25. 𝐀𝐛𝐞𝐫𝐟𝐨𝐫𝐭𝐡 𝐒𝐢𝐥𝐞𝐧𝐭𝐞 (Albus Silente)

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I piedi di Albus affondavano nella neve bianca, la quale ricopriva lo stretto sentiero che conduceva ad Hogsmeade. Il professore aveva chiesto a Dippet un permesso per poter andare al villaggio: aveva intenzione di parlare con suo fratello Aberforth (barista in uno dei pub del luogo), porgergli delle scuse e confessargli tutto quanto, compresa la storia del patto di sangue. Aveva bisogno di suo fratello, del suo aiuto e della sua comprensione, in quel momento più che mai. Anche se non era sicuro di riuscire ad ottenere i risultati sperati.

Silente raggiunse la sua meta accompagnato dal vento che fischiava, dalla nebbia e dalle nuvole, che dipingevano il cielo di grigio. Il villaggio era strutturato da tante casette di mattoni disposte a schiera sui due lati della strada, dagli altissimi tetti e dalle piccole finestre coperte da una patina di ghiaccio per colpa del freddo. Sullo sfondo, le colline candide e il maestoso castello di Hogwarts che scrutava tutto dall'alto rendevano il paesaggio più poetico, capace di incantare persino gli occhi dei meno sensibili.

Albus amava Hogsmeade, soprattutto quando ci portava i suoi studenti in gita e questi ultimi si riversavano a fiumi sulla stradina e nei negozietti. I ragazzi erano letteralmente innamorati di quel posto: talvolta si distraevano con lunghe passeggiate o con agguerrite battaglie a palle di neve con gli amici, altre volte si concedevano una dolce pausa acquistando qualche ghiottoneria a Mielandia e altre volte ancora ne approfittavano per sedersi ai tavoli di uno dei pub e ridere insieme davanti ad un bel bicchiere di burrobirra calda.
In qualche modo, Hogsmeade lo faceva sentire accolto, gli donava un calore diverso.

Tuttavia in quel momento era il silenzio a fare da padrone. L'unico rumore nei paraggi, oltre al vento, era quello dei negozi che si preparavano alla chiusura. In particolare, una signora alta e robusta con una sciarpa arancione, un cappotto verde scuro e ciocche di capelli rosse che le spuntavano dal cappello di lana stava uscendo da uno dei pub: era Samantha Walsh Tremblay, proprietaria dei Tre Manici di Scopa nonché amica del professore. Di sicuro avrebbe saputo dove si trovava Aberforth, così Albus decise di parlarle.
«Sera, signora Tremblay. La trovo sempre splendida!»
Quella si girò diventando rossa e puntò i suoi occhi color cioccolato su di lui. Aveva un viso allungato, un naso piccolo e labbra rosse e leggermente screpolate per il freddo.
«Buonasera a lei, professor Silente! Ma per Godric, cosa la porta qui a quest'ora? Con questo tempaccio poi il viaggio non sarà stato facile...»
«No, affatto. Volevo parlare con mio fratello Aberforth, se sa qualcosa su dove si trovi...»
La signora Tremblay ci pensò su e poi rispose alla richiesta.
«Credo che Ab si stia preparando a chiudere il negozio come me» indicò un locale poco più avanti, che recava un' insegna con su scritto "La testa di porco" «Se è fortunato lo troverà all'interno».
«Grazie infinite, signora Tremblay».
«Oh ma sì figuri, signor Silente. Torni quando lo desidera!»
Albus sorrise e si avviò verso il pub.

Quando entrò il campanellino sulla porta tintinnò. Il locale era buio e silenzioso. Le pareti erano di mattoni, le sedie erano rivolte a testa in giù e posate sopra i tavolini disposti qua e là e le bevande magiche, dal whiskey incendiario all'acquallegra, erano posate tutte dietro al bancone di legno con intarsiata al centro la testa di un cinghiale.
«Aberforth...?» chiamò Albus, ottenendo come unico risultato il rimbombo della sua voce.

Si fece strada pian piano, ma non pareva esserci anima viva. Improvvisamente però, una figura uscì da una porticina che si apriva su una rampa di scale.
«Fuori dai piedi, non vedi che sto-» Aberforth si fermò di colpo.

Era cambiato tanto dall'ultima volta che si erano visti. Albus notò che era diventato più alto e più magro (sembrava che non toccasse cibo da moltissimo tempo). I suoi capelli rossi erano cresciuti e ora ricadevano in una massa leggermente unta, che arrivava fino alla sua spalla. Sembrava essersi rasato la barba da poco e i suoi occhi azzurri erano rimasti una landa ghiacciata e fredda, che avrebbe fatto invidia ai poli. Sul suo viso non vi era alcun segno di gioia o soddisfazione, ma in quel momento lo stesso viso si illuminò di sorpresa.
«Albus...?»
«Ciao anche a te, fratellino. Sono contento di rivederti».

Sotto la pioggia (a Fantastic Beasts Fanfiction)Donde viven las historias. Descúbrelo ahora