xlix. violenza efferrata

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"Se gli uomini hanno vergogna, sono più i vivi che i morti, ma, se si danno alla fuga, non c'è più gloria né scampo

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"Se gli uomini hanno vergogna, sono più i vivi che i morti, ma, se si danno alla fuga, non c'è più gloria né scampo."
- Iliade, Omero.

"- Iliade, Omero

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QUELLA MATTINA, il cielo era grigio. La vista era talmente uniforme che era impossibile capire se fosse una cupola di nuvole o il colore del cielo fosse tramutato, sbiadendosi. Era difficile dire quanto quella teca fosse in alto rispetto alle loro teste, o se fosse posata appena sopra i tetti delle case martoriate. Le strade erano cosparse di vetri e macerie, la piazza centrale - distrutta; gli ospedali al collasso dai feriti. Il Quartier Generale sembrava una piccola gabbia scura, e la luce che filtrava dalle finestre si posava flebile come polvere sulle superfici, tagliava i profili degli uomini in due fazioni: luce e ombra. Erano seduti attorno a un tavolo rettangolare. A un capotavola c'era Magath, di fronte a lui la figura di Manami, che dava le spalle alla vetrata ed era in penombra. Poi c'erano anche Pieck, Galliard, Reiner e Colt distribuiti equamente sui due lati. Il ripiano era vuoto, regnava una silenziosa tensione in seguito al disastro.
A parlare fu la rossa, il suo tono freddo e tagliente come l'aria macabra che li avvolgeva.
«Allora, vi spiegherò in breve come stanno le cose. In questi quattro anni, tutte le navi da ricognizione arrivate a Paradis sono state prese in ostaggio, presumibilmente facendo da tramite tra i fratelli Yeager. È così che hanno ottenuto le tecnologie più avanzate e recenti con cui ci hanno attaccati la scorsa notte, tra cui i nuovi dispositivi di manovra tridimensionale. Zeke ed Eren si sono alleati per salvare Paradis, con un piano segreto. Zeke è la chiave che serve ad Eren per attivare il potere del fondatore, in quanto è un gigante di sangue reale.»
Colt sgranò gli occhi.
«Eh? Il signor Zeke ha sangue reale?»
«È possibile, dopotutto i suoi genitori erano i capi dei restaurazionisti di Eldia... ma come sei venuta a conoscenza di queste informazioni?» domandò il Comandante, sull'attenti.
«Durante la battaglia della notte scorsa ho avuto contatti con Levi Ackerman.» e tutti i seduti al tavolo vennero percorsi da un brivido gelido, ma lei continuò, lo sguardo imperturbabile: «È stato lui a confermare i dubbi che già avevo. Il Corpo di Ricerca e il Governo non c'entrano niente con quanto accaduto ieri sera, sono all'oscuro di tutto, perciò non sono nostri nemici.» concluse, sbattendo le palpebre. Galliard balzò in piedi e scagliò un pugno sul tavolo.
«Maledetto Ackerman... non possiamo fidarci di lui!» inveì, il volto piegato in una smorfia iraconda. L'altra lo fulminò con gli occhi oltremare per un istante, come fosse stato solo un fastidioso scarafaggio sotto il tacco dei suoi stivali.
«Invece sì. Lui si fida di me e io mi fido di lui, perciò storia chiusa. Andando avanti: Eren adesso ha ogni cosa che gli serve per attuare il suo piano. Che noi pensiamo sia il boato. Però, se avesse potuto attivarlo, l'avrebbe già fatto. Ciò significa che stanno tenendo sotto controllo Zeke, e a distanza da lui. Probabilmente hanno anche incarcerato Eren per aver fatto di testa sua coinvolgendo l'intera isola in una guerra mondiale. Il vostro obiettivo è fermarlo, vero? Bene, allora dovremo allearci con le forze di Paradis.»
Alzò gli occhi al soffitto, in attesa delle reazioni sconcertate che non tardarono ad arrivare. Reiner balbettò un "E-eh?", le pupille ridotte a fessure. Stava già sudando freddo all'idea. Galliard le puntò un indice contro. «Ehy, tu, ma si può sapere da che parte stai?!»
Magath era cereo in viso come un cencio slavato. Pieck fece un gesto delle mani per invitare Pokko a placarsi. «Andiamo, ragazzi, lasciatela finire. Non è educato interrompere una signora che parla.» accennò a un sorriso «Continua, Manami, ti ascoltiamo.»
Ella sospirò e ricominciò a esporre il piano, rivolgendosi al Comandante.
«In forma ufficiale, muoveremo un attacco contro l'isola, perché non sappiamo quando Eren potrà usare il potere. Comunque avverrà prima di un anno, perché è questo il tempo che rimane a Zeke, e non penso che Eren userebbe la regina di Paradis, nostra amica e compagna nell'esercito, per farle ereditare il bestia.» Non lo faresti, vero, Eren? Non smentirmi, mi sto fidando di te almeno su questo. Altrimenti non saresti venuto fin qui a cercare Zeke, no? Dimmi che ho ragione, fa' che io abbia ragione, ti prego. «Comandante, sta a lei organizzare l'esercito perché sia pronto nel minor tempo possibile: non attenda i rinforzi esteri, ci vorrebbe troppo, e non saranno immediatamente necessari se riusciremo a stringere patti con l'Armata Ricognitiva.» era una scusa poco plausibile, ma serviva per mantenere la parola che aveva dato a Levi poche ore addietro. Da sotto il cappotto estrasse un paio di buste da lettera e le gettò sul tavolo, facendole scivolare fino al centro. L'attenzione di tutti vi si puntò: non c'era scritto né emittente, né ricevente o indirizzo.
«Nel frattempo, voglio sapere com'è la situazione a Paradis. Chiaramente non possiamo occuparcene né io né Reiner. Perciò, Pieck e Galliard si infiltreranno a Shiganshina, tra le file dell'Armata Ricognitiva, e porteranno con sé queste due lettere. Hanno lo stesso contenuto, e dovete consegnarle al Comandante Hanji Zoe e al Capitano Levi Ackerman, dicendo che sono da parte mia - loro capiranno. Il Comandante è di media statura, capelli bruni, una benda sull'occhio sinistro e degli occhiali.» gesticolò per spiegarsi meglio, il nome del corvino scivolò sulla sua lingua come tè bollente «Levi, uno e sessanta, occhi chiari, capelli neri con taglio militare... su due lettere voglio che almeno una arrivi a destinazione. Dovete consegnarle di persona. Se non ci riuscite entro una settimana, bruciatele. Chiaro?»
Galliard deglutì a fatica - adesso, pure lui stava iniziando a capire che quell'idea era concreta, e sarebbe stato suo il ruolo di portarla a termine: «Quindi lo faremo davvero...?»
«Dovete scoprire tre cose.» alzò l'indice «Uno, dove si trovano Gabi e Falco.» il medio «Due, i rapporti che intercorrono tra l'alleanza Eren-Zeke, l'esercito e il Governo.» abbassò la mano in grembo «Per ultima cosa, ovviamente, la posizione di Eren e quella di Zeke. Quando arriveremo con l'esercito voglio un rapporto completo da parte di uno di voi due.»
Entrambi i portatori dei giganti si fissarono negli occhi: un'altra missione insieme. L'avrebbero fatto. Realmente. Sarebbero andati sull'isola dei demoni maledetti per cercare alleanza contro un male comune. Se qualcuno gliel'avesse detto appena mezz'ora prima, non gli avrebbero mai creduto. Ma era di Manami che si parlava, e non sapevano mai cosa aspettarsi da lei e dalle sue tattiche singolari. E ogni volta andavano bene.
La ragazza rilassò la postura e domandò, con voce più morbida: «Che ne pensa, Comandante?»
L'uomo emise tutta l'aria che aveva nel petto. La sua voce riecheggiò nella stanza spoglia di mobili.
«Credo...che sia una follia, allearsi con dei demoni. Però, è anche vero che Zeke ci ha traditi, e non abbiamo molte altre opzioni: combattere contro di loro sarebbe solo un problema in più.» lui stesso stentava a credere alle sue parole «Il nostro obiettivo è quello di fermare la marcia E riprendere il controllo del fondatore, per metterlo in mani sicure. Sei certa che accetteranno di stare al gioco, contro Eren, a tali condizioni?»
«Non lo so ancora, a questo servono le lettere e gli infiltrati. Comunque lo vedremo una volta lì. Per ora la priorità è contrattaccare, e in fretta. Il tempo ci è nemico, in questa guerra contro i giganti.»
Contro i giganti. Da che parte stava, lei? Contro i giganti. Era quello il male supremo, quello da sventare, ed era secondo solo all'esistenza della razza umana. Gli avvenimenti della notte precedente le avevano fatto capire una cosa fondamentale: non valeva la pena sacrificare tutte le persone buone al mondo, pur di punire quelle cattive. Perciò, per quanto fosse infinitamente più complicato eliminare uno a uno i peccatori, era ciò che avrebbe fatto - il suo obiettivo finale. Partendo dai giganti, il suo scopo iniziale.
«Qualcuno ha obiezioni?» domandò Magath.
Il portatore del mascella parlò a denti stretti: «Anche se dovessimo riuscire a fermare Eren... quando arriverà per noi il momento di rispettare gli accordi internazionali e divorarlo, a quel punto l'alleanza salterebbe. Cosa faremo, allora? Arriveremo in ogni caso a uno scontro.»
La rossa ribatté placidamente: «Pretendi troppo da me, Galliard. Non posso prevedere un futuro così lontano. Se hai un piano migliore, sarò lieta di ascoltarlo.»
Reiner stava a testa bassa, fissando i palmi delle proprie mani. Degli spasmi gli trafiggevano le tempie da quando aveva realizzato di doverli di nuovo vedere, di doverci di nuovo parlare. I compagni che aveva tradito, di cui aveva rovinato le vite.
«Allearsi con loro... ma se ci odiamo a vicenda da duemila anni!» gridò all'improvviso, serrando le mani a pugno. Manami, che era appena accanto a lui, lo guardò con pazienza, e rispose comprensiva:
«Reiner, tu dovresti capirmi meglio di tutti, qui.» una volta, tanto tempo addietro, erano stati amici, compagni: non lo odiava. Ed era abbastanza certa che il suo astio verso di lei fosse solo una maschera. «Io farò da collante fra le due parti. E se non ci riuscirò con le buone, lo farò con le cattive. Però abbiamo bisogno del loro aiuto, perché qui stiamo parlando della salvezza dell'intero mondo. Sii capace di mettere da parte il risentimento, Reiner.»
L'uomo alzò la testa e la fissò dritta negli occhi. I suoi color dell'ambra erano del tutto sbarrati. Mettere da parte il risentimento, eh...? Quindi era questo che lei aveva fatto per gli ultimi quattro anni? Messo da parte il risentimento? Sì, in effetti aveva senso - pensò il biondo, e si rassegnò a sua volta. Colt sospirò, provando una leggera fitta al petto. Manami era davvero geniale: lo pensava ogni volta, eppure non si era ancora abituato a lei, al suo modo di ragionare così impeccabile e i modi di fare determinati.
«Bene.» concluse Magath, alzandosi da capotavola e stirandosi addosso la divisa «Comunicherò il verbale ai paesi esteri, chiedendo di approntare gli eserciti, ma di attendere ulteriori istruzioni prima di attivarsi. Radunerò più uomini possibili disposti ad attaccare Paradis entro un mese, qui a Liberio. Pieck e Galliard si infiltreranno su una nave commerciale diretta a Paradis da oriente.»
«Ottimo.»

SUNLIGHT PUFF • levi ackermanWaar verhalen tot leven komen. Ontdek het nu