xvi. fantasma dai capelli rossi

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"I caratteri più forti nascondono talvolta le ferite più profonde

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"I caratteri più forti nascondono talvolta le ferite più profonde."

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LA mattina seguente, la rossa si svegliò di soprassalto quando un raggio di sole fece ingresso dalla finestra e le si posò sugli occhi, serrati. All'inizio sussultò, nel non riconoscere il luogo in cui si trovava, e nel sentire un atroce dolore all'addome, dove era rimasta appoggiata allo spigolo del tavolo per tutta la notte. Il libro di algebra era ancora aperto, e i suoi appunti sparpagliati per l'intera superficie. La candela nella lanterna si era consumata del tutto, e all'esterno dell'enorme vetrata poté notare come il sole stesse facendo appena capolino da dietro le corone verdeggianti degli alberi. Era ancora molto presto, dubitava che gli altri membri della squadra fossero già svegli di così prima mattina. Si alzò e si sgranchì leggermente, udendo le articolazioni dei polsi e delle spalle scricchiolare a quei gesti. Alzò scocciata gli occhi al soffitto, trovando ironicamente simpatica quella scenetta: insomma, aveva solo quindici anni e già le scricchiolavano le articolazioni...
Infilò i fogli di appunti nella copertina del volume di aritmetica, e decise di portarlo con sé nel dormitorio femminile. Uscendo, chiuse a chiave la porta e camminò a passi felpati per il corridoio, nel tentativo di non destare il Capitano o la Caposquadra - le cui camere si trovavano in quell'ala del castello. Fece capolino nel dormitorio femminile e vide Petra in un profondo sonno, così non perse tempo a cambiarsi e si diresse direttamente alle latrine, e poi in cucina. Si preparò un tè, lo bevve, e uscì.

Non appena mise piede fuori dal portone principale, un'ondata di aria fresca le smosse i capelli, gelandole la pelle del viso. Le gote si tinsero di rosa, come la punta del naso. Guardò in alto: il cielo era di un color indaco scuro, che andava a sfumare nell'arancione a est. Da dietro un tetto sbucò pure uno stormo di passerotti, che trapassarono l'aria in un moto armonico e coordinato, volti verso l'orizzonte. Manami sentì il nitrito dei cavalli in lontananza, e si diresse proprio da loro, alla stalla. Erano in fila, i sei cavalli dell'Unità Levi. Spiccavano, fra tutti, i destrieri uno candido - e uno dal manto plumbeo. Quest'ultimo era quello del Capitano. Manami diede dei cereali misti a fieno a ognuno di loro, accompagnati da una carezza sul muso. Poi abbassò lo sguardo e vide le numerose erbacce che tempestavano il cortile interno. Si scrutò il polso, per adocchiare l'ora sull'orologio.

SUNLIGHT PUFF • levi ackermanWhere stories live. Discover now