60. 𝐏𝐚𝐫𝐭𝐢𝐫𝐞 𝐞̀ 𝐮𝐧 𝐩𝐨' 𝐦𝐨𝐫𝐢𝐫𝐞 (Newt)

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Newt guardò fuori dal portone aperto della villa, dal quale entrava l'aria fresca del mattino. Sbirciò attraverso il colonnato e percorse con gli occhi il viale che portava al cancello, costeggiato da rovi e cespugli di rose candide. Su queste ultime erano visibili minuscole goccioline d'acqua, che di tanto in tanto cadevano sul prato: Mãe Costela doveva averle innaffiate da poco, pensò il magizoologo.

«Allora?» improvvisamente udì dietro di lui la voce del suo migliore amico «Pronto per andare?»
I due si scambiarono uno sguardo «In realtà non lo so. Credo mi mancherà questo posto.»
«Già, a chi lo dici» Jacob fissò malinconico il giardino e tirò un piccolo sospiro. «Di sicuro è molto meglio del mio appartamento.»
«Che ha il tuo appartamento di così brutto?»
«Vediamo... è un buco, e riesco a malapena a muovermici dentro senza andare a sbattere contro qualcosa.»
«Beh allora perché non ne compri un altro?»
«Sai quanto è difficile di questi tempi trovare un appartamento a New York?»
«Mai quanto trovarne uno a Londra.»
«Non per intromettermi, ma a mio parere si difendono entrambe alla grande.»

Newt e Jacob si voltarono. La squadra al completo era al seguito di Theseus Scamander, e ognuno portava in mano il proprio bagaglio o la propria borsa. A chiudere la fila vi erano la padrona di casa e Calipso Costela, nascosta dietro la vestaglia dell'anziana donna.
«Solo a me le scale sembravano meno faticose?» domandò Charlotte col fiatone, ma la sua domanda non ricevette particolari riscontri.
Tutti erano concentrati su Yusuf Kama, che fece una rapida conta dei presenti.

«Siamo in sette» annunciò, dopo qualche attimo «qualcuno di noi manca all'appello.»
«Non vedo Tina...» constatò Bunty, un attimo prima che Theseus si voltasse verso di lui.
«Dov'è finita la tua ragazza?»
«Oh... oh, sì, Tina è...» la domanda lo colse inizialmente alla sprovvista, ma poi ebbe un'illuminazione quando non vide la sua valigia ai suoi piedi «... aveva dimenticato il suo cappotto nella mia valigia. Vado a chiamarla.»

Si affrettò su per le scale verso la sua stanza, dove aveva lasciato Tina l'ultima volta. La trovò non appena scese nella valigia, il cappotto tra le mani, mentre scostava dei fogli dalla sua postazione di lavoro. La chiamò dolcemente, cercando di non spaventarla.
«Tina?»

La ragazza sobbalzò, ma nell'incrociare i suoi occhi verdi parve tranquillizzarsi. Newt notò che teneva in mano una lettera con un sigillo rosso sul davanti, che pareva non essere mai stata aperta. «Cos'hai trovato?» chiese allora alla donna con un filo di sorpresa nella voce, indicando la busta con la testa. L'Auror si accorse di quello che aveva in mano e si accinse a posarlo nuovamente sulla scrivania, rossa in viso per l'imbarazzo.
«Scusa... scusami, mi dispiace Newt, io... l'ho notata per caso e poi sei arrivato tu, e...»

La osservò mentre metteva a posto i fogli e tentava in tutti i modi di imbastire una spiegazione che non lo avrebbe fatto infuriare. E forse sarebbe successo, si sarebbe innervosito, se solo quella sorta di lato timido e impacciato di Tina non lo avesse rabbonito come ogni volta. Il magizoologo sapeva perfettamente che non sarebbe riuscito ad arrabbiarsi con lei nemmeno se ci avesse provato con tutta la forza che aveva in corpo. Volente o nolente, la fiammella della sua ira sarebbe stata sempre estinta e messa a tacere da tutto l'amore che Newt Scamander provava per Tina Goldstein. Da tutto quel fuoco alimentato da sentimenti e farfalle che si accendeva in lui ogni volta che si sfioravano o, più semplicemente, si guardavano negli occhi.

«Ehi, ehi, va tutto bene» la rassicurò, avvicinandosi «non rovinerò la nostra relazione per una lettera o degli stupidi fogli.»
«Sì?»
«Aha. Lo sai che ti perdonerei anche se mi piantassi un coltello nel cuore. E ad ogni modo, non troveresti molto lì in mezzo. Solo scartoffie e qualche scarabocchio» le sorrise e lei fece lo stesso, tenendo il cappotto sotto braccio. Newt tuttavia non poté fare a meno di sbirciare ciò che Tina aveva posato sulla piccola postazione da lavoro. Scoprì con grande stupore che si trattava dell'ultima lettera che Albus Silente gli aveva inviato, circa un mese prima, a cui lui non aveva potuto rispondere a causa del coma.

Sotto la pioggia (a Fantastic Beasts Fanfiction)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora