xlii. partita perfetta

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"Ci si abitua a tutto, e si sopravvive a tutto, tranne che alla morte

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"Ci si abitua a tutto, e si sopravvive a tutto, tranne che alla morte."

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«ACCIDENTI, merda...»

Continuò a imprecare mentre, nel buio più assoluto, tentava di spostare le macerie che avevano bloccato l'entrata della cantina. Aveva spento la candela perché altrimenti, a lungo andare, avrebbe rischiato di soffocare. Ma adesso non riusciva a liberare la porta e la rampa di scale dai detriti accumulati. Erano perlopiù costituiti da cenere bollente, infatti si era messa davanti al naso e alla bocca un fazzoletto, ma una tosse rovente la percuoteva spesso. Sentiva bruciare i polmoni.

Stava osservando con attenzione gli scaffali carichi di erbe medicinali quando, all'improvviso, era venuto un boato e la via d'uscita si era riempita di frantumi infuocati. Li aveva spenti come meglio poteva, ma nonostante ne avesse già spostati un po', continuavano a scenderne dall'alto come a cascata. L'aria iniziava a mancare.

«PORCA PUTTANA!» Urlò, battendo i pugni sul muro in pietra. Subito dopo emise un mugolio di dolore, e si massaggiò le mani. Riprese fiato, come meglio possibile. Tossì vigorosamente. Si appoggiò di spalle alla parete e serrò gli occhi, nel tentativo di ragionare.

Doveva cercare di calmarsi, innanzitutto, e poi doveva trovare un modo di uscire da lì al più presto senza morire soffocata come un misero topo in trappola. Aveva sempre immaginato la sua morte come un evento più eroico di quello: il contrario sarebbe stata una vera umiliazione. Andiamo, non poteva di certo finire così per lei, mentre chissà cosa stava succedendo là fuori! Si tenne la gola mentre raffiche di tosse le scaturivano dal petto. Le girò la testa, dalla mancanza d'ossigeno. Era stato di sicuro il colossale... ma come avrebbe mai potuto abbatterlo, se era bloccata lì? E i suoi compagni, erano ancora vivi? Ogni tanto l'intera stanza sotterranea vibrava e da fuori giungeva il fragore di una qualche detonazione, che non faceva altro se non far accumulare ancor più polvere nella rampa di scale.

«Hey, c'è qualcuno lì sotto?»

Manami spalancò gli occhi di scatto. Sbatté le palpebre qualche volta e trattenne il fiato, per assicurarsi di aver udito bene. Temeva si trattasse solo di un'allucinazione. Però udì che i detriti stavano venendo smossi dall'esterno. Qualche folata di cenere cadde ulteriormente, ma la ragazza si riparò dietro un muro adiacente, continuando a tossire. Vide un minuscolo spiraglio di luce provenire dall'alto della scalinata e allora si fece avanti. Il varco divenne man mano più grande e vide, con suo grande sollievo, il volto della bruna.

SUNLIGHT PUFF • levi ackermanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora