CAP 77

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TURPE CONCUBINATO

Il vischio ormai secco crepitava nel caminetto.

Dopo il tramonto Margot lo avrebbe sostituito con il nuovo rametto colto in mattinata. Rito che Rutgard le aveva trasmesso anni prima e che lei mai aveva dimenticato di rispettare da allora, ma quest'anno il solstizio per lei non si concludeva lì. Aveva ottenuto dall'erborista di poter partecipare con lei al volo ed ora distesa in poltrona davanti al fuoco tentava di sciogliere la tensione, rilassandosi, prima di passare la notte con l'anziana donna. Il suo precettore, Calixtus, le aveva un tempo fatto leggere testi di suoi confratelli domenicani, inquisitori incalliti, che di questo potere delle streghe argomentavano in modo inquietante.

Voli a dorso di animali e unioni sessuali tra le streghe e Satana sembravano indispensabili nelle notte del sabba. Yule attendeva di esser svelato ai suoi occhi per la prima volta e l'emozione le seccava la bocca.

Il corpo della vecchia appariva avvizzito e cadente mentre ella senza vergogna si spogliava.

Margot la guardava paralizzata dall'imbarazzo, confusa. Rutgard aveva sbarrato porte e finestre e da lì, osservò la ragazzina, sarebbe stato impossibile uscire ed in preda al disagio teneva saldamente i suoi vestiti ancora addosso.

La completa ignoranza su cosa dovesse accadere agitava il suo cuore, perché la donna stava abbandonando i suoi vestiti, chi avrebbero dovuto incontrare?Perché era necessario spogliarsi e soprattutto perché non si recavano nel bosco come ella aveva creduto di dover fare? Più le domande affollavano la sua giovane mente più l'agitazione si impossessava del suo inesperto e giovane intelletto, gonfiandole così il cuore da temere le esplodesse in petto.

Rutgar riattizzò il fuoco in modo che durasse per tutta la notte non facendole morire di freddo e con i seni oscenamente a penzoloni esortava la ragazzina a spogliarsi, impaziente di iniziare. Non intendeva certo far brutta figura, non voleva che il suo timore si palesasse alla donna mediante le sue esitazioni, così Margot senza pensare troppo ammucchiò i suoi vestiti su di una sedia e si avvicinò a Rutgard che stava ora aprendo un coccio che emanava un odore nauseabondo che invase in un attimo la piccola stanza dalle finestre e porte sbarrate.

Rutgard ne prese una manciata ed iniziò a sfregarselo energicamente sulla pelle. Margot ricordava che ella le aveva già spiegato cosa contenesse e con uno sforzo disperato ricercò nella sua mente gli ingredienti lì contenuti: canapa, sangue di pipistrello e non ricordava cosa di rospo, aconito, foglie di pioppo e forse belladonna, ma non lo ricordava con certezza, ed olio per amalgamare il tutto ed ecco spiegato quel puzzo terrificante.

La pelle di Rutgard andava arrossandosi per via di quello sfregamento eccessivo ed invitò Margot a fare lo stesso, doveva esser risvegliata la circolazione sanguigna così che l'unguento entrasse in circolo in modo soddisfacente. Fatto questo Rutgard si distese sul letto e restò a fissare il soffitto fino a che una lieve bave le uscì dalla bocca ormai volgarmente spalancata. Margot rimasta sola e non sapendo cosa fare imitò la donna, finì di sfregarsi il corpo e si adagiò a terra vicino al caminetto acceso.

Restò sdraiata lì in attesa di non comprendeva cosa mentre il freddo, che sfiorava il corpo nudo, la faceva tremare. In uno stato di gaudioso dormiveglia avvertì un forte odore selvatico appropriarsi della stanza. Un rumore di zoccoli si avvicinò fino a fermarsi accanto alle sue orecchie.

Gli occhi serrati e pensanti non le permettevano di vedere, non obbedendo alla sua volontà di schiudersi, curiosi, e la sconvolgente convinzione che il Diavolo in persona fosse venuta a prenderla la gettava nel più totale terrore.

Il freddo aumentò o almeno questo percepiva come se ora non fosse più accanto al camino ma trascinata fuori, nella fredda notte di Dicembre. Le sembrava di udire il rumore delle fronde sferzate dal vento che le scuoteva, carezzandole, mentre la sua delicata pelle pareva esserne frustata, arrossandosi sotto la violenza del gelido vento che la sferzava.

Volava, pensò.

Nuovamente il calore del fuoco rilassava il suo corpo, un falò. Doveva esserci un falò attorno a cui tutti danzavano e lì ella doveva essere stata lasciata.

Si mise sul fianco così che il calore abbracciasse tutto il suo corpo e dalle palpebre semichiuse intravedeva figure scure formare un grande girotondo, come lei stessa aveva fatto da bambina sotto la luna con le donne del fiume. Urla, ora le donne urlavano mentre uomini, demoni ed animali si muovevano oscenamente su di loro. Margot strinse tenacemente le cosce avvertendo subito la rigidità dei muscoli atti nello sforzo di serrarsi ad impedire che quegli atti, che trovava ripugnanti, abusassero della sua vulnerabilità e nuovamente quell'odore silvestre ed agro penetrò nelle narici mente una vertigine mai provata si impossessava di lei.

Il sole filtrava risoluto da una piccola fessura nel legno della finestra, accecandola. Ancora confusa ed allucinata dai postumi della notte appena trascorsa Margot si sollevò faticosamente a sedere e con orrore notò del sangue che scivolava tra le cosce, facendosi strada fino alle caviglie. Toccandosi con vergogna tra le gambe accertò la fonte di quel flusso e con raccapriccio svenne nuovamente con l'unico pensiero di esser divenuta la concubina del Diavolo.

Si risvegliò fortunatamente prima di Rutgard e vestendosi frettolosamente corse via, quell'imbarazzante segreto riguardava solo lei e non lo avrebbe mai rivelato a nessuno. 

MARGOTWhere stories live. Discover now