59. 𝐆𝐢𝐨𝐫𝐧𝐢 𝐝𝐢 𝐮𝐧'𝐞𝐬𝐭𝐚𝐭𝐞 𝐩𝐚𝐬𝐬𝐚𝐭𝐚 (Silente)

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Godric's Hollow
West Country, Inghilterra
Estate 1899

Nel piccolo villaggio di Godric's Hollow non era complicato distinguere la stagione estiva. Con l'arrivo dell'estate infatti, il sole diveniva più pigro. Si affacciava lentamente sopra i tetti e tingeva di verde brillante i giardini, donando un tocco di luce alle casette a schiera di mattoni scuri. La brezza scendeva fino a terra, accarezzando i fiori isolati che crescevano nelle fessure tra il ciottolato dei sentieri e nei cortili. Nei mesi estivi il grigio villaggio splendeva, scuotendosi di dosso i gelidi rimasugli dell'inverno e conservando invece tra i rami degli alberi quelli dolci della primavera.

Il giovane Albus scostò le tende e sbirciò fuori da una delle poche finestre della casa di Bathilda Bath. I raggi di luce gli sfiorarono immediatamente il viso, spargendo i loro bagliori dorati in mezzo ai suoi capelli rossi e annunciando l'inizio di un altro caldo pomeriggio d'estate.

Lo sguardo del ragazzo si posò dapprima sul suo riflesso, rinchiuso dentro il vetro, poi sul cortile, dal quale salivano voci e qualche limpida risata che si contrapponeva alla quiete della casa.
Con la schiena poggiata all'unico albero del giardino, suo fratello Aberforth gettava fugaci occhiate ad una ragazzina snella. I capelli dorati di quest'ultima, nei quali era intrecciata una coroncina di margherite, sfioravano quasi il terreno per quanto erano cresciuti nelle ultime settimane. La giovane era inginocchiata sull'erba e tendeva le braccia verso un coniglietto, come se volesse attirarlo a sé.
«Ari, coraggio, fa' la brava e smettila di importunare quel povero coniglietto...»
«Shh, così lo spaventi, Ab!» Ariana Silente parve non voler demordere. Ignorando suo fratello maggiore, raccolse un fascio d'erba e si avvicinò cautamente alla bestiola «Coraggio piccolo, vieni! Bravo, così!»

Ariana era una ragazzina piuttosto particolare. La magia le scorreva nelle vene, ma lei tendeva a non prendere quasi mai una bacchetta in mano, memore del giorno nel quale era stata scoperta ad usarla. Due babbani l'avevano sorpresa mentre praticava un incantesimo: era stata aggredita e additata come strega. Qualche anno più tardi, Percival Silente aveva deciso di vendicarsi, ma le cose non erano andate esattamente come avrebbero dovuto. Lo avevano rinchiuso nella prigione di Azkaban per aver infranto lo Statuto Internazionale di Segretezza. E ora lui e Aberforth vivevano a Godric's Hollow da Bathilda Bath, con un padre in prigione, una madre deceduta e una sorella emotivamente instabile.

Ariana non era così male: anzi, il più delle volte era una ragazza tranquilla. Nonostante gli anni trascorsi e i traumi che aveva subito, la minore dei Silente aveva sempre serbato la sua dolcezza. Albus sapeva che Ab faceva del suo meglio con lei, specialmente quando si trattava di evitare i suoi sbalzi d'umore. Ariana sembrava non essere cosciente del potere distruttivo che portava dentro insieme alla sua rabbia, e forse andava bene così. Fino a che sarebbe rimasto rinchiuso, nessuno si sarebbe fatto male. Perlomeno nessuno avrebbe più fatto la fine di Kendra Silente.

Albus li guardò entrambi dalla finestra barrata, tirando un sospiro.
«Che stanno facendo i tuoi fratelli di così interessante?» chiese una voce da dietro di lui. Seduto al tavolo di legno della cucina, aveva la testa dentro un libro dalla copertina celeste. Staccò gli occhi dalle parole solo per fissare l'espressione sul volto dell'altro ragazzo.

Gellert Grindelwald.

Era una persona piena di contraddizioni, Gel. Possedeva un carisma senza pari, eppure il più delle volte se ne stava in silenzio, tanto da potersi confondere con le ombre della casa. I capelli biondi ricadevano ai lati di un viso pallido, coprendo in parte due occhi celesti e freddi. Freddi come i ghiacci del Nord, allo stesso tempo magnifici e pericolosi. I più belli che Albus avesse mai visto.

Pensare che all'inizio non aveva nemmeno fatto caso a quel ragazzo. Aveva messo piede in casa di Bathilda Bath con i suoi fratelli senza degnarlo di uno sguardo, nemmeno quando vagava taciturno per il salotto senza proferire parola, o quando gettava qualche battuta sarcastica di tanto in tanto. "Mio nipote Gellert può essere strano, ma è un ragazzo intelligente" gli aveva detto un giorno la padrona di casa. "Vi somigliate: dovreste conoscervi meglio". Allora Albus non le aveva pienamente creduto, ma aveva deciso comunque di fare un tentativo.

Sotto la pioggia (a Fantastic Beasts Fanfiction)Donde viven las historias. Descúbrelo ahora