Capitolo 3

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Accadde un mercoledì noioso di grigia primavera accarezzata dalle ultime tracce dell'inverno. Avevo ricevuto la telefonata di zia Rachele, da Pietroburgo, che mi invitava a passare da lei un paio di settimane. Erano anni che sognavo di rivedere zia Rachele e visitare la città. Cercai di farlo capire alla mamma. Ma non ci fu nulla da fare. Dovetti rifiutare l'ospitalità a denti stretti, mantenei la calma di fronte a mia madre ma dentro di me ribollivo di rabbia e frustrazione. Mi sembrava che la mia intera vita, la mia giovinezza mi stessero scivolando inutilmente tra le dita. Marzia, la mia migliore amica dalla prima superiore, decise che avevo bisogno di svagarmi.

"Devi smettere di compiacere tutti meno che te stessa." Parole che riescono a smuoverti solo perché dette dalla migliore amica, colei che può definirti con qualunque termine e descrivere la situazione in cui ti trovi con la più terribile onestà senza alcun timore. "Stasera vengo a prenderti e ce ne andiamo da qualche parte."

Ricordo che uscii di malavoglia, giurando e spergiurando a mia madre che sarei solo andata a aiutare Marzia a badare al suo cuginetto di quattro anni, che sarei stata a casa per le dieci, che avrei lasciato acceso il telefono e che l'avrei chiamata. Non mi ero truccata, avevo indossato una vecchia felpa, un paio di pantaloni di danza, scarpe da ginnastica. Lasciai che fosse Marzia a decidere dove andare. Mi accoccolai nella calda, vecchia Clio verde smeraldo, allacciai la cintura e il mio sguardo prese a vagare fuori dal finestrino. Era primavera, i ciliegi stavano fiorendo e macchiavano la strada grigia con il loro profumo, mentre gli ultimi raggi caldi del sole si rintanavano oltre i palazzi dai mille occhi di vetro. Non volevo andare da nessuna parte, solo lasciarmi trascinare dalla corrente, smettere di pensare.

Fu la brusca frenata a risvegliarmi. Faticai a comprendere cosa stava succedendo. Eravamo a porta vittoria, nel bel mezzo dell'incrocio. L'obelisco ci scrutava severo dall'alto. Davanti a noi una Polo nera, che non ricordavo ci fosse stata fino a due secondi prima. Con un'imprecazione Marzia scese dall'auto e prese a gridare contro il guidatore della Polo. Ci aveva superate proprio nel mezzo dell'incrocio, frenando all'improvviso in prossimità dello STOP, a un soffio dalla Clio.

Il proprietario della Polo era un ragazzo alto, pelato, dagli occhi vacui. Portava Levis sbiancati e una maglietta nera a maniche corte aderente, nonostante l'aria fosse piuttosto fresca. Era evidentemente ubriaco. Lui e Marzia si erano messi a urlare proprio in mezzo alla piazza, incuranti dei miliardi di clacson che erano scoppiati intorno a loro.

Adoro Marzia. Non si ferma davanti a nulla. Forse perché è la minore di quattro fratelli e ha dovuto farsi spazio in famiglia con la forza, forse perché pratica arti marziali da quando aveva sette anni, forse perché è spavalda di natura, affronta sempre la situazione di petto. Quella sera affrontava un avversario di cui io avrei avuto timore ad attirare l'attenzione, frenata da mille paure ingigantite dalle pessime notizie che ogni giorno diffondono i telegiornali in cui le ragazze non fanno mai una bella fine.

Un signore di quarant'anni impettito in un golf di flanella scese dalla propria automobile e si avvicinò per cercare di ristabilire la calma e liberare la strada. Qualcun altro non fu così paziente, e gridò dal finestrino di muoversi e spostare "quelle cazzo di automobili".

"Ma tu guarda che stronzo" sbottò Marzia rientrando finalmente nell'auto. Il signore con il golf di flanella era stato aiutato da un motociclista nell'allontanare il proprietario della Polo.

Quell'episodio mi fece sorridere. Il mio umore migliorò lentamente grazie alle chiacchiere di Marzia, e quando raggiungemmo il locale stavo cominciando ad apprezzare la mia ora di libertà.

Erano le otto e trentacinque di mercoledì sera: il pub era deserto. Salutammo il barman e ci accomodammo al solito tavolino all'angolo più in fondo, lontane dalla cucina e dalle casse stereo. Ordinammo patatine fritte.

Luna CrescenteWhere stories live. Discover now