Sotto la pioggia (a Fantastic Beasts Fanfiction)

56. 𝐑𝐢𝐯𝐞𝐥𝐚𝐫𝐞, 𝐩𝐞𝐫𝐝𝐨𝐧𝐚𝐫𝐞, 𝐫𝐢𝐜𝐨𝐦𝐢𝐧𝐜𝐢𝐚𝐫𝐞 (Theseus)

Newt sfilò la lettera dalle sue mani. Dopo avergli lanciato uno sguardo confuso, suo fratello aprì la busta e fece velocemente scorrere gli occhi tra le righe del foglio di pergamena.

«È un sollecito» gli spiegò Theseus «dal Ministero. Vogliono che torniamo a Londra per ordine di Travers.»
Tra i due fratelli ci fu un breve silenzio. «Avevi detto che non ci avrebbero rintracciati...»
«Ehi, non ho idea di come abbiano fatto. I giornali, contatti col Ministero brasiliano, qualche mago tra la folla... o Silente potrebbe aver vuotato il sacco. Ci sono troppe possibilità. Di sicuro non siamo stati bravi a passare inosservati.»

Newt Scamander si morse nervosamente il labbro. L'Auror era sicuro che stessero pensando esattamente la stessa cosa: la situazione non era per niente delle migliori.
«Non capisco...» disse suo fratello minore alla fine «... perché dovrebbero prendere ricorsi contro di noi? Combattiamo dalla stessa parte, quindi che interesse ha Travers di riportarci a Londra?»
"Tecnicamente tu non avresti il permesso di viaggio internazionale e io sarei il capo della Divisione Auror" avrebbe voluto rispondergli, ma nessuna di quelle cose uscì dalla sua bocca. Invece, un sospetto tornò a farsi strada nella sua mente.

Da tempo aveva infatti cominciato a diffidare di Torquil Travers. Non che gli fosse mai andato troppo a genio, ma da quando il precedente ministro aveva dato le dimissioni e l'ex capo delle forze dell'ordine magico era stato eletto all'unanimità le cose erano decisamente cambiate. E Theseus era stato uno dei primi a subire le conseguenze di quella "riforma": incarichi più complicati, informazioni troppo generiche, confusione tra i capi dei vari dipartimenti. L'ordine e l'equilibrio dei quali il Ministero della Magia britannico aveva goduto fino a poco tempo prima erano stati stravolti dall'elezione di Travers.

Aveva parlato dei suoi sospetti solo con Amis Shacklebolt, l'unico suo Auror Consigliere, il quale aveva appoggiato la sua posizione, ma gli aveva comunque proposto di mostrarsi leggermente meno scettico. Lui tuttavia non era uno che si faceva convincere facilmente. Forse era anche per questo che tendevano ad affidargli gli interrogatori complicati. La cosa sicura era che Theseus non fosse né l'ultimo arrivato né un idiota, al contrario di quello che sosteneva Charlotte.

Quello che sospettava era che Torquil Travers fosse stato corrotto per poi essere messo a capo del Ministero. Gli elementi che aveva non sarebbero bastati a dimostrarlo, ma la frase di suo fratello riportò a galla ogni sentore nato attorno alla figura dell'attuale Ministro della Magia inglese.

Si costrinse a concentrarsi sulle faccende che al momento gli risultarono più rilevanti, e cioè che proprio Travers sapesse dove si trovavano e li rivolesse a Londra entro una settimana. Alle sue supposizioni avrebbe pensato più tardi. Magari ne avrebbe parlato con Charlotte, anche se al momento le cose tra loro non stessero andando esattamente a gonfie vele.

«Newt, ascolta. So che il Ministero non ti piace, ma se non torniamo in Inghilterra sarà la volta buona in cui stracceranno definitivamente qualsiasi tuo permesso, primo fra tutti quello di viaggio» indicò la valigia sul pavimento con un cenno della testa «Se vuoi avere qualche minima possibilità di continuare a fare quello che ami allora questo sarà solo un piccolo sacrificio.»
Newt fissò il pavimento sospirando. «E se non tornassimo entro la data? Se rifiutassimo il sollecito? Che succederebbe?» chiese.
«Nella migliore delle ipotesi finiremmo in una delle aule del Wizengamot. Tu, io, Bunty, Charlotte... se ci va male tutti quanti.»

Suo fratello minore richiuse la lettera. La delusione e l'inquietudine sul suo viso erano talmente evidenti da somigliare ai titoli stampati su certi manifesti, scritti a caratteri talmente grossi da occupare più dello spazio necessario. Poi lo zoologo aprì la valigia.
«Sono da te tra un minuto: dobbiamo parlarne con Mãe Costela. Qualcosa mi dice che le toglieremo un disturbo.»