CAP 27

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ACERBA RIEVOCAZIONE

Il medicamento era stato tenuto nascosto per giorni nella stanza di Margot, ella infatti non voleva dar idea alle tre sorelle che il compito affidatole fosse per lei così facile da eseguire, che contatti del genere fossero già tra le sue amicizie. Così lo aveva tenuto segreto, deludendole ad ogni suo rientro a Palazzo con una leggera scossa del capo, in segno di insuccesso, appena i loro occhi la cercavano speranzose.

Destatasi la bambina rimase pigramente nel letto, i ricordi del sogno notturno la rendevano inquieta, non erano nitidi ma ricordava distintamente di aver sognato la famiglia Pappenheimer, ed una nostalgia struggente si impadronì di tutto il suo sentire, fino a che lacrime di mancanza non scesero inattese.

Margot era convinta di aver superato il legame con il passato, ma così evidentemente non era. Il sole ormai alto entrava dalla finestra scaldandola e non fu l'unico a venirla a trovare, giungendo assieme ad un lontano ricordo legato a Paulus Pappenheimer, capofamiglia e padre adottivo.

Il ricordo si affacciò timidamente poiché lontano ormai nel tempo e forse accantonato, quasi dimenticato, eppure ora così vivido nelle sue emozioni tornava a mostrarsi prepotentemente.

La piccola Margot malata veniva lasciata a casa sola mentre la famiglia usciva per le varie mansioni giornaliere. Il padre Paulus l'aveva rassicurata che presto sarebbero tornati, raccomandandole di restare al caldo perché non potevano permettersi di chiamare un medico se fosse peggiorata. La bambina fiduciosa aveva atteso il ritorno dei suoi cari con ansia crescente man mano che la luce del giorno si riduceva, era piccola e non voleva ritrovarsi sola in casa al buio. La promessa del padre le fu di conforto fino a che il buio non giunse, affogando ogni speranza. Dal nervoso e dalla paura Margot divorò l'unghia del mignolo fino a non averla più, quando finalmente tornarono a casa la trovarono distaccata ed impassibile come se in lei non fosse successo nulla, in realtà era cambiata per sempre.

Comprese sin da piccola che non doveva aspettarsi nulla da nessuno, che tutti l'avrebbero sempre delusa e che per impedirsi di soffrire nuovamente avrebbe dovuto non fidarsi mai più di alcuno. Quell'esperienza che era stata rimossa dalla memoria aveva però lasciato una vistosa cicatrice nell'anima tanto da mutarla. Margot era troppo piccola per capirlo allora, ma ora una seconda opportunità di riviverla, grazie ai ricordi, le svelò parte del motivo del suo introverso carattere, diffidente e chiuso, con rabbia ebbe pietà di se stessa e scoppiò in un pianto liberatorio.

Le sorelle Bisbiach saltarono dalla gioia quando scesa giù nel salone fece capire loro che finalmente aveva ciò che avevano tanto desiderato. Consegnò il barattolino di vetro spiegando loro come usarlo, raccomandandosi di non eccedere con le dosi. A Margot non sfuggì lo sguardo ammirato di Marion, la mediana delle tre sorelle, in quegli occhi lesse dell'altro, una nuova richiesta sapeva presto sarebbe arrivata. Vedendole così felici le invidiò, sapeva bene che nulla poteva render lei così gioiosa, nulla che non fosse davvero speciale, sospirò convinta che mai nella sua vita avrebbe potuto più provare quelle emozioni autentiche e non alterate dal passato doloroso che il destino le aveva riservato, si congedò e si diresse in giardino per restare sola.

Un pettirosso che si riposava, adagiato su di un legno, attirò la sua attenzione. Sorrise malinconicamente e carezzandosi il petto sussurrò:

- Il sangue versato non si lava mai via.. – 

MARGOTWhere stories live. Discover now