Capitolo 22

896 30 0
                                    

Contrariamente alle mie aspettative, Nicola resiste stoicamente. Ci aggiriamo tra vestitini, cappellini, body e magliette. Ogni tanto gli lancio occhiate curiose alla ricerca di uno sbadiglio o un segno di cedimento, ma lui si limita a sorridere e prendere un piccolo abitino in miniatura per studiarlo più da vicino.

Mi diverto, ma comincio a perdere di vista ciò di cui ho effettivamente bisogno. Ho già qualche difficoltà a ricordare quanti capi ho messo nel cestino. Mi aspetto che Nicola ceda di fronte agli asciugamani e agli accappatoi. Mentre domando a una commessa quale sia la marca migliore e lei mi risponde gentilmente, lo scorgo con la coda dell'occhio oscillare sulle punte dei piedi e sui talloni, il mento rivolto verso l'alto, osservare attentamente un cartellone pubblicitario appeso alla parete.

«Ho sentito parlare di uno spaccio di pannolini» mi informa quando lo raggiungo, carica di tre accappatoi e un asciugamano che, comincio a pensare, non sia così utile come la commessa mi ha portato a credere.

«Credevo che tu saresti stata l'ultima persona al mondo a conoscere una notizia simile.»

«L'ho appena sentito dire da quelle due signore con la carrozzina, le vedi? Alla cassa.»

Questo suona più plausibile.

«Quando vuoi ti accompagno.»

«E cosa direbbero le tue ammiratrici o il rappresentante di Versace se scoprissero che sei finito in uno spaccio di pannolini?»

«Potrebbe essere un'ottima pubblicità. I giovani padri hanno sempre successo.»

«Ho sentito di un padre vedovo di meno di trent'anni che si è visto costretto a fare lo gigolò per mantenere il figlio, e ora, con quattromila euro al mese di guadagno, pensa di continuare a farlo.»

La notizia mi aveva colpito quando la lessi su una rivista: se una donna si fosse trovata nelle stesse condizioni e avesse venduto il proprio corpo, sarebbe stata chiamata in un modo peggiore e sarebbe stata pagata molto di meno. Perfino nella professione più vecchia del mondo le donne sono sottopagate.

«Davvero?» Nicola sgrana gli occhi, incerto. «Beh, anche questo può essere definito un successo, anche se non era quello che intendevo io.»

Involontariamente sorrido mentre ci dirigiamo verso le casse.

«Abbiamo già finito?» chiede sorpreso. «Hai riempito solo quel cestino!»

La sua espressione mi fa ridere. È molto diverso dal modello sarcastico che mi ha offerto da bere all'Espirit. Oggi è un ragazzo tranquillo e divertente che mi accompagna a fare spese. Sembra così comune, quasi banale. Se non fosse per alcuni particolari, per esempio il Locman che spunta da sotto la manica della giacca.

Ma quale dei due è il vero Nicola? Lo splendido modello griffato che strizza l'occhio sotto la luce dei riflettori di una passerella in uno dei locali più alla moda della città, o il giovane uomo che sorride triste davanti ai propri rimpianti di bambino?

Mentre la cassiera fa scorrere abilmente gli articoli uno dietro l'altro sotto il lettore di codici a barre, lo scruto con la coda dell'occhio. Quando lui se ne accorge, arrossisco.

Mi sto comportando come una sciocca. Lui e io siamo amici. Anzi, meno che amici, perché ci conosciamo pochissimo, e viviamo in due mondi completamente diversi. Inoltre, questo è il momento più sbagliato per una nuova storia. Devo ancora uscire dall'ultima.

Esco dal negozio risoluta. Risolutissima. Nessuna storia, vecchia o nuova che sia. Nessun uomo. Solo il mio bimbo.

«Ci sono altri negozi dove vuoi andare?»

Luna CrescenteWhere stories live. Discover now