7. 𝐍𝐨𝐧 𝐡𝐚𝐧𝐧𝐨 𝐩𝐨𝐬𝐬𝐢𝐛𝐢𝐥𝐢𝐭𝐚̀ (Credence)

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Credence avrebbe voluto partecipare alla missione ad Hogwarts, ma aveva ricevuto un chiaro e tondo "devi risparmiare le forze" da Gellert Grindelwald.
Così ora se ne stava nella sala a fare quello che faceva quasi sempre: guardare le montagne innevate attraverso la finestra, rigirandosi la sua bacchetta tra le mani. Era un regalo di Grindelwald: gliel'aveva data proprio lì, in quel luogo, lo stesso giorno in cui gli aveva rivelato il suo vero nome e gli aveva raccontato della fenice.

C'è una leggenda nella tua famiglia di una fenice che accorre dai suoi membri nell'estremo bisogno. È tuo diritto di nascita come è anche il nome che io ti restituisco... Aurelius. Aurelius Silente.

Quando guardava il suo riflesso nella vetrata trasparente vedeva un ragazzo alto e magro, dai capelli scuri, il viso con una punta di barbetta e un paio di occhi che avrebbero potuto raccontare mille vicende drammatiche, le stesse vicende che costituivano la sua vita fino a quel punto. Era stato cresciuto da una madre crudele e spietata, maltrattato e riempito di cicatrici che urlavano ed esprimevano il dolore che aveva subito. Ma ora nonostante il suo passato, era consapevole di una cosa: lui non era più Credence Barebone, il ragazzino depresso e indifeso di New York. Ora era Aurelius Silente. E si sarebbe vendicato di tutti quelli che gli avevano fatto del male.

E mentre festeggia il tuo tormento, tuo fratello cerca di distruggerti.

Allora lui si sarebbe vendicato per primo. Avrebbe ucciso Albus Silente.
Aveva fatto pratica con la magia in quell'ultimo periodo. A volte si allenava nel duello insieme a MacDuff, nonostante non gli stesse poi così simpatico. Era uno stimolo in più per duellare seriamente, perlomeno.
Inoltre c'era l'obscurus dentro di lui.
Era ancora un mistero, ma piano piano Credence stava cominciando a controllarlo, a svelarne i segreti. Ora più che un problema lo riteneva un'arma da poter scatenare in qualsiasi momento.

«Cra!» Fanny interruppe i suoi pensieri.
Credence si avvicinò alla fenice: la creatura dalle piume color fuoco lo stava scrutando dal suo piedistallo, pulendosi di tanto in tanto le ali con il becco.
«Hai fame?» le chiese Credence.
«Cra!» fu l'unica risposta che ricevette.
«Lo prendo per un sì». Così dicendo prese un seme dal sacchetto poggiato sul tavolino. Li aveva tenuti da parte per lei: venivano dalle varie cene fatte insieme agli altri accoliti di Grindelwald. Porse il seme alla creature, la quale lo guardò per un secondo prima di divorarlo.

A Credence quell'abitudine ricordava Nagini. Anche lei lo faceva: scrutava il cibo prima di mangiarlo, come se da un momento all'altro potesse attaccarla. Nagini era l'unica persona che non gli aveva mai fatto del male, che si era fidata di lui. Era l'unica persona che lo aveva capito. Era l'unica persona a cui il suo cuore si sentiva davvero legato. Era l'unica persona che gli mancava sul serio.

In quel momento qualcuno bussò alla porta.
«Avanti» affermò Credence.
Una signora alta con uno strano cappello sulla testa oltrepassó l'uscio. Aveva un viso particolare. Gli occhi celesti erano completamente inespressivi, il naso decisamente grande e provava a nascondere le labbra tutte screpolate sotto un rossetto color pesca.
«Sono tornati, Aurelius», disse, «Grindelwald ci vuole di sotto».
«Arrivo subito. Dammi un secondo, Carrow».
Diede l'ultimo seme alla sua fenice e seguì Carrow attraverso i corridoi del castello di Nurmengard.

Arrivarono in un gigantesco salone, arredato con pezzi di antiquariato molto preziosi. Credence tentò di non fissare le pareti scure che lo facevano sempre rabbrividire. Cercò invece con gli occhi un qualcosa che lo potesse distrarre da tutto, un gancio che lo potesse portare via per qualche secondo. Nulla da fare.
Dalla grande tavolata al centro della sala si alzò una voce. Lo sguardo di ciascun seguace lo attaccò, facendogli provare ancora una volta quella sensazione di essere al centro dell'attenzione. La odiava. O forse non ci era abituato, avendo passato una vita intera a scappare e a farsi notare il meno possibile.
I suoi occhi rimasero incatenati al viso di Queenie Goldstein per pochi attimi. Non sapeva perché, ma Queenie gli infondeva dolcezza. Era semore così gentile e disponibile con lui... A volte si erano trovati a chiacchierare assieme e altre volte lo aveva aiutato a badare a Fanny. Eppure in quel momento il viso curato della donna sembrava privo di rassicurazione.
Gli occhi di Credence furono costretti a muoversi verso colui che aveva parlato. Da capotavola, Gellert Grindelwald lo scrutò per bene, come se stesse cercando di scavargli nell'anima.
«Aurelius, ragazzo mio. Accomodati. Ti stavamo aspettando».
Doveva ancora abituarsi alla storia del nuovo nome. Lo avrebbe fatto molto presto. Lo aggiunse alla sua lista mentale delle cose da fare.

