34. 𝐋𝐚 𝐛𝐚𝐭𝐭𝐚𝐠𝐥𝐢𝐚 𝐚𝐥 𝐌𝐢𝐧𝐢𝐬𝐭𝐞𝐫𝐨 (Credence)

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Entrare al ministero non fu poi tanto complicato. Ai seguaci bastò neutralizzare le due guardie con un semplice gesto della mano. La resistenza dei due uomini servì a ben poco contro nove accoliti e colui che era considerato il mago più potente del mondo.

La sala dove entrarono era una delle cose più grandi che Credence avesse mai visto, e non aveva nulla a che vedere con l'orfanotrofio dove aveva vissuto per tutta la sua vita. Se fosse esistito un premio per il luogo peggiore dell'universo quella topaia si sarebbe aggiudicata il primo posto senza nemmeno dover battere ciglio. Ora che ci pensava era quasi contento di averla distrutta.

Era un esagono dalle pareti lucenti e su tre dei lati vi erano delle strette ascensori che portavano ai piani di sopra. Dei vari uffici si notavano solo le finestre, tutte quante affacciate sull'immensa sala. Il pavimento rifletteva la luce verdognola che proveniva dall'alto, da una cupola-tetto in vetro colorato. Poteva sembrare un luogo al quanto eccentrico a prima vista, ma nel suo insieme l'effetto era piuttosto gradevole.

Credence notò qualcosa di strano in una delle pareti. Tutto intorno ad una porta gigantesca ricoperta di intarsi dorati e intrecci di edera e glicine i muri sembravano ondeggiare...un po'come la superficie dell'acqua marina, qualcosa oscillava leggermente, una patina trasparente ma visibile allo stesso tempo. La barriera. Era quella che intendeva Krafft, quella che proteggeva gli archivi. Quella che lui avrebbe dovuto spaccare.

L'accoglienza che ricevettero fu tutt'altro che calorosa. Molte delle persone nella sala cercarono rifugio il più vicino possibile, mentre altre - tutte accomunate da un distintivo ben visibile su una divisa color sabbia - tirarono fuori le bacchette e si avvicinarono a loro con fare minaccioso. Squillò una specie di allarme e dalle ascensori si riversarono altri ministeriali vestiti allo stesso modo di quello che li stavano circondando. Credence deglutì per un attimo.

"Che ti aspettavi, che vi invitassero tutti a prendere un aperitivo?"
Beh, sarebbe stato sicuramente meno pericoloso. E poi era proprio l'ora adatta.

Si girò verso Gellert Grindelwald. Il mago sfoggiava un sorriso ai lati della bocca e alcuni riflessi verdi provenienti dall'alto si confondevano tra i suoi capelli bianchi. Sembrava tranquillo, fin troppo. Credence si chiese come facesse a non essere pervaso dal terrore e dall'ansia, come la sua mente riuscisse a non sfiorare nemmeno il pensiero che tutto il piano che aveva ideato con arguzia gli potesse cadere addosso nel giro di pochi secondi. Era tutto talmente strano e incredibile...

Non ebbe il tempo di pensare ad altro perché gli uomini e le donne in divisa gli stavano sempre più addosso e il loro sguardo minaccioso cresceva ad ogni passo. Fu a quel punto che Gellert Grindelwald parlò, con quel suo solito tono pacato e carismatico.
«Un semplice buon pomeriggio sarebbe bastato...» disse, alzando le mani e impugnando allo stesso tempo la sua bacchetta. Assunse un tono più freddo d'improvviso, e aggiunse «Datemi ciò che voglio e nessuno si farà male».

Uno degli uomini parve recepire il messaggio, ma ordinò comunque a tutti gli altri di attaccarli. In un baleno si ritrovarono al centro di un ciclone: gli incantesimi provenivano da quasi trenta parti diverse, ma con straordinaria abilità i seguaci li pararono quasi tutti. Credence cercò di fare del suo meglio. Usò gli incantesimi non verbali, come gli aveva insegnato Grindelwald, muovendo il braccio prima su e poi giù, ad una velocità spaventosa. Su e giù, su e giù, ne parò cinque e un sesto gli passò vicino all'orecchio...

Grindelwald alla sua destra riuscì a sbaragliare dieci uomini con una maestria impressionante. Con un solo incantesimo evocò una folata di vento e fuoco azzurro, che costrinse i ministeriali a gettarsi all'indietro. L'allarme continuava a squillare con un trillo che, mano a mano che i secondi passavano, si faceva più assordante.

Sotto la pioggia (a Fantastic Beasts Fanfiction)Where stories live. Discover now