Capitolo 52

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Dave imprecò. Non gli erano mai piaciuti i contrattempi, soprattutto quando interferivano con i suoi piani, come quella sera.

Aveva assicurato sua madre che sarebbe tornato a casa presto per poter stare con Tommy, giocare un po' con lui, fargli il bagnetto e metterlo a letto, ma ora quell'improvvisa riunione nell'ufficio del "grande capo" significava almeno un paio d'ore di lavoro extra.

Visibilmente contrariato prese il telefono e compose il numero di Margaret.

"Ciao mamma, come vanno le cose?"

"Ciao Dave. Qui è tutto a posto, stai tranquillo... Tu piuttosto... Hai la voce strana. È successo qualcosa?" chiese preoccupata.

"No, ma purtroppo farò tardi e non riuscirò a occuparmi di Tommy come ti avevo promesso, mi dispiace!"

"Peccato! Sai quanto gli piaccia stare con il suo papà, ma me ne occuperò io!"

"Grazie, grazie davvero... Senza di te non saprei proprio come fare! Ti voglio bene mamma!"

Erano anni che non glielo diceva, ma in quei mesi aveva imparato a conoscerla e, forse perché molte situazioni le aveva vissute sulla propria pelle, si era ricreduto su tante cose. Margaret, sempre presente ma mai invadente, lo aveva aiutato moltissimo in quei mesi e non solo prendendosi cura del bambino e della casa. In lei aveva trovato un'attenta ascoltatrice, una confidente fidata e mai una volta si era lasciata andare allo sconforto riuscendo, così, a trasmettere anche a lui ottimismo e fiducia. Trovava la sua pacatezza, che non era affatto debolezza, contagiosa. Lei, contrariamente a lui, non agiva mai d'impulso. Aspettava che le reazioni immediate, quelle che nascono spontanee in risposta a un atteggiamento o a una provocazione, passassero, e poi con calma rispondeva. Doveva ammetterlo: aveva imparato tanto da lei!

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"Ti voglio bene!" Quelle parole, che tanto aveva desiderato ma mai sperato di sentirsi dire, provocarono in Margaret uno tsunami di emozioni: incredulità, commozione, felicità. Rimase a fissare il telefono inebetita, finché la voce di Emily la riscosse, riportandola con i piedi per terra.

"Margaret, ti senti bene? È successo qualcosa a Dave?"

"Oh no, no... va tutto bene, solo che Dave ritarderà e ha voluto avvertirmi..."

"Capisco!" rispose piccata Emily cercando di mostrarsi indifferente, ma a Margaret sembrò di sentire nel tono della sua voce una nota di... delusione, fastidio?! Sorrise tra sé e sé. Già da qualche giorno aveva notato un leggero cambiamento, un timido tentativo di riavvicinamento e ora ne aveva appena avuta la conferma.

Facendo finta di nulla le si avvicinò e le chiese se poteva occuparsi di Tommy mentre lei preparava la cena. Dopo un attimo di esitazione Emily acconsentì.

Ostentando una sicurezza, che in realtà non provava affatto, prese il piccolo in braccio e con lui si avviò in bagno. Cominciò a spogliarlo, mentre l'acqua tiepida riempiva la vasca, quindi, sempre tenendolo saldamente, lo immerse. Come tutti i bambini anche Tommy adorava il momento del bagnetto, tranne lo shampoo, e non appena toccò la superficie dell'acqua iniziò a sgambettare e a emettere gridolini di pura gioia. Emily non riuscì a trattenersi dal sorridere e ben presto, senza neppure accorgersene, si trovò a giocare con lui spensierata, rispondendo come meglio poteva ai suoi gorgoglii. Quando l'acqua divenne fredda, lo avvolse in un morbido accappatoio e lo asciugò delicatamente accarezzando la sua pelle di seta, godendo del suo profumo di talco e d'innocenza.

Le cose si complicarono al momento di andare a dormire. Di solito era Dave che lo metteva a letto e bastavano due paroline sussurrate con la sua calda e rassicurante voce perché lui si addormentasse. Quella sera, però, Tommy non ne voleva proprio sapere di chiudere gli occhi. Appena Margaret provava a metterlo nel suo lettino, lui scoppiava a piangere disperato aggrappandosi alla nonna.

"Lascia provare a me" si offrì Emily dopo l'ennesimo tentativo fallito. Con estrema dolcezza prese il bambino tra le braccia e gli fece appoggiare la guancia, rigata di lacrime, sulla sua spalla mentre gli massaggiava la schiena camminando avanti e indietro. Poco a poco il piccolo si quietò e il suo corpicino si rilassò, segno che, finalmente, si era lasciato andare al sonno.

Emily lanciò uno sguardo vittorioso a Margaret e disse: "Vai pure a riposare. Questa notte dormirò io con lui, nel caso dovesse risvegliarsi... "

In realtà non voleva separarsi da lui. Sentiva che gli apparteneva, che era una parte di sé. Il calore del suo corpo, il suo respiro lieve che le solleticava il collo, i riccioli morbidi, tanto simili ai suoi, che le sfioravano la guancia, avevano risvegliato in lei un senso di protezione e di possesso talmente forti da esserne quasi spaventata.

Lentamente andò nella sua stanza, si stese sul letto e sempre tenendo Tommy stretto al petto si addormentò.

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Era stata una lunga giornata e Dave era stanco; si augurava solo che a casa non ci fossero problemi perché non avrebbe retto. Erano mesi che viveva con i nervi a fior di pelle e si rendeva perfettamente conto che non poteva andare avanti così ancora per molto. Prima o poi sarebbe scoppiato e ci sarebbero andati di mezzo sua madre, Emily o addirittura Tommy e questo non poteva permetterlo.

Doveva assolutamente trovare una soluzione a quella situazione di stand-by che lo stava logorando. Non avrebbe mai voluto arrivare a quel punto ma Jane aveva ragione: doveva affrontare Emily, parlarle e poi decidere insieme cosa fare.

Quando, finalmente, arrivò a casa la trovò immersa nel buio e ne fu contento perché poteva rinviare all'indomani quello che per lui, ormai, era l'inevitabile.

IDENTITA' NEGATADove le storie prendono vita. Scoprilo ora