Prese posto cautamente tra Vinda Rosier e Grimmson. L'ex ministeriale e cacciatore di creature magiche alzò le sopracciglia, con dipinto sul volto un ghigno malefico. Il ragazzo non potè fare a meno di deglutire: quell'uomo gli faceva paura.
«Molto bene, ora che ci siamo tutti direi che possiamo cominciare. Abbiamo novità... non è vero Goldstein?» chiese Grindelwald, in tono fermo ma calmo.
Tutti gli sguardi si posarono sulla Legilimens la quale, dopo un secondo di esitazione, parlò.
«Il messaggio è stato recapitato, mio signore, come da richiesta. Non c'è stata alcuna uccisione».
«Eccellente. Sapevo che non avreste fallito» confessò a quel punto Grindelwald.
«Signori miei, ci siamo quasi. Il nostro traguardo è vicino. Le mie parole vi sembreranno azzardate, ma vi prego di credere a quel che dirò. Lasciamo pure che gli amichetti di Silente ci seguano, a loro rischio e pericolo. Non hanno possibilità. Parigi ci ha dimostrato che siamo più forti». Il mago analizzò i presenti, per poi continuare «Nagel, Macduff, preparate la carrozza, i Thestral e le scope. Partiamo domani al calar del sole. Rio ci aspetta».

Fece un gesto di congedo e uno a uno tutti i seguaci si alzarono dalla tavola, diretti verso le mansioni che gli erano state assegnate. Anche Credence fece per andarsene, quando fu bloccato.
«Non tu, ragazzo» lo richiamò Grindelwald.
Credence si girò. L'uomo stava venendo verso di lui, vestito di una tale sicurezza da metterlo a disagio. Quando si fermò mise un braccio sulla spalla di Credence. Fu un gesto così naturale...
«Dimmi, Aurelius, cosa ti turba?» gli domandò. Il ragazzo tacque.
«Non nasconderti... non nascondere le tue paure, la tua rabbia. Il corpo non ci è stato donato per questo» concluse.
A dire la verità mille cose lo turbavano. Da giorni gli pareva di avere un uragano al posto di una testa salda e funzionante sulle spalle. Aveva il terrore di deludere Grindelwald, gli mancava Nagini, aveva paura di non riuscire ad uccidere Silente. Una tempesta di insicurezze lo avvolgeva, punzecchiandogli il corpo.
«E... e se io non riuscissi a... ad uccidere mio fratello? Se... se non riuscissi a controllare l'Obscurus?» gli domandò, mettendo in ogni parola un briciolo dell'incertezza che conservava dentro.

Grindelwald a quel punto posó anche l'altro braccio, questa volta sulla sua spalla sinistra.
«Ti sottovaluti troppo, ragazzo mio. Il tuo potenziale... è straordinario, credimi. Perché dubitarne? Sei una forza della natura, Aurelius. Dentro di te scorre una potenza sovraumana. Devi solo convincere te stesso di tutto questo. E allora vedrai che la sicurezza verrà da sé».
Convincersi del suo potenziale. Non sembrava difficile. Poteva farcela... almeno teoricamente parlando.
Finito il suo discorso motivante Grindelwald tolse le braccia dalle spalle del ragazzo. I loro sguardi ora rinvigoriti di complicità si scontrarono per l'ultima volta.

«Ora va, Aurelius. Hai bisogno di riposare».
Credence lasciò il salone, riflettendo sul fatto che riposare era la cosa migliore da fare. Si trascinò a passi lenti verso la sua stanza e chiuse la porta dietro di sé. Forse non sarebbe riuscito ad addormentarsi... o forse sì, chi poteva dirlo. L'unica cosa certa era che avrebbe avuto molto su cui riflettere quella notte.

*Spazio Autrice*

E siamo a due capitoli questa settimana. Non è stato così difficile come mi aspettavo, lo ammetto. Credence è un personaggio complicato psicologicamente, e sono tutto sommato soddisfatta del mio lavoro.
Come sempre spero che sia stato di vostro gradimento. Piccola nota sul capitolo: tutti i nomi dei seguaci di Gellert Grindelwald sono presi dal film, nessuno è stato inventato da me.
Detto questo, venerdì uscirà l'altro capitolo, quello sorpresa, e credo che a tigosempre piacerà molto...
Basta o rischio di spoilerare troppo.
Bye semi di girasole, a venerdì🙃🌼💛

Sotto la pioggia (a Fantastic Beasts Fanfiction)Donde viven las historias. Descúbrelo ahora