42. 𝐏𝐚𝐠𝐢𝐧𝐞 𝐦𝐚𝐧𝐜𝐚𝐧𝐭𝐢 (Albus Silente)

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"Qualsiasi cosa tu stia pensando anche solo di fare... ti scongiuro, non farla."

Era stato per tutto il pomeriggio a riflettere su quell'unica frase. Tuttavia come poteva non farlo? Come poteva lasciarsi scivolare tra le dita informazioni cruciali? Ma soprattutto, come poteva rischiare di perdere un'occasione per aiutare Newt e la squadra?

Doveva compiere la sua scelta, lo sapeva. Anche se questa avrebbe comportato come conseguenza il dover combattere contro Gellert Grindelwald.

In cuor suo era cosciente di non voler dimenticare quello che erano stati loro due, quando erano ancora giovani e liberi. Quanto gli mancava... solo Albus e Gel, nel giardino di Bathilda Bath a chiacchierare. Solo quei due ragazzi, due anticonformisti alle prese con un universo e una realtà tutta loro. Due anime che si erano cercate, incontrate, fuse e sciolte. La visione di un mondo migliore che avrebbero potuto governare insieme li aveva uniti, ma li aveva anche separati. Era stata la loro magnifica sinfonia ma al contempo la goccia che aveva fatto traboccare il vaso. Ciò che aveva provocato lo scontro in cui aveva perso la vita sua sorella Ariana.

Fissò il patto di sangue, rilucente tra le sue dita. Negli abissi più profondi della sua anima, Albus Silente sapeva che liberarsi dei demoni del suo passato sarebbe stato impossibile.

Ma è così per tutti, in fondo: il passato è una fiamma ardente, eterna, impossibile da spegnere. Per quanto ci si possa sforzare non ci si può mai dimenticare del tutto di ciò che è stato.
Le scottature provocate dalla sua infanzia le aveva ancora. Segni invisibili eppure indelebili, stampati non sulla sua pelle, ma nel suo cuore.

E se era vero che il passato bruciava allora lui era già cenere.

Forse però, ripensandoci, non tutto era ancora perduto come sembrava. Che esistesse una seconda chance anche per lui?
Silente non potè fare a meno di pensare alle fenici. Erano l'emblema della sua famiglia nonché, a sua detta, le creature più maestose dell'intero mondo magico e non. In fondo persino loro, così belle quanto misteriose, si tramutavano in cenere. Lo aveva scoperto all'età di otto anni, il giorno in cui sua madre lo aveva preso in braccio, leggendogli uno dei manoscritti dei suoi antenati.

"Quando anche l'ultimo granello di sabbia nella loro clessidra si posa assieme agli altri allora le fenici si tramutano in cenere. Ardono un'ultima volta, prima di spegnersi. Ma proprio nel momento in cui il tempo decreta la loro fine esse rinascono, rinnovate da nuovo splendore. E direttamente dalla nera polvere troveranno la forza per rialzarsi e spiccare nuovamente il volo."

Rinascere, redimersi. Forse era proprio quello che la vita gli stava chiedendo. Di sicuro non avrebbe avuto senso ignorare la sua voce.

Riordinò quel gigantesco flusso di pensieri leggermente sconnessi che gli ronzava nel cervello. Ogni battito del suo cuore pareva volergli ricordare della sua ormai imminente e definitiva scelta. Doveva compierla in quel momento, senza alcun indugio.
Non poteva lasciare che in suo stupido capriccio facesse cadere a pezzi l'intero mondo magico, spezzando vite innocenti. Era tempo di trovare il modo per fermare tutto.

Perchè era arrivato il suo giorno. Il giorno in cui avrebbe potuto finalmente rispondere a quella domanda che tanto lo aveva assillato. Per settimane, mesi interi aveva riempito le sue notti, facendo sembrare ogni velo di buio che lo circondava un puntino a confronto.
Lo aveva fatto vivere in mezzo all'indecisione, vittima dei costanti dubbi. Come una preda ormai rassegnata a non poter scampare alle fauci di un feroce predatore, così lui si era sentito perseguitato dai suoi rimpianti e da quel fantomatico quesito.

Sotto la pioggia (a Fantastic Beasts Fanfiction)Where stories live. Discover now