CAPITOLO 15

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 Erano ore che, disteso nel letto, al buio, solo, Dave cercava di prendere sonno, inutilmente. Dalla stanza accanto non proveniva nessun rumore: Emily, forse, si era addormentata.

Per l'ennesima volta, cambiò posizione, girandosi su in fianco, quando sentì la porta della camera aprirsi lentamente. Trattenne il fiato e rimase in attesa.

Sentì il materasso cedere leggermente e l'esile corpo di lei andare in cerca del suo. Poi le sue labbra si posarono sulla sua spalla in un casto bacio.

"Raccontami cos'è successo, ti prego... Devo sapere" lo supplicò.

Lui si girò attirandola tra le sue braccia. Capiva il suo bisogno e per quanto potesse essere doloroso l'accontentò.

"D'accordo", disse "avevamo individuato dove tenevano prigioniera Susan e avevamo organizzato una squadra per intervenire. Io ne facevo parte ma non la comandavo. Fui il primo ad arrivare e mi appostai fuori dalla casa in attesa che arrivassero i miei compagni. Sembrava tutto tranquillo. Dall'interno non proveniva nessun suono, niente che facesse pensare che tua sorella fosse in grave pericolo anche se io intuivo che, prima avremmo fatto irruzione meglio sarebbe stato per la sua incolumità.

Comunicai la mia posizioni al mio superiore e lui mi disse che i rinforzi stavano per arrivare. Attesi qualche istante poi chiesi l'autorizzazione a intervenire da solo, ma mi fu negata. Fu allora che sentii lo sparo e mi precipitai dentro, ma ormai era troppo tardi..."

"Ha sofferto?"

"Emily..."

"Dimmelo, ha sofferto?"

"No, la trovai in una pozza di sangue..."

"Ha detto qualcosa?"

"No, ma ha sorriso, uno splendido sorriso."

"Sapeva di essere finalmente in salvo, che tu l'avevi salvata."

Dave scosse la testa: "Dovevo arrivare prima..."

"E io non dovevo insistere con lei perché ci fermassimo a dare indicazioni a quegli uomini che poi l'hanno presa con la forza..." mormorò Emily.

"Come?!"

"Sì, quando quella macchina ci ha affiancato lei voleva scappare, ma io ho insistito perché ci fermassimo a vedere cosa volevano quegli uomini... Quindi, come vedi, la colpa di quello che le è accaduto è mia..."

Dave la strinse a sé ancora più forte. "Non dire sciocchezze, non sareste mai riuscite a fuggire."

"Lo so, ma ugualmente non riesco a perdonarmi... esattamente come te. Non potevi sapere quello che sarebbe accaduto e hai fatto quello che in quel momento ritenevi più giusto."

"Ma io dovevo immaginarmelo..."

"E come potevi?! Hanno tenuto prigioniera Susan per giorni e avrebbero potuto sceglierne uno qualsiasi per ucciderla...Il destino o Dio ha voluto che scegliessero proprio quella giornata e io sono felice che tu fossi lì con lei..."

Dave la scostò leggermente da sé e le alzò il viso in modo che i loro sguardi si incontrassero.

"Perché dici questo?"

"Perché almeno non è morta da sola e questa certezza, credimi, è stata quella che ha permesso a me e a mio padre di non crollare... adesso l'ho capito. Per cui ti dico grazie, grazie per essere stato con lei in quegli ultimi istanti."

Dave non seppe cosa replicare. "Ti amo" mormorò baciandola teneramente su una tempia.

Era la prima volta che glielo diceva e lei capì.

"E' finita, vero?" chiese in un sussurro

"Sì... Domani verrà qui il generale Carter che ti porterà in un altro posto sicuro. Tuo padre farà la sua ultima deposizione e poi ti raggiungerà. Vi daranno una nuova identità e potrete cominciare una nuova vita..."

"Dove andremo?"

"Non lo so... davvero non lo so Emily, ma voglio che tu sappia che tutto questo non era programmato. Ho cercato di negare i miei sentimenti per te per non farti del male, ma non ci sono riuscito. Ferirti è l'ultima cosa che vorrei, credimi!"

"Lo so Dave... Non sei stato tu a farmi del male. Tu, al contrario, mi hai regalato un sogno e io ti ringrazio per questo, ma devi promettermi una cosa..."

"Cosa?"

"Che amerai ancora..."

"Io" cercò di obiettare lui, ma lei lo fece tacere posandogli le dita sulle labbra.

"Sei una persona splendida capitano Wilson, ti meriti il meglio dalla vita. Cercalo quel meglio e fa che diventi tuo."

Avrebbe voluto dirle che lo aveva già trovato in lei, ma tacque.

"D'accordo ma anche tu devi farmi una promessa..."

"Sentiamo."

"Che ti prenderai cura di te stessa e che sarai felice."

"Ci proverò."

Smisero di parlare e lasciarono che fossero i loro corpi a dare sollievo alle loro anime, donandosi reciprocamente guidati da un amore tanto unico quanto raro che, a dispetto delle promesse che si erano appena scambiati, entrambi non avrebbero mai dimenticato.

L'indomani si salutarono con un semplice abbraccio e un bacio sulla guancia. Ogni parola sarebbe stata superflua.

"Nella mia stanza ho lasciato una cosa per te Dave" disse Emily prima di salire in auto e andarsene con il generale Carter.

Lui, incuriosito rientrò e andò nella camera dove sul letto vide, arrotolato, quello che immaginò fosse un disegno. Lo prese, lo srotolò e apparve il suo ritratto, quello che Emily teneva tra le mani quando l'aveva trovata addormentata dopo una delle loro prime discussioni. Accanto, sempre sul letto, un biglietto.

"Tienilo tu. Io non ho bisogno di questo per ricordarti. Ogni tuo particolare è inciso nel mio cuore. Con amore Emily."

FINE PRIMA PARTE

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