xi. fiammella nel vento

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"Se vuoi che tutto questo finisca, allora fatti forza! Non dimenticare mai chi vuoi diventare

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"Se vuoi che tutto questo finisca, allora fatti forza! Non dimenticare mai chi vuoi diventare."

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Due ore dopo la chiusura della breccia,
distretto di Trost

«AAAHH MUORI, MALEDETTO!»

Manami fece per avventarsi sulla nuca di un titano; lo stava attaccando di profilo, con le spade tratte all'indietro, pronta a roteare su sé stessa per creare quel rapido turbinio di lame che non lasciava scampo a nessun titano. Però, proprio nel momento in cui si ritrovò nel raggio d'azione, una voce femminile e sconosciuta la richiamò in lontananza.

«FERMA, NON FARLO!»

«Eh?» mormorò confusa la ragazza, paralizzandosi in volo. Quell'attimo di distrazione fu bastante perché il gigante si accorgesse della sua presenza e allungasse un braccio per afferrarla.

Manami, senza neppure rendersene conto, andò a schiantarsi contro il palmo della mano di quel classe sette metri; si sentì opprimere tutto attorno al torace, le braccia erano bloccate...
La bocca si socchiuse dallo stupore.
Stretta fra le dita enormi, vedeva sempre più vicina a sé la faccia bizzarra del titano.
No...
Non poteva finire lì.
Udì il rumore di qualche soldato avvicinarsi con il movimento tridimensionale, degli ordini venir impartiti da una voce familiare e roca.
Doveva liberarsi prima che qualcuno corresse in suo soccorso: dopotutto, era sempre stata abituata ad agire in autonomia e cavarsela da sola in ogni situazione.

Guardò in basso: il vuoto. Però... le mani erano libere per un pelo, e con esse anche le spade affilate. Nella direzione da cui era arrivato quel richiamo che l'aveva distratta vide vari militari su dei tetti e, fra le strutture, quelle che sembravano reti per la cattura. Solo allora, capì.

Una scintilla rossastra si accese negli occhi di Manami.

Accadde tutto in un attimo: premette i grilletti degli arpioni, che andarono a fissarsi su due edifici opposti della strada in cui si trovava. Allora, con un energico strattone riuscì a roteare le spade e tranciare le carni, e le ossa, che la stavano trattenendo. Uscì in un volteggio da quella presa, il volto più inferocito che mai: il gigante, intanto, si osservava il polso sanguinante, non capendo cosa fosse accaduto. Lei si mosse, gli passò proprio sopra la spalla e poi gli andò dietro. Parlò:

SUNLIGHT PUFF • levi ackermanWhere stories live. Discover now