50. 𝐒𝐨𝐦𝐧𝐢𝐬, 𝐩𝐚𝐫𝐭𝐞 𝐈𝐈 (Newt)

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Lui sentì una lacrima raschiargli la guancia mentre la guardava.
Poi lei scoppiò a ridere, riempiendo l'aria di un suono cristallino.

Merlino, quanto mi sei mancata.

Quegli ultimi mesi vissuti da solo in compagnia del fantasma di Leta parvero passargli davanti come un nastro. Ore, giorni, settimane; pagine intere scritte con le sue lacrime, pile di fogli ingialliti che profumavano del suo ricordo.
Non aveva dimenticato il suo viso. Non aveva scordato nulla. Aveva stretto nel palmo della mano ogni minuscolo momento, incapace e riluttante di accettare l'idea che fosse volata via da lui così presto.

Udì nuovamente la sua voce insieme alla goccia silenziosa che gli percorreva il viso. «Avrai visto Hyde Park un miliardo di volte e ancora ti perdi a guardare gli alberi!»
«Non stavo guardando gli alberi.»
Si accorse solo in quel momento di avere una sua versione immaginaria proprio dietro la schiena. L'immagine della donna davanti a lui lo aveva talmente paralizzato che ogni altro pensiero era stato ridotto in cenere.

Si scostò goffamente, avvertendo un brivido nel momento in cui i due gli passarono attraverso, ignari del fatto che nelle loro ombre si nascondesse un uomo ormai quasi consumato dal suo stesso dolore.
Li guardò allontanarsi piano. Sembravano così felici... perché lo erano stati, una volta. Lui era stato felice. Ma questo ovviamente prima di vedersi portar via una delle uniche vere luci che aveva avuto nella sua vita.

Esitò. Una parte di lui premeva per volerli seguire, mentre l'altra si adoperava per far ragionare la mente al posto del cuore.

Questo posto ti consumerà, se non riuscirai a scapparne.

Ma perché scappare, ora che aveva rivisto Leta dopo tutto quel tempo? L'unica cosa della quale era certo era che una grossa parte di lui ardeva, desiderosa di passare anche solo qualche istante prezioso insieme alla donna.

Svegliati, stupido. Lei non è reale.

Fu uno schiaffo in faccia, che malgrado tutto lo fece scendere nuovamente dalle nuvole. Quella situazione lo stava completamente esaurendo. Forse la sua coscienza aveva ragione...
Prese un bel respiro, opponendosi a fatica a quel cedimento di volontà che lo avrebbe altrimenti spinto ad avvicinarsi ai due. Attivò gli ingranaggi della sua mente, mettendo un freno alle emozioni che lo scuotevano dalla testa ai piedi.

L'unico posto in cui aveva potuto rivedere Leta, da che ne avesse memoria, erano stati i suoi sogni. Incubi per la maggior parte, ma con qualche eccezione. Non erano mai andati insieme ad Hyde Park e forse era stato questo desiderio represso a fargli immaginare di passare una giornata con lei nel suo posto preferito di Londra. Ma in quel posto aveva vissuto ricordi, fatti reali, e non sogni. Forse la stregoneria dietro tutto quanto era così potente da poter permettere entrambe le cose...

Si meravigliò di quei ragionamenti assurdi.

Stai andando fuori di testa. Calmati, ora.

Gettò uno sguardo davanti a sé, restando immobile. Ora lui e Leta erano seduti su una panchina e Newt indicava qualcosa verso l'alto. Un nido con un qualche esemplare di volatile all'interno, poco ma sicuro. Leta lo ascoltava e ogni tanto si guardavano ridendo. Esattamente come in uno dei sogni che aveva fatto dopo la morte della ragazza. Uno dei pochi dove la luce era riuscita nell'impresa di sovrastare gli attimi bui.

La gente gli aveva parlato spesso di quanto fosse difficile affrontare un lutto. Lui aveva ascoltato, allontanando l'eventualità di doversi trovare a vivere in una situazione del genere. Si rese conto di aver capito solo in quel momento cosa volesse dire vivere col peso di una perdita così grande. Ti illudi di poter andare avanti, di potercela fare... e poi bum. Inciampi di nuovo e finisci in quel baratro oscuro che è il dolore. Quello che si prova nel sentire continuamente un vuoto dentro.

Sotto la pioggia (a Fantastic Beasts Fanfiction)Where stories live. Discover now