CAP 60

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DISPOTICA FIAMMA

Seduta su di un muretto di pietra a secco fissava il grano ormai quasi maturo che al lieve vento del vespro ondeggiava come inquieto mare.

Margot assorta ascoltava il rintocco delle campane distrattamente per poi tornare violentemente alla realtà.

Presa dai suoi pensieri aveva trascorso più di due ore a fissare il campo ed ora era costretta a correre a perdifiato per non essere chiusa fuori dalle mura del borgo, che al tramonto venivano serrate.

Sgattaiolo appena in tempo tra le pesanti ante del portone che andavano lentamente richiudendosi, spinte dai custodi, facendosi sfuggire un sospiro di sollievo mentre il guardiano la sgridava, ammonendola di essere sempre l'ultima a rincasare.

Scalciò un sasso fino a raggiungere il portone della cucina del Palazzo, tutti si erano già seduti a tavola e scusandosi si preparò da sé il piatto.

Hilke la guardò con severità, anche se bizzarra nei suoi forastici comportamenti, tutti le si erano affezionati e temevano che prima o poi per le sue stranezze si sarebbe cacciata nei guai. Lo sguardo assente rivelava che la sua mente era altrove mentre meccanicamente portava il cibo alla bocca, era passata già una settimana dall'arrivo della lettera di Edmund ma ella non aveva trovato ancora il modo di rispondere a quel rompicapo erboristico. Non che le importasse per dovere di buone maniere, semplicemente non volevo perdere la sfida, cercava ferocemente un qualcosa che dichiarasse l'acume del suo intelletto.

- Non mangi mai verdure te! - La rimproverò severa Gerda, ma solo perché la ragazzina tendeva a far fuori tutte le uova nel centro del tavolo.

Margot non reagì neanche e continuò a mangiare veloce il pane e le uova accompagnate dal formaggio.

- Il mio pensare consuma molto cibo... non son mica una stupida gallina che becco granturco... -

Disse poi ridendo e facendo ridere tutta la tavola.

- Sorrido perché sminuite il vostro intelletto con dimostrazione che platealmente annuncia il contrario.

Vorrei esser lì per poter scorgere il ghigno di soddisfazione che ora albeggia sul vostro volto.

Ora state sfiorando le vostre labbra con la punta delle soffici dita e percorrendo la virgola che la vostra bocca crea, state pensando come fa egli a saperlo.

Vostro Ed. –

Margot rilesse la lettera e nuovamente quel senso di fastidio la invase, la conosceva così bene da aver indovinato tutto. Sbuffò infastidita e si lasciò cadere sul letto per dar modo alla sua mente di pensare ancora, prima di addormentarsi.

La lezione iniziò in modo decisamente noioso, non amava studiare cose avvenute in epoche troppo lontane dalla sua, così ascoltava distratta la storia di mitologica che Calixtus andava leggendole da un pesante tomo che teneva in equilibrio sul palmo aperto.

Vedendola distratta, però, chiuse il volume battendo forte tra loro le pagine facendola saltare sulla sedia. Il maestro fece il punto della lezione prima di procedere.

- Dunque il personaggio mitologico greco, Narciso, figlio di un Dio ed una Ninfa, famoso per la sua irresistibile bellezza, viene punito dagli Dei per la sua superbia. Egli infatti respinge ogni spasimante, fino ad indurle persino al suicidio. La punizione consiste nel farlo innamorare di se stesso, ossia, della sua stessa immagine riflessa, fine a trovare così la morte, cadendo nei fluttui in cui amava specchiarsi. -

Eccola, pensò Margot tutto ad un tratto interessata alla lezione, Edmund non faceva che rifiutare spasimanti, la povera Marion si era rinchiusa persino in una abbazia per lui, e questo per la bambina equivaleva al suicidio.

Aveva trovato la risposta, pensò soddisfatta e grata, ancora una volta, verso il colto maestro.

Reperirlo non sarebbe stato facile, il disegno che aveva trovato nel libro riportava in calce, in basso nella pagina il periodo di fioritura: da Maggio a Luglio, forse qualche sopravvissuto abitava ancora qualche aiuola nel giardino, pensò, e lesta scese a controllare.

Il fiore, delicata campanella, venne chiuso delicatamente nella pergamena che ripiegò con cura, non aggiunse nulla e sigillò la lettera pronta per essere spedita.

La Florigrafia era a lei del tutto sconosciuta, ma già in uso ad esempio tra i cavalieri medievali. Questi, prima di partire per le crociate, facevano bella mostra di viole del pensiero portate sul cappello per esortare la loro Dama a - non dimenticarlo -

Così, Margot, ignorava che il significato di tale fiore, il narciso, fosse, in quel linguaggio segreto dei fiori: amore non ricambiato.

Questa risposta per il destinatario di tale missiva però non fu quel soffio che i piccoli fuochi spenge, ma quel vento che li fa divampare. Infiammandosi dapprima di collera, tremò poi di passione, tenendo stretta a sé quella sentenza così ardimentosa che induceva a lottare per espugnare tale anima inconquistabile.

*Nota:

la Florigrafia conobbe il suo massimo uso nell'epoca Vittoriana dove, tramite tali messaggi affidati ai fiori, si esprimevano vere e proprie dichiarazioni d'amore, ma era già nota nel Medioevo;

lo stesso William Shakespeare nel 1603, nell'Amleto scrive, tra Ofelia ed Amleto:

- Ecco laggiù il rosmarino, la pianta del ricordo -

- C'è il rosmarino per la rimembranza, ti prego, amore, ricorda

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