liii. un lungo sogno

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"Questo mondo è crudele, ma io ti amo comunque

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"Questo mondo è crudele, ma io ti amo comunque."
- Akuma no Ko.

"- Akuma no Ko

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«UGH, che mal di testa.» borbottò la ragazza, mettendosi seduta sul letto sabbioso. Si portò una mano alle tempie, storse il naso. Con la coda degli occhi notò di trovarsi di nuovo lì, in quella landa desolata dipinta di blu e solitudine. Non si aspettava, però, che una voce le parlasse.
«Ti sei svegliata.» la richiamò. Alzò il capo e vide davanti a sé Eren. Si chiese come avesse fatto a non accorgersi prima della sua presenza. Lei aveva le gambe distese, e lui si trovava in ginocchio al suo fianco, modellando alcune porzioni mancanti dei suoi arti inferiori con l'argilla. Il bruno aveva i capelli disciolti sulle spalle e la sua solita maglia con i laccetti incrociati. Lo sguardo verdastro era spento, assorto.
La giovane non riuscì a ricordare nulla: quando ci provava, i ricordi si intrecciavano fra loro a formare un unico filo, non capiva cosa fosse successo prima e cosa fosse successo dopo. Era sicura di aver combattuto la battaglia contro il progenitore insieme ai compagni, di aver visto arrivare Levi su Falco trasformato in gigante... ma allora a quando risalivano quei ricordi?
«Tsk. Eren.» schioccò la lingua sul palato, puntellando le mani dietro di sé per poter scrutare al meglio il cielo stellato «Ma che posto è questo?»
Lui le rispose, proseguendo a ricostruirle una gamba: «Siamo nei sentieri. Dove tutti gli eldiani appartenenti alla stirpe di Ymir sono collegati fra loro.»
«Capisco.» sbuffò Manami. Allora Eren alzò lo sguardo: «Tutto qui?»
Ella fece spallucce e mosse un piede. Notò di non indossare neppure più l'imbracatura per la manovra tridimensionale. Era semplicemente lei, in una camicia e dei pantaloni a brandelli. I riccioli rossi giacevano flosci lungo la schiena.
«Sono morta?» domandò.
«Non posso rispondere con esattezza alla tua domanda.»
«In che senso?» ribatté. Riuscì a muovere anche l'altro piede, allora Eren prese posto a sedere accanto a lei, le gambe piegate, i gomiti posati sulle ginocchia. Osservava il fascio di luce all'orizzonte, nel tentativo di trovare parole che potessero descrivere al meglio la situazione.
«Qui... un secondo può sembrare lungo un'eternità, e migliaia di anni sembrano trascorrere in un attimo. Il tempo è relativo, perciò, in poche parole, possiamo rimanerci quanto preferisci. Presente, il passato ed il futuro diventano una cosa sola, non c'è distinzione." Manami comprese il proprio stato confusionale «Quindi sì, sei morta, perché nel futuro tu morirai, ma al contempo sei viva, perché in passato hai vissuto. Nel momento in cui stiamo conversando, nella realtà tu ti trovi sulla nave, diretta a Odiha.»
«Ma dopo la battaglia, sono viva o morta?» insistette. Eren accasciò le spalle: quanto era testarda.
«Entrambe le cose.»
«Ma se fossi morta non potrei starti parlando.»
«È vero. Infatti tu sei anche viva.» le rispose lui, con tono paziente. Provò quasi un brivido di piacere quando ella non indagò oltre e anzi, ammise a voce alta la sconfitta:
«Farò finta di aver capito, giusto perché ormai non ho più... alcuna voglia di pensare. Vorrei solo che tutto sparisse.»
La guardò: «Sì. È quello che volevo anch'io.»
Manami fissava un preciso filamento luminoso che passava sopra di lei.
«Già, però tu lo hai fatto per davvero.»
«O magari non è ancora successo, ma lo farò. Non è corretto parlarne al passato, né al futuro.»
«Ti diverti tanto a prendermi in giro?»
«Per una volta io so qualcosa che va oltre le tue capacità di comprensione.»
La ragazza pensò che l'amico avesse ragione e non lo biasimò. Da quando si conoscevano era sempre stato il contrario. Credeva che fosse meglio non porgli ulteriori quesiti sull'argomento: tanto, ne aveva molti altri in attesa di risposta.
«Hai ragione.» gli disse, quieta. Eren si osservò intorno: «Vuoi andare da qualche parte?»
«Eh? No... non credo.» scosse il capo, intrise le dita nel terreno soffice e ondeggiò i piedi come una bambina «Qui mi piace, e non vorrei scombussolarmi troppo la mente.»
«Come preferisci.»
Trascorsero del tempo in silenzio. Un istante, un'eternità. Quando ogni cosa esterna all'io, alla scatola sconfinata dell'essere umano, veniva eliminata, anche la concezione di ciò che accadeva al suo interno ne risentiva: per esempio, lo scorrere del tempo. Si trattava di un fenomeno psicologico di cui Manami aveva letto in qualche libro a Liberio.
«Quindi adesso io sono in nave verso Odiha.» riprese, incapace di tenere a freno la propria curiosità, e a Eren si strinse il cuore perché era l'ennesima conferma che lei era rimasta la stessa di sempre. Decise quindi che l'avrebbe assecondata, dandole del pane per i propri denti affamati di conoscenza.
«Non me lo ricorderò perché mi cancellerai la memoria?»
«Sì, ma sei anche a Shiganshina con tuo padre; a combattere contro Annie nel bosco di alberi giganti; nella casa in cui tu e Levi vivete.» si lasciò sfuggire. Allora la rossa voltò la testa per guardarlo dritto negli occhi: «Io e lui...»
«È nel futuro.» specificò Eren, facendo uno sforzo immane. Manami ne sembrò soddisfatta, la sua espressione stoica si ammorbidì di poco, il suo corpo emanò un'ondata di tiepido calore, avvolgente e impalpabile come la polvere di cannella.
«Sembra interessante. Vuol dire che vivremo insieme dopo la guerra. Questo mi rincuora.»
«Mi fa piacere.» replicò il ragazzo, abbassando il capo. Almeno voi potrete essere felici.

SUNLIGHT PUFF • levi ackermanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora