CAP 72

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NARCISISTICA SUPERBIA

La notizia invase la piazza: un gatto nero era stato sepolto vivo durante la mattinata da contadini che lo ritenevano messaggero del Demonio.

Questo aveva fatto temere il peggio a Margot che sconvolta corse fino a casa per accertarsi non si trattasse del suo Ruffiano e trovandolo a sonnecchiare pigro sul suo letto ne gioì fino alle lacrime stringendolo a sé, domandandosi quale crudeltà si stesse impadronendo dell'animo umano, quale paura insensata li spingesse a gesti così folli.

La zampina del gatto cercava di afferrare il lembo dell'enorme fiocco rosso che la bambina gli aveva legato al collo, illudendosi ingenuamente che quell'applicazione potesse tenerlo al sicuro da tali superstizioni.

- Ecco fatto! - esclamò soddisfatta annodandolo.

Rutgard le aveva un tempo raccontato che nella notte di San Giovanni i gatti neri, chiusi in ceste, venivano arsi vivi sui fuochi accesi nelle piazze, facendola inorridire per tale efferata ferocia. Evidentemente anche se non più così diffusa, tale orribile consuetudine non doveva essere del tutto cessata.

Non rivelò a nessuno in casa la gravidanza di Gerda, non voleva aggiungere altro dolore allo strazio di Hilke. Se non fosse riuscita nel suo intento di salvare la donna, la cuoca avrebbe visto morire sul rogo non solo una figlia, ma anche un nipote mai nato. Inquieta sperò che la confessione fatta al prelato servisse a strappare alla morte la giovane sciocca, senza invadere ulteriormente di pettegolezzi la sua già miserabile vita: sperava di beffare la chiesa con i suoi stessi modi, subdolamente.

- Superbia... - bisbigliò Calixtus osservando quel sorriso che sempre più spesso si affacciava sfacciato sul volto della sua allieva, preoccupandolo non poco.

- Cosa? - chiese attenta Margot.

La sua mente era un filtro che tutto intercettava, nulla poteva guizzare via senza essere stato prima afferrato. Sorridendo ora il maestro analizzava come le lezioni con la ragazzina sfuggissero sempre alla sua programmazione, inerpicandosi in sentieri alternativi, spedizioni che ella stessa conduceva con la sua innata curiosità. Rimase in silenzio come faceva sempre prima di esporre le nozioni cercando le giuste parole, volendo fortemente rimanessero pulite dalle sue idee ed opinioni, così da fornire conoscenza libera di essere poi interpretata dalla coscienza e mente dell'allieva.

- Sono otto gli spiriti o pensieri maligni, quali, gola, lussuria, avarizia, ira, tristezza, accidia, vana gloria, ed appunto il peggiore di tutti, la superbia, che implica una radicata convinzione della propria superiorità, provocando altezzoso distaccamento e disprezzo degli altri.

Ritenuto il più pericoloso perché coloro che se ne macchiano ritengono di non essere inferiori neppure a Dio, peccato di cui si macchiò, ad esempio, Lucifero. Detti anche Vizi Capitali, o impropriamente peccati, impropriamente perché il peccato è quello che deriva dal vizio che invece identifica l' inclinazione morale e comportamentale dell'anima. Vitum appunto, dal latino, abitudine deviata, fuori dal giusto sentiero.

Contrapposti alla virtù, che nutre ed eleva lo spirito, i vizi lo distruggono e degradano, vi fu un tempo in cui anche la malinconia era ritenuta un vizio poiché chi non gioiva della vita non onorava ed apprezzava l'opera di Dio, il creato, la vita stessa. -

Margot ascoltò tutto attentamente come sempre e fu lieta che in lei il maestro vedesse proprio il vizio che ella preferiva, quello che non riusciva neanche a ritenere un vizio, ma al contrario una virtù: la consapevolezza di sé. Comprendeva come fosse utile per la Chiesa mettere al proprio posto le pecorelle con quell'ammonimento, ma lei proprio non intendeva privarsene, lo teneva stretto a sé come pure la sua stessa anima che priva di falsa modestia riteneva essere migliore di molte altre.

- Trovo che il vizio identifichi il vero volto dell'uomo, la sua vera natura, mentre la virtù rappresenta solo una maschera che nulla rivela se non la sua paura di essere giudicato... -

Non fece altre considerazioni sull'argomento tornando a leggere il tomo che il maestro le aveva consegnato all'inizio della lezione mentre Calixtus in silenzio si beava del fluire dei loro pensieri che come in un delta composto dalle loro menti faceva si che le loro anime si miscelassero l'uno nel sapere e nelle considerazioni dell'altro, una fusione unica che prevedeva poi però il rimanere fermamente se stessi.

MARGOTWhere stories live. Discover now