CAP 15

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SIMULACRO DI ESTERIORITA'

Da giorni le ampie sale del Palazzo era animate da lavori frenetici, le donne a servizio della Signora si davano un gran da fare a ripulire, ordinare e lavare biancheria.

- Il Signore sta tornando! –

Apprese Margot con inaspettata emozione dalle loro bocche pettegole.

Mentre piegava una tovaglia ricamata con merletti squisiti, la domestica, la mise al corrente che ad ogni suo rientro veniva sempre imbandita una gran cena con le personalità in vista del paese a cui egli, per ingraziarsene le simpatie, riportava doni dai luoghi in cui il suo mestiere di mercante lo portava. Il cuore le tremò alla notizia, si accorse solo in quell'istante che mai lei e Beatrix avevano parlato di quell'uomo che per lei era un totale sconosciuto e non sapeva quindi cosa aspettarsi: sarebbe cacciata da un burbero padrone di casa o accolta da un benefattore?

Il giorno annunciato dalla lettera, che lo precedeva, arrivò e Margot se ne stette tutto il dì rintanata nella sua stanza.

La grande finestra dell'ultimo piano in cui si trovava dava proprio sull'ingresso principale e sporgendosi un po' lo avrebbe forse potuto vedere, senza però esser vista. Ruffiano, impaziente di uscire, si strofinava ad ogni angolo del baule su cui la bambina si era seduta fissando fuori, ma non riuscendo proprio ad attirarne l'attenzione, vinto, si rannicchiò nella vecchia cesta.

Le ruote cigolanti della carrozza sembravano passarle direttamente sul cuore da quanto emozionata si ritrovò a fissarla arrivare, un gran chiacchiericcio euforico inondò l'ingresso del Palazzo. Beatrix seguita dalle figlie del mercante si riversarono nel giardino attendendo così calorosamente che egli scendesse dal cocchio che lo aveva riportato a loro.

Margot si sorprese a pensare che al mondo non esisteva nessuno di cui ella attendesse il ritorno e le ragazze che chiedevano al padre quali doni avesse loro riportato dall'Italia e Francia le sembravano sciocche e superficiali, o forse si disse, ne era solo invidiosa.

Chiuse la finestra, ogni volta che usciva dal suo mondo interiore fatto di solitudine e studi le sembrava che ad attenderla ci fosse solo dolore e che a generarlo fosse la miseria umana, che distratta in futili valori, continuamente la calpestava.

Nascosta con le altre donne di servizio, dalla grata della cucina, spiava il salone imbandito per la cena, la lunga tavola era animata già dagli ospiti invitati. L'atmosfera era molto sobria, persino Beatrix era irriconoscibile ai suoi occhi, lì seduta accanto al prelato del paese le sembrava come un bambola vuota di anima.

Inaspettatamente si scopri arrabbiata con lei, tradita, come se indossasse una maschera in assenza del marito che ora aveva gettato via e si domandava se la stessa fine avrebbe fatto fare anche a lei. Stanca di quella che ai suoi occhi appariva una recita di pessimo gusto si ritirò nella sua stanza e mentre stava per addormentarsi qualcuno bussò alla sua porta.

Beatrix entrò come ella l'aveva sempre conosciuta e di colpo capì che la maschera lei la indossava con la società che non poteva capirla, nascondeva se stessa come i suoi libri.

Sorridendo la donna le mostrò il regalo che il suo caro marito aveva riportato per lei: un nuovo libro comprato in Italia.

Lì ferma in quel palazzo ella grazie a lui poteva conoscere l'intelletto di molti uomini contemporanei e non. Le spiegò, aggiungendo di non rivelare mai tale segreto a nessuno, che molti di quei libri erano ritenuti sconvenienti e vietati dalle autorità ecclesiastiche e con occhi pieni di amore e complicità le rivelo che egli per portarli alla sua amata rischiava la sua stessa vita.

Beatrix, forse comprendendo le sue angosce, le disse di dormire serena, confidandole che il giorno seguente un regalo attendeva anche lei. Nelle molte lettere che mandava al marito mai dimenticava di parlare della sua pupilla che egli amava al pari suo, poiché grato alla bambina di aver dato alla sua consorte ciò che egli non era più in grado di donarle: una figlia.

La paura che potesse esser cacciata da un uomo del genere scomparve dalla sua mente e comprese che al prossimo rientro anche lei lo avrebbe atteso trepidante. La bambina portò una mano sul ventre, il mal di pancia che prepotente e violento si palesò all'improvviso le fece comprendere che era lì per metterla in guardia: il corpo con i suoi malesseri invia sempre messaggi che sarebbe bene comprendere e mai sottovalutare e capì, con terrore, che ora anche lei aveva chi attendere... ma chi si aspetta potrebbe anche non tornare mai più. 

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