CAPITOLO 2

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 Da due anni Aaron Foster scontava la pena, a cui era stato condannato, presso la propria abitazione.

La detenzione domiciliare gli permetteva di stare accanto alla figlia Emily e di sottoporsi ai frequenti controlli e alle cure che le sue precarie condizioni di salute richiedevano.

Non aveva avuto una vita facile, ma questo, lo sapeva bene, non giustificava ciò che aveva fatto.

Figlio d'immigrati, aveva cominciato a lavorare come manovale spaccandosi la schiena in cantiere, ma senza mai lamentarsi. Senza un'adeguata istruzione fare la gavetta era l'unico modo per avere la possibilità di diventare qualcuno. E ci era riuscito! La Foster's Buildings Inc. era diventata un'importante impresa di costruzioni della Florida e aveva navigato nell'oro, macinando profitti su profitti, fino ai prima anni del Duemila. Poi era scoppiata la crisi finanziaria dei subprime e la grande recessione si era abbattuta come un uragano sull'intera economia, non solo statunitense, ma mondiale.

La Foster's Buildings Inc. nel giro di poco tempo si era ritrovata sommersa dai debiti, con un patrimonio immobiliare invendibile e la sola strada che Aaron era riuscito a trovare per non perdere tutto, era stata quella del riciclo del denaro. Per un po' era riuscito a mettere a tacere la propria coscienza e non si era curato più di tanto della provenienza di quel denaro, ma poi, mano a mano che le richieste dei suoi aguzzini aumentavano era diventato sempre più difficile far finta di niente e non porsi delle domande.

Quando guardava le sue figlie, Susan ed Emily, si chiedeva cosa ne sarebbe stato di loro se tutto quel marciume fosse venuto a galla e si convinse che non poteva rovinare anche la loro vita come aveva fatto con la sua.

Purtroppo, però, aveva sottovalutato il potere dei suoi "finanziatori", che senza scrupolo alcuno erano passati dalle velate minacce, ai fatti concreti, dimostrandogli chiaramente, con il rapimento di Susan, quanto vulnerabile fosse e quanto facile fosse colpirlo direttamente al cuore.

Era accaduto tutto cinque anni prima; Susan aveva ventun anni ed Emily diciotto.

Le ragazze stavano rientrando a casa dopo aver trascorso il pomeriggio con alcuni amici ed erano sole, perché lui era stato talmente stupido e sprovveduto da pensare che una scorta non fosse necessaria. Una macchina le aveva affiancate con il pretesto di chiedere informazioni e, mentre Susan si era avvicinata al finestrino del guidatore, un uomo incappucciato era sceso velocemente dall'auto afferrandola e spingendola sui sedili posteriori. Emily era rimasta impotente a osservare la scena, troppo spaventata per muovere un solo passo o gridare. Tutto ciò che aveva fatto era stato guardare, pietrificata, sua sorella mentre si allontanava picchiando i pugni sul lunotto posteriore col volto stravolto dalla paura. Quando, alla fine, si era ripresa era corsa a casa dove, tra i singhiozzi, era riuscita a raccontare l'accaduto.

Nonostante gli fosse stato intimato di non rivolgersi alla polizia, Aron su pressione della moglie lo aveva fatto lo stesso. Le indagini e la ricerca di Susan furono affidate all'FBI che le portò avanti nella massima riservatezza, ma purtroppo l'epilogo non fu quello sperato, perché gli agenti arrivarono troppo tardi. La morte della figlia, seguita da quella della moglie poco dopo, lo convinsero a pentirsi e a divenire un collaboratore di giustizia.

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La villa dei Foster si trovava fuori città, in un'area residenziale occupata da altre dimore pretenziose.

Era circondata da un alto muro di cinta e un paio di guardia armate stazionavano davanti al cancello d'ingresso. Quando Dave arrivò a bordo della sua auto, calò il finestrino e mostrò il distintivo dicendo che era atteso dal signor Foster.

"Certo capitano Wilson, siamo stati avvertiti del suo arrivo. Può entrare!" rispose un dei due agenti.

Dopo aver ringraziato con un lieve cenno del capo, Dave percorse a passo d'uomo il viale d'accesso per fermarsi proprio davanti al portone principale dove ad attenderlo c'era un'altra guardia.

"Buongiorno!" lo salutò quest'ultima "Il signor Foster la sta aspettando nel suo studio. Prego mi segua."

Quando se lo trovò davanti, Dave fece fatica a riconoscerlo, tanto era invecchiato e dimagrito e pensò che il dolore può davvero uccidere una persona.

"Capitano Wilson, sono davvero felice di vederla qui, perché questo vuol dire che la mia richiesta le è arrivata e la sta prendendo in considerazione."

"A essere sincero Foster, avrei preferito che la sua richiesta non mi fosse mai giunta. Se mi conosce almeno un po' dovrebbe sapere che i ricatti non mi piacciono" disse Dave.

"E' proprio perché la conosco che sono convinto che alla fine accetterà!" replicò l'altro, guardandolo fisso negli occhi.

"Ascolti, è inutile giraci intorno... Mi dica solo perché proprio io."

"Perché sono certo che darebbe la sua vita per proteggere mia figlia... visto che non c'è riuscito con Susan!"

Dave cercò di nascondere la propria irritazione e il proprio stupore nell'udire quelle parole e si chiese come diavolo potesse sapere quello che era accaduto.

L'uomo sembrò leggerlo nel pensiero perché spiegò: "Ho anch'io i miei informatori capitano e non l'ho mai persa d'occhio. So che si sente responsabile di quello che è accaduto, ma le garantisco che non avrebbe mai potuto cambiare la sorte di mia figlia. La sua morte era scritta e né lei, né nessun altro avrebbe potuto evitarla. Mi sono ribellato al sistema, capisce? E dovevo essere punito per questo. Ma adesso sono stanco... Non sono mai stato un uomo cattivo, mi creda, e quello che ho fatto non l'ho fatto per puro tornaconto personale, ma per evitare la bancarotta e impedire che centinaia di famiglie, le famiglie dei miei dipendenti, finissero sul lastrico."

Seguì un lungo silenzio, poi Foster riprese: "Venga capitano, voglio farle vedere una cosa" disse, invitandolo a seguirlo sul terrazzo da cui si godeva di una bella vista sul grande parco della villa.

Lì, intenta a disegnare, c'era una ragazza. "La vede? Lei è tutto ciò che mi rimane... Non chiedo niente per me Wilson. Non mi importa se sarò ammazzato, condannato o altro, ma vorrei che mia figlia avesse un'altra possibilità! Vorrei che almeno lei potesse ricominciare. E so che lei, capitano, è in grado di darle questa possibilità. La porti via di qui finché non finirà il processo e potrà entrare nel programma di protezione federale!"

IDENTITA' NEGATAWhere stories live. Discover now