𝐄𝐩𝐢𝐥𝐨𝐠𝐨

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Unknown POV

TW: Menzione di scene d'azione piuttosto violente. Se qualcuno di voi è sensibile a determinati argomenti, può tranquillamente fermare la lettura.

Prigione magica di massima sicurezza dello Zugspitze
Monti del Wetterstein, Germania
Due anni dopo

Ci fu un ennesimo urlo proveniente dai sotterranei, nonostante da tempo gli stessi fossero stati svuotati dai prigionieri.
Prese il gesso dal pavimento di pietra gelida e tirò una piccola linea verticale sul muro. Un gesto secco, deciso, veloce.

Diede la schiena al muro, facendo correre lo sguardo a destra e a sinistra. Quella prigione cominciava a stargli parecchio stretta. Quattro muri di pietra grigia e liscia, all'interno dei quali vi erano solamente una branda dalle lenzuola macchiate e qualche ciotola rovesciata. L'aria in quel posto odorava sempre di un misto tra qualcosa di marcio e qualcosa di umido. Quel tipo di odore che prende possesso delle tue narici e ti fa salire dallo stomaco in una sola volta pranzo e cena.

Da una finestrella barrata posta al centro del muro di fronte alle sbarre, i raggi di luna filtravano silenziosi, squarciando a metà la penombra e riflettendo la loro pallida luce sul pavimento. Si creava in questo modo un contrasto tra luce e oscurità, per il quale lui andava matto. Era forse l'unica cosa che gli piaceva di quel posto. Quando veniva la notte poteva scegliere se mostrarsi attraverso la luce bianca o nascondersi tra le ombre. Rimanere sveglio oppure addormentarsi nel buio, accanto al fantasma della persona che era stata e che da anni a quella parte era morta e sepolta.

Udì una voce in lontananza, come di qualcuno che gridava dei comandi. Questi ultimi ordini rimbalzarono nella penombra, rotolarono sul terreno e si alzarono, arrivando sino alle sue orecchie.
«Los, das Tor zu!»: "A posto, chiudete i cancelli!"

Tradusse il tutto piuttosto facilmente. Ci aveva preso la mano, col tedesco. Dopo un po' non gli era più servito nemmeno lo stupido fascicolo che gli avevano dato non appena aveva messo piede in quel posto. Scartoffie piene di parole e regole base di grammatica, giusto lo stretto indispensabile per poter comunicare con le guardie. Ricordava bene, come glielo avevano gettato tra le mani quando avevano scoperto che era bulgaro. "Fremde", lo avevano appellato. Straniero.

Aveva imparato molte parole, oltre a quella. Häftling, per prima cosa, prigioniero. E poi Portion, razione, e schnell, veloce. E ovviamente aveva dovuto imparare la parola Verbrechen, crimine. Era stato il giorno successivo al suo arrivo: l'omone robusto a capo di quel cimitero di condannati gli aveva chiesto per quale crimine fosse stato rinchiuso. Inizialmente, lui aveva taciuto. Solo per qualche istante, per rendersi conto che la risposta "nessuno" non sarebbe stata ben accolta.

Fissò quello stesso fascicolo, che aveva dovuto prosciugare del contenuto per sopravvivere in quella ostile realtà. Giaceva sdraiato a testa in giù in un angolo, piegato e persino ingiallito. Vent'anni dopotutto erano tanti. Quando eri rinchiuso in pochi metri quadrati di cella avevi il tempo persino di studiarti l'intero dizionario.

Sospirò, portandosi le ginocchia al petto e guardandosi le mani. Erano un concentrato di graffi, polvere di gesso e calli: sporcate dal tempo. Esattamente come la sua anima. Schiacciata dal ferro e dalle pietre di quel luogo, demolita dall'ira e dalla sete di vendetta verso colui che lo aveva condannato, relegandolo dietro quelle sbarre.

"Resisti", si disse. "In fondo oggi è l'ultimo giorno, no?".

Non gli restava che attendere, lo sapeva. Di lì a poco, Orias si sarebbe presentato con ciò che lui gli aveva chiesto. E finalmente davanti a lui si sarebbe aperta la strada che lo avrebbe condotto alla rivalsa. Il suo nemico ancora non sapeva di esserlo, e questo era un grande punto a suo favore. Zompettava in giro per il mondo magico, giocando a fare l'eroe delle folle. Non era certamente a conoscenza di aver creato un mostro, e tantomeno del fatto che quel mostro ora desiderava mettergli i bastoni tra le ruote, fino a che non avrebbe avuto la sua testa tra le mani e il suo sangue sulle punte delle dita.

Sotto la pioggia (a Fantastic Beasts Fanfiction)Where stories live. Discover now