xlvi. teoria del sistema complesso

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"La parte peggiore di conservare ricordi non è il dolore

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"La parte peggiore di conservare ricordi non è il dolore. È la solitudine che ne deriva."
- Lois Lowry.

"- Lois Lowry

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Anno 854

IL SOLE risplendeva in alto, nel cielo limpido. Alcuni gabbiani sbattevano le ali, fendevano l'aria, e discendevano in direzione della costa. Nella baia era ferma una flotta di navi da guerra, che presto sarebbe stata abbattuta. Salendo con lo sguardo oltre la piccola città portuale costruita di arenaria chiara, si giungeva fino in cima a una collina. Lì vi era la fortezza Slava, circondata da due cerchia di mure armate di cannoni anti-gigante. Uno di quei proiettili, se colpiva la nuca di un titano, era in grado di ucciderlo. Pure se si trattava di uno dei nove, o dell'armatura del corazzato. Sulle pendici del rilievo si diramava una linea ferroviaria, fino al lato opposto della costa, dove c'era la trincea marleana. Il vallo era immerso nella polvere della battaglia. Venivano sparati proiettili in entrambe le direzioni. Di tanto in tanto, anche granate a mano, che causavano botti più ampi e scavavano conche nel terreno arido, sbalzando indietro i soldati nemici - spesso togliendogli la vita.
Attraverso le lenti del cannocchiale, lo scenario era abbastanza disastroso. La ragazza, nella sua solita tenuta informale e linda, risultava decisamente fuori posto nella trincea di uomini ricoperti di polvere da sparo e ferite. Vide corrersi in contro Colt, senza elmetto, che portava il fratello minore sulle spalle. Allungò una mano, lui la strinse, e lo tirò dentro il terrapieno. I guerrieri cadetti prestarono subito le cure necessarie al compagno.
«Falco, fa' vedere le ferite!»
«Com'è la situazione, Colt?» gli domandò la rossa, sistemandogli sul capo biondo un nuovo elmetto. Lui aveva il fiatone per aver corso seguito dai proiettili di una mitragliatrice avversaria. Giunse anche il Comandante Magath ad ascoltare il resoconto.
«L'unità di guerrieri che si trovava davanti è stata spazzata via da una granata!»
«Le trincee?»
«Non possiamo scavare più di così, è impossibile!» esclamò il giovane, e l'uomo lo guardò con disgusto.
«Impossibile?! Ho sentito bene? Un eldiano mi sta dando un ordine?!»
Un altro generale gli diede man forte «Ehy, tu! Come osi rivolgerti così al Comandante Magath?»
Manami incrociò le braccia al petto. Fece cenno a Colt di continuare con le spiegazioni e ignorarli.
«Ma signore... per noi soldati di fanteria è impossibile distruggere i binari dietro le mitragliatrici. La trincea nemica è priva di aperture che possiamo sfruttare. Inoltre, hanno l'artiglieria che li supporta dalla fortezza. Di questo passo, se rimaniamo qui, finiranno per pioverci pallottole addosso.»
«Questo significa che hai un'idea, Colt.»
«Liberiamo il mascella e il carro. Galliard e Pieck ce la faranno. In un attimo spazzeranno via il nemico dalla trincea e dal bunker.»
Erano due giganti relativamente piccoli, e molto agili. Aveva ragione. Lei era d'accordo. Però... si trattava di una scommessa di cui il Comandante non era pronto a farsi carico. Erwin l'avrebbe fatto, pensò Manami.
Infatti, come immaginava, l'uomo disse fermamente: «No.»
Mise meglio a fuoco il binocolo, sporgendosi appena sopra la linea difensiva, e in lontananza vide un pennacchio di fumo nero spostarsi lungo la trincea nemica. Si avvicinava sempre più verso le mitragliatrici.
«Comandante, il treno corazzato sta arrivando. Dobbiamo farlo saltare adesso.» disse. Era un momento cruciale, quello. Se quel treno non fosse caduto - ammesso che fosse l'unico in possesso dei nemici - era impossibile per il bestia e il corazzato scendere in campo.
«Presto, preparate un'unità di guerrieri per l'assalto!» ordinò Magath.
«Signorsì!»
Colt sgranò gli occhi. Significava mandare centinaia di soldati incontro al suicidio, per la riuscita di un solo piano. A Manami venne in mente la marcia di Erwin e dei novellini.
Il ragazzo tentò di contestare: «Comandante, ma... Manami?» si rivolse alla compagna, speranzoso che avesse in mente un'idea migliore, o che lo sostenesse con la tattica del mascella e del carro. Ella fece spallucce, gli occhi fissi all'orizzonte, sul profilo della fortezza.
«È indifferente il modo in cui viene buttato giù: il peso delle perdite sarebbe lo stesso. A meno che Gabi non si sbrighi a finire quel suo gingillo, non vedo altri modi.»
Tutti gli occhi si puntarono sulla ragazzina.
«Ho quasi finito, signorina Manami, ecco!» esclamò lei, stringendo ben bene i lacci intorno alle granate. Un luccichio determinato le permeava lo sguardo bronzeo.
«Gabi?» domandò Falco, allungando una mano verso di lei per tentare di fermarla.
«Lo lasci a me, la prego!» guardò il Comandante dal basso in alto, con espressione supplicante «TADANN! Io da sola posso metterlo fuori gioco.»
La voce di Falco passò in sottofondo. «Ehy, Gabi...»
«Hai la minima idea di quanto sia costato il vostro addestramento? Respinta.» rispose Magath, con un sospiro di sollievo da parte dei compagni di lei. Ma Manami si oppose.
«Scelga tra una bambina e ottocento guerrieri, Comandante. Io direi che la risposta è ovvia.» disse. Colt sudò freddo, un pugno nel petto. Per Manami non aveva importanza se Gabi era solo una bambina. Ma dopotutto le cose stavano così, no? Erano guerrieri in ogni caso, non importava che età avessero. Era una cosa cruda, però era la verità. Manami l'aveva accettata, ma lui non avrebbe mai potuto...
«E se fallisse?» chiese Magath. La rossa rispose senza mezzi termini. «Ci avremo almeno provato.»
Egli parve rifletterci un momento. Sapeva che quando la consigliera diceva una cosa, così andava fatta, perché l'esito era sempre il migliore possibile. All'inizio lo irritava il fatto che fosse un demone a dispensare ordini, ma aveva capito con il tempo e l'esperienza che quel demone dal sangue marcio gli era essenziale per vincere in battaglia. La medaglia di smeraldo che Manami portava al collo ne era la prova concreta.
Quindi sospirò, e annuì. «Ho capito. Vai, Gabi.»

SUNLIGHT PUFF • levi ackermanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora