porta era sempre chiusa, bussò leggermente ma non ricevette nessuna risposta, così l'aprì lentamente e trovò Emily addormentata sul letto con diversi disegni sparsi intorno a lei. Ne raccolse alcuni e vide che erano tutti ritratti di donna. La riconobbe subito: si trattava di Susan!

Un disegno in particolare catturò la sua attenzione: lo schizzo del retro di una macchina sulla quale si intravedeva il volto impaurito della sorella. Dave lo osservò attentamente e rimase sorpreso dalla ricchezza di particolari che lo rendeva estremamente veritiero e intuì che doveva trattarsi del rapimento di Susan. Alzò lo sguardo e lo posò su quel corpo addormentato chiedendosi quali fossero i demoni che lo tormentavano perché era chiaro come il sole che quello che era successo cinque anni prima era più vivido che mai.

Si avvicinò ancora fino a sedersi sul letto accanto a lei. D'impulso le scostò una ciocca di capelli, così da scoprile il viso e si accorse che aveva pianto. Resistette all'impulso di accarezzarla e si limitò a chiamarla sottovoce: "Emily... Emily dai svegliati..."

Un mugolio di protesta si levò dalle sue labbra, che poi si aprirono in un meraviglioso sorriso "Oh mio Dio, devo essermi appisolata... Che ore sono?" chiese mettendosi a sedere. Poi ricordando quello che era accaduto alcune ore prime si ritrasse e tornò sulla difensiva. "Capitano Wilson cosa ci fa nella mia camera?"

"Scusami, non volevo essere invadente ma è quasi pronto da mangiare."

"Non ho fame, grazie!"

Dave sospirò. Era davvero una gran testarda! "E' da questa mattina che non tocchi cibo..."

"Mangerò più tardi!"

"Per favore..."

Si guardarono negli occhi in una lotta silenziosa: determinazione in quelli di lui, sfida in quelli di lei, autorevolezza contro impertinenza, ma nessuno dei due cedette.

"D'accordo allora, se è quello che vuoi..." disse Dave alzandosi.

"E va bene... sistemo qui e arrivo" rispose quasi all'unisono Emily.

Nessun perdente e nessun vincitore, forse un armistizio ma, intanto, entrambi avevano deposto le armi.

IDENTITA' NEGATAWhere stories live. Discover now