CAP 32

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LETIZIA ED IDILLIO

Mondare le verdure d'inverno nell'acqua gelata era divenuto suo esclusivo incarico, la vecchia cuoca Hilke avendo le mani deformate dall'artrite evitava quella mansione scrupolosamente. Non solo Margot doveva sopportare quel supplizio, ma anche e soprattutto sopportare le sciocche chiacchiere della donna che era imprigionata nelle sue superstizioni e devozioni. Quella mattina però insolitamente Margot ascoltò volentieri i pettegolezzi che questa aveva riportato dal mercato, dove si era recata a comprare prodotti freschi.

- Niente di buono vi dico! La casa abbandonata fuori al paese, tra il bosco ed il fiume è ora abitata da una famiglia forestiera. -

La bambina non capiva cosa ci fosse di così terribile finché non le venne spiegato che quella un tempo era stata la casa del boia e se dopo tanto tempo un altro era stato richiamato voleva dire che i tempi non erano buoni.

- Oh che Dio ci liberi da tutti questi Diavoli! - esclamò Hilke facendo lesta il segno della croce. Margot che nuovamente non comprendeva le chiese di quelli diavoli parlasse. - Sei piccola per conoscere e sapere dell'unione che carnalmente le streghe compiono con Satana, dei loro piani per impossessarsi delle nostre anime... –

Nuovamente fece il segno della croce mentre la bambina la guardava in modo confuso chiedendo:

- Ed ora che c'entrano le streghe? –

La donna rise perfida.

- Il boia è qui per tagliare le loro teste non certo la mia! - spiegò poi euforica.

Margot si paralizzò.

Per fortuna aveva terminato di sciacquare tutto, ripose il cesto sul tavolo e si congedò, la tentazione era troppo forte e la giornata troppo soleggiata.

Corse a cambiarsi d'abito, indossò quello per le uscite popolane e si diresse lesta, con Ruffiano al seguito, verso la casa del boia.

Uscita dalla Galgentor, porta usata per i cortei delle esecuzioni, si diresse lungo il fiume Tauber.

Il bosco appariva spettrale, il freddo febbraio aveva spogliato ogni ramo. Braccia urlanti rivolte al cielo apparivano quei tronchi nudi e secchi. Margot procedeva dapprima veloce, poi mano a mano che si avvicinava in prossimità della casa, rallentava, non era poi forse una buona idea andare a curiosare, iniziò a dirsi. Colpi secchi di scure attirarono la sua attenzione nel silenzio totale che la avvolgeva, trattenne il fiato e restò a guardare.

Non le sembrava poi tanto maturo questo boia che davanti si ritrovò.

Non doveva avere sei, sette, anni più di lei , impugnava l'ascia con decisione e colpiva con estrema e maniacale precisione ogni ciocco che doveva spaccare.

Quel movimento, come le mani di Rutgard mentre intrecciava i cesti, la rapì e salto letteralmente quando le venne rivolta parola.

- Si può sapere cosa hai da guardare? Tutti curiosi in questo paese.-

Margot arrossi di rabbia e vergogna. Rabbia per esser accumunata ad altri, vergogna per essersi fatta sorprendere come una stupida. Contrariamente a quanto si aspettava accadesse, la bambina non fuggì, ma al contrario si avvicinò e per la prima volta il ragazzo si trovò a disagio davanti a due occhi che lo guardavano.

Margot troppo curiosa si avvicinò superando rabbia ed imbarazzo, si scusò rivelando candidamente di non aver mai visto un giustiziere in vita sua e che non aveva resistito alla curiosità. Si morse un labbro mortificata mentre lui spalancava la bocca sorpreso dal candore di quelle parole e dalla gentilezza usata per lui inusuale. Nessuno vedeva di buon occhio la sua famiglia, come nessuna famiglia di boia che venivano ritenuti addirittura contaminati dalla morte. Le sorrise e le confesso che in realtà non lo aveva ancora visto, lui era solo il figlio della figura che lei bramava incontrare.

- Ma un giorno sarò un boia anche io, mi sto esercitando... - disse e i due scoppiarono a ridere.

Margot sentì qualcosa di strano nello stomaco. Quel sorriso. Ne aveva visti tanti di sorrisi, ma nessuno le aveva fatto quell' effetto. Deglutì vistosamente ed il ragazzo la osservò attentamente, sembrava disorientata. La bambina si carezzo il collo distratta e quel gesto lo fece vibrare, un fremito percorse il suo corpo fino a farlo tremare.

- Se un giorno mi trovassi a dover tagliar la tua testa. ti chiederò di sposarmi. - sussurrò.

Margot per un attimo perdette l'equilibrio, frastornata si chiese se egli avesse già capito che lei era una strega e con il cuore che esplodeva di paura chiese con un filo di voce:

- Cosa? -

Lui sorrise dolcemente e le spiegò che l'unica condizione perché un boia graziasse una condannata era che poi la sposasse. Un omone enorme uscì dalla casa chiamando il ragazzo a gran voce:

- Till! Veloce con la legna che si gela.-

Quindi era quello il suo nome, pensò Margot, sentendosi così stupida e rivedendo il dito puntato di Rutgard che la ammoniva. Il ragazzo iniziò a portar la legna in casa dandole le spalle, poi voltandosi le chiese:

- Ed il tuo qual è? -

Margot confusa, completamente stordita, chiese:

- Il mio cosa? -

Lui rise nuovamente e lei senti il cuore serrarsi in una tagliola.

- Il tuo nome.. -

Era così difficile dar qualsiasi cosa di sé che faticò persino a lasciar scivolare fuori quella parola.

- Margot. – 

MARGOTWhere stories live. Discover now