Capitolo 18

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Due ore e cinquanta minuti dopo sono pronta. Lavata, pettinata, truccata e vestita. Allo specchio fatico a riconoscere la mia immagine riflessa.

«Visto? Non somigli all'omino Michelin, né a un tendone da circo.» Marzia è molto compiaciuta del lavoro che ha svolto con la scatola dei trucchi e il ferro per arricciare i capelli.

No, decisamente non gli assomiglio. Temevo che la pancia avrebbe impedito di apparire elegante, costringendomi a indossare i pantajazz regolabili in vita o qualche sformata camicia. Con il vestito di Marzia, invece, posso sfoggiare senza vergogna il mio nuovo girovita.

«È ora di andare.»

Mentre Marzia si versa da bere dell'acqua in cucina, infilo il cappotto scoprendomi emozionata. È la prima volta che assisto a un evento mondano come una sfilata di moda.

«Ame, vieni un momento.»

Raggiungo Marzia in cucina. Sta indicando qualcosa sul tavolo di lucido acciaio. Avvicinandomi, scopro un mazzetto di banconote e un biglietto scritto a mano molto frettolosamente.

"Ciao Ame, sono certo che la tua amica riuscirà a convincerti ad andare alla sfilata alla quale stamattina non volevi partecipare. Non ti azzardare a usare i mezzi pubblici da sola in piena notte. Ti ho prenotato un taxi che sarà sotto casa per le venti e quarantacinque, e ti scrivo il numero a cui telefonare per farne arrivare uno davanti al locale quando vorrai tornare. I soldi dovrebbero bastare per entrambe le corse. Copriti bene e divertiti. Teo."

Mi sento come una prima donna, in un vestito elegante, con un taxi che l'aspetta, pronta per prendere parte a una sfilata in uno dei locali più esclusivi della città. Esco di casa con il batticuore e un sorriso eccitato sulle labbra. Marzia mi accompagna in strada. Di lì a poco, un taxi bianco lucidato a specchio svolta l'angolo e si ferma davanti a noi.

«Siete voi che avete chiamato un taxi?» L'autista è grande e grosso con un volto rubicondo che pare occupare tutto lo spazio del finestrino. Getta un'occhiata a un foglio che sta sul sedile accanto a lui. «Laici, giusto?»

Marzia corre alla portiera posteriore e la spalanca. «S'il vous plait, mademoiselle!» e si inchina strizzandomi l'occhio.

Rido e mi accomodo nel taxi. Il conforto del riscaldamento mi abbraccia e mi spinge a togliere la sciarpa.

Il tassista divertito dall'atteggiamento di Marzia mi lancia uno sguardo ridente dallo specchietto retrovisore e chiede:

«Dove ti porto, Cenerentola?»

«All'Espirit.» Mi trema la voce. Fatico perfino a ricordare l'indirizzo del locale.

Il taxi si immette lentamente in strada, lasciandosi inghiottire dal traffico. Mi appoggio allo schienale e lascio vagare lo sguardo fuori dal finestrino.

Nel buio della sera invernale la gente si stringe nelle giacche e nei cappotti, passeggia in fretta sotto le decorazioni natalizie accese con settimane di anticipo. Oltre le vetrine dei negozi d'abbigliamento chiusi, accecati dalle luci lasciate accese per attirare l'attenzione anche di notte, scintillanti manichini in capi firmati si fissano l'un l'altro.

Il tassista è una persona allegra. Si informa gentilmente sullo stato della gravidanza e mi racconta aneddoti legati ai suoi figli.

«Essere genitori è il mestiere più difficile» garantisce. «Dei bravi genitori, intendo. Ma il tempo passa così in fretta che i bambini sembrano diventare grandi in un baleno.» Mi getta un'occhiata dallo specchietto retrovisore. «E per un po' non sarà tanto semplice andare in giro per i locali.»

«Questa è la prima volta che mi reco in un posto così...» Ho difficoltà a trovare la parola giusta. «Rinomato, come l'Espirit.»

Il tassista sembra sollevato. «Mia cognata ha una bimba di un anno, e se la porta dietro quando va in discoteca o nei locali. Stanno fuori fino alle due di notte, e mia cognata si lamenta che la bimba non dorme! Ma come potrebbe dormire quella povera bimba se non la si lascia in pace? Ha solo un anno, e già le fanno fare la vita di una ventenne!»

Luna CrescenteWhere stories live. Discover now