CAP 8

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MATERNA LUNA

Gli occhi delle donne, che la intravidero arrivare, inondarono di lacrime le loro guance, come dighe che cedono per la troppa pressione.

Incredule la videro avanzare a passi incerti, la debolezza che la pervadeva faceva apparire il suo corpo come quello di un burattino i cui fili si fossero allentati e, senza sostegno, procedeva come afflosciato su se stesso. I capelli erano arruffati e sporchi e la sua pelle lasciava trasparire le fragili ossa tanto che nell'abbracciarla, le donne, temettero quasi di poterla rompere come fosse una fragile bambola.

Si guardarono tra loro incerte sul da farsi e su cosa dire, nello stesso istante balenò nella mente di tutte la stessa domanda:

- Sa? Conosce quale fine orribile ha fatto la sua famiglia? -

Così tacquero ed in quel silenzio tutta la disperazione di Eiche venne a galla in modo dirompente, violentando quel fragile corpo di singhiozzi inconsolabili.

La Luna del Grano risplendeva argentea nel cielo limpido e caldo di Agosto, vegliandole con i suoi raggi candidi, che illuminavano la loro notte di ritrovo.

Ogni donna frugò lesta nelle propria sacca di tela alla ricerca di un frutto, un tozzo di pane, qualunque cosa potesse sfamare quello spettro che era l'ombra della bambina che avevano incontrato esattamente un mese prima.

Mangiò tutto avidamente mentre le lacrime non smettevano di scendere ed i singhiozzi rendevano difficile ingoiare, inutili le raccomandazioni delle donne

- Mangia lentamente, o finirai per sentirti male... –

La fame patita la rendeva sorda ad ogni consiglio.

Ruffiano, accovacciato ai suoi piedi, non prestava attenzione a nulla, sornione si leccava la zampa anteriore, pulendosi poi accuratamente il muso.

Osservandolo una delle donne scoppiò a ridere ed urlò

- Sembra più pulito il viso del gatto che il tuo... . –

Tutte risero guardandola materne e per la prima volta, in quel mese, un sorriso comparve sul volto della bambina, espressione ormai dimenticata, tanto che i muscoli del viso le sembrarono atrofizzati e doloranti nel compiere quello sforzo.

Dopo quella inattesa abbuffata il sonno la rapì, lo stomaco non più abituato alla sazietà le infuse una sonnolenza che pervase il gracile corpo e senza rendersene conto scivolò addormentata sull'erba leggermente bagnata dalla brina. Le donne ne approfittarono per consultarsi tra loro, non potevano certo abbandonare la bambina al suo destino.

- Ma chi può tra noi farsi carico di una nuova bocca da sfamare? - si chiesero mentre tutti gli occhi caddero su Beatrix Bisbiach, questa sentendosi osservata sorrise, abbassò lo sguardo e disse in un bisbiglio

- Se la Dea ha scelto me, così sarà! -

Attesero, leggendo, che la bambina rinvenisse per darle la notizia. Eiche rimase immobile nell'apprendere la decisione delle donne, avrebbe voluto chiedere notizie della sua famiglia ma dai loro sguardi capì che la loro pietà era rivolta ad un'orfana. Deglutì per ricacciare nello stomaco dispiaceri che emergevano nuovamente, si limitò a fare un cenno di assenso con il capo e restò silenziosamente chiusa nella sua sofferenza.

- Credo che usare il tuo vero nome, Eiche, potrebbe esser pericoloso, potrebbero riconoscerti.... Che ne dici di Margot? Ti piace? - le chiese dolcemente Beatrix.

La bambina affranta guardò Ruffiano, aveva posto la stessa domanda al gatto non molti giorni prima, non disse nulla, del suo passato non le rimaneva nulla, neanche il nome. 

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