CAP 55

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PROBO ACUME

La lettera di Edmund indugiava dimenticata tra i libri, dove era stata riposta pochi giorni prima da Margot al ritorno dall'abbazia di Marienfließ.

L'edificio austero e silenzioso aveva ingerito Marion che a capo chino ed assorta ne aveva varcato il portone, Margot avrebbe voluto spiegarle, ma i loro occhi si erano evitati per tutto il viaggio. Vesna da allora, rimasta ormai sola in casa, passava il suo tempo a sottolineare le stranezze che a suo avviso Margot commetteva: le sue frequentazioni, che facevano sparlare tutto il borgo alle sue spalle.

Babette, la cameriera che serviva a tavola i padroni e riordinava le stanze, l'aveva sentita dire:

- Addirittura con il beccamorto Ignatius Bestatter è stata veduta parlare, le sue frequentazioni sono a dir poco ripugnanti, dopo il boia anche il becchino! - mentre lo diceva il volto della ragazzina, di pochi anni più grande di Margot, era deturpato da una smorfia di disgusto.

Assuero, seduto a capotavola, ascoltava innervosito, disturbato da quel provincialismo che non comprendeva più dopo aver molto viaggiato.

Ammirava invece quella piccola mente che, anche se mai uscita dal borgo in vita sua, era comunque sfuggita, almeno culturalmente, a quel piattume e riprendeva la figlia che gli appariva invece una piccola serva pettegola, ammonendola di non giudicare.

Babette aveva poi subito raccontato tutto a Gerda, le chiacchiere erano il loro passatempo e non la pensavano diversamente da Vesna. Il borgo trovava strana quella ragazzina che passava tempo con l'erborista, la levatrice, il boia ed ora era uscito fuori persino il beccamorto.

Hilke le ammoniva di non sparlare dei padroni in casa loro mentre le invitava a lavorare di più e parlare di meno.

- Il beccamorto... - ripeteva tra se Assuero Bisbiach pensieroso e chiuso nel suo studio, domandandosi cosa mai una ragazzina avesse da chiedergli e curioso mandò a chiamare Margot.

La risata dell'uomo risuonò per tutto il palazzo quando candidamente Margot gli confessò di essersi fermata a parlare con quell'uomo per sapere il significato del nome del suo mestiere.

Questi, non senza imbarazzo, le aveva raccontato che, per accertare la morte del mal capitato si doveva, prima di certificarne la morte, che non fosse apparente ma reale, infliggere al corpo, ormai senza vita, del dolore per studiarne la reazione o meglio la mancata reazione.

- L'alluce... gli mordono l'alluce... da qui nasce la parola beccamorto! All'inizio pensavo mi stesse prendendo in giro, ma era davvero impensabile che qualcuno inventasse un motivo così ignobile. -

Assuero annuiva mentre lacrime di divertimento gli umettavano gli occhi, un tempo era lo stesso medico a compiere quel macabro gesto, poi si era andata creando una vera e propria professione che, alla pari del boia, veniva ritenuto un contagiato dalla morte.

Ormai in argomento l'uomo chiese alla bambina anche dell'amicizia che pareva ella avesse con il boia.

La descrizione di uomo di cultura che ne emerse lo incuriosì molto, si appassionò ai racconti della bambina che gli narrava di aver lì assaggiato quell'infuso amaro come il fiele arrivato da Venezia, dei volumi di medicina che egli conosceva a memoria, e trasalì di emozione quando la bambina confidò l'inquietudine dell'anima dell'uomo per quel che era costretto a fare per vivere.

Nessuno aveva veduto mai il boia con quella purezza di spirito.

- Molti ricorrono in segreto ai suoi rimedi, per poi non salutarlo se lo incontrano nel borgo... - gli confidava ora Margot sospirando di biasimo. Condannava quell'opportunismo sfacciato mentre ammirava la levatura morale ed intellettuale di Zacharias che perdonava chi lo accusava di essere un appestato e lo supplicava per riceve unguenti che rendessero fertile il grembo della moglie.

- Ti darò dei peperoncini da portare al tuo amico per ringraziarlo di averti fatto assaggiare il caffè! - disse sorridendo Assuero.

Margot lo guardava incredula, non poteva credere di aver la sua approvazione.

- Mi raccomando avvertilo, è una spezia molto potente! Ma sono certo che la conoscerà già, se veramente è uomo di intelletto come dici. - poi addolcendo la voce e poggiando la mano aperta sulla nuca della bambina aggiunse - Vedi di non ficcarti nei guai... tu.... -

Il cuore di Margot appariva ora svuotato, tutta l'ansia covata in quei giorni ed il senso di colpa, dopo la conversazione con il padrone di casa, si erano dissolte lasciandole una sensazione di pace e beatitudine.

Sdraiata sul letto fissava il soffitto seguendo le onde che la tremula candela animavano, cullando la sua mente ormai sgombra.

- Premetto che venir a conoscenza della morte della vostra piccola ammalata mi ha sconvolto, gettandomi in uno stato di tristezza e dolore, ma vi confesso anche che ricevere una vostra risposta, anche se limitata a quelle due misere e tristi parole, mi ha fatto sperare di poter un giorno riconquistare la vostra fiducia.

Ammetto che in nessun'altra mia conoscenza posso trovare la vostra onestà ed è questo, unita alla vostra intelligenza, che mi strega e rende indispensabile la vostra presenza nella mia vita.

Bramo conoscere ogni vostro pensiero perché illumini ed alimenti i miei.

Spero a presto.

Vostro Ed. –

Margot prese la pergamena e fissando la luna alta nel limpido cielo, spazzato dalla tramontana, esplorava la sua mente in cerca di una risposta

- Forse Ingigantite Drasticamente Un Comune Intelletto Affrancato. –

Margot chiuse la missiva chiedendosi se avrebbe notato le iniziali che componevano la parola - fiducia - per lei impossibile da provare. 

MARGOTWhere stories live. Discover now