Capitolo 17

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Rifletto a lungo sulla domanda di Toio.

"Sei gelosa?"

Poi scrivo un nuovo messaggio, con uno strano nodo eccitato nel petto. Mi ha risposto. Mi ha risposto!

"No. Sono felice per loro. Stanno bene insieme."

Per una decina di minuti il cellulare giace silenzioso nelle mie mani. Quando annuncia squillando l'arrivo di un nuovo SMS, sobbalzo violentemente sul letto.

"Parli sul serio?"

Digito nervosamente la risposta. "Sì."

Un nuovo squillo. "Hai forse accettato il divorzio?"

So già quanto Toio sarà sorpreso di leggere il prossimo messaggio. "Credo di sì."

C'è qualcosa di terribilmente eccitante nel mandare e ricevere messaggi. Lo squillo del cellulare fa trasalire, la curiosità cresce nello scorgere la bustina bianca che saltella sullo schermo, gli occhi divorano le parole, la mente le memorizza. Forse è proprio per questo che i messaggi piacciono quasi più delle telefonate. Perché un messaggio può essere registrato e conservato, letto e riletto ogni volta che si vuole, le parole in esso contenute non fuggono mai, restano accanto a noi anche quando l'autore ci è lontano.

Il telefono suona e si agita tra le mie mani. Il mio cuore sussulta. Ma non è Toio. È un numero che non conosco.

«Pronto?»

«Amelia?»

«Sì?»

«Ciao, sono Laura. Com'è andata la visita?»

Si è ricordata del mio appuntamento in ospedale: che alla Marnica Design ci sia anche qualcuno con una traccia di umanità? «Bene, grazie. Sembra che sia un maschietto.»

«Davvero? Che bello!»

Scommetto che se avessi detto che era una femmina, la reazione sarebbe stata la stessa. Sorrido.

«Come lo chiamerai?»

«Mirko.»

Segue una breve pausa. Mi pare di sentire il cigolio della frenata di un tram in sottofondo.

«Amelia, mi dispiace tanto. Non avrebbe dovuto licenziarti.»

«Sapevo che avrebbe potuto accadere aggredendolo in quel modo» mento. Temevo che Carini si arrabbiasse, ma non al punto da buttarmi fuori dallo studio.

«Sei stata davvero tu a stendere quel progetto?»

Il fatto che ne stia dubitando mi ferisce. Non mi crede dunque nessuno?

«Sì. Ma non importa quante volte io lo ripeta, tutti sono convinti che stia mentendo, quindi è inutile parlarne ancora.» Sto per attaccare il telefono furente.

«Io... sospettavo che non fosse di Mariella.»

Il mio pollice si blocca a pochi millimetri dalla cornetta rossa. Aspetto in silenzio il resto della confessione.

«Insomma, come hai detto tu, non è mai stata in grado di disegnare nulla di così originale, fuori dagli schemi. Lavoro con lei da sei anni, conosco bene i suoi lavori. Ma purtroppo sembra non ci sia nulla che io possa fare. Carini non mette in discussione la paternità del progetto, non ne vuole nemmeno discutere. Ho provato ad accennargli la cosa, ma... beh, diciamo che non è andata.»

Le parole di Laura mi fanno venire le lacrime agli occhi. Saranno gli ormoni? Ad ogni modo le sono grata per essere dalla mia parte e aver tentato di difendermi.

«Carini è testardo e orgoglioso, non ammetterà mai di essersi sbagliato.»

«Temo di non poter fare altro, Amelia.»

Luna CrescenteWhere stories live. Discover now