Capitolo 74

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Sento il mio cellulare squillare, mentre guardo fuori dal finestrino del treno per Roma, sul quale sono salito senza aver avvertito l'agenzia, e senza aver nemmeno portato una valigia.

Quando rispondo alla videochiamata di Peia me la trovo davanti con un asciugamano intorno ai capelli, e con un pigiama pieno di orsetti "Quindi sei partito senza nemmeno dei vestiti per domani?" È la prima cosa che mi dice, mentre si lava i denti, ed io annuisco "Devo riprendermi il mio ragazzo. Non me ne potrebbe fregar di meno dei vestiti" annuisce e fa un ok con le dita "Hai già pensato a cosa gli dirai?" Mi chiede poi, mentre dopo aver tolto l'asciugamano si spazzola i capelli "No, non lo so ancora. So solo che ho intenzione di riprendermelo" noto che si spruzza qualcosa tra i capelli "Cosa ti ha detto lei?" Ripensandoci mi viene quasi da ridere, ma con estrema tranquillità le spiego tutto.

Alla fine della storiella lei mi guarda con il viso sconvolto "L'hai conosciuta in un manicomio vero?" Scoppio a ridere, e quando sento che manca solo un'ora per arrivare a Roma la saluto.
Porto nuovamente lo sguardo fuori dal finestrino, e dopo aver fatto partire una canzone dalla mia playlist sento una strana voglia di scrivere quello che provo per Lele, e per puro caso noto un bambino nei sedili davanti a me con un blocco e delle penne, così mi avvicino a lui e gli chiedo un foglietto ed una penna, che con estrema dolcezza lui mi presta.

Torno seduto al mio posto, e mi rigiro la penna tra le mani, pensando se quella di scrivere i miei sentimenti per lui, su un foglio sia una buona idea o meno, ma alla fine finisco per cedere e comincio a scrivere:

Amore mio,
Lo so che in questo momento mi starai odiando con tutto te stesso, e ti capisco. Cazzo se ti capisco.
Anche io mi sono odiato quando ho creduto di averti tradito, eppure la vita é strana, infatti a volte ci fa credere cose che in realtà non sono mai esistite, come la mia notte con Giulia.
Notte che, nonostante fossi completamente fuori di me, ho passato pensado a te senza sfiorare nemmeno con un dito qualcun altro o qualcun'altra. Questo perché tu sei Tu.
La prima e unica persona in grado di farmi battere il cuore con un semplice sguardo o con una semplice parola, ed è per questo che sono tornato qui, nonostante sappia che meriti molto di meglio, ma non riesco a lasciarti andare. Quindi si: dammi pure dell'egoista, perché lo sono, ma non sono un semplice egoista e basta. Sono un'egoista innamorato che senza di te non riesce nemmeno ad immaginarsi.

La voce nell'altoparlante mi avvisa che sono arrivato a Roma, e dopo aver piegato il foglio in quattro lo infilo in tasca, e velocemente esco da quel treno pronto per tornare a riprendermi l'uomo che amo.

Corro senza sosta fino a casa di Antonella, e quando finalmente arrivo mi attacco al campanello, e dopo circa dieci minuti lei viene ad aprirmi "Tancredi. Che ci fai qua?" Dal suo tono freddo, riesco ad intuire che lei sappia tutto, però nonostante ciò ci provo lo stesso "Ho bisogno di vederlo Antonella"nega delicatamente con la testa "Non puoi. Sta troppo male, lo faresti soffrire di più, e so che non vuoi vederlo soffrire" sento la voce della donna di fronte a me quasi incrinata, e da lì intuisco che Lele sia messo peggio di quanto io abbia immaginato in questi giorni, così semplicemente mi infilo una mano in tasca e le passo la lettera che poco fa ho scritto sul treno.

Senza disturbarla ulteriormente me ne vado da quella casa, e mi dirigo direttamente ad Ostia, su una spiaggia. Una spiaggia ben precisa.

Appena mi siedo sulla sabbia il vento di marzo mi fa leggermente rabbrividire mentre i ricordi del nostro primo incontro mi riaffiorano alla mente:

"Te l'ho già detto Tancredi, Diego porterà il suo migliore amico" mi spiega Gian, mentre entrambi siamo seduti sulla sabbia in attesa di Diego e del suo amico "E dovevamo vederci in una fottuta spiaggia di Ostia a dicembre?" Gli dico stringendomi le braccia dentro la felpa, con i denti che tremano leggermente "Qualcuno ha freddo qui?" Mi volto verso quella voce, e sollevo il dito medio, abbassandolo subito dopo quando un ragazzo biondo e paffutello compare alle spalle di Diego "E tu chi sei?" Gli chiedo subito incuriosito, mentre Gian si accende una sigaretta "Sono Emanuele, ma tutti mi chiamano Lele, quindi fallo anche tu" mi dice con un sorriso, quindi annuisco e gli stringo la mano "Io sono Tancredi" ci sorridiamo per un po', finché la voce del mio migliore amico che comincia a riempirlo di domande mi fa zittire.
Non lo conosco ancora, ma penso che questo ragazzo abbia qualcosa di speciale, anche se non so bene cosa.

E così é come ci eravamo conosciuti: due bambini di sedici anni che si incontrano un giorno per una partita a calcio, un altro per confabulare sulle pischelle e un altro ancora per passare la notte insieme come fratelli.
E adesso eccomi qui, da solo, su quella spiaggia che ci aveva visti insieme passo per passo, mentre lui non c'era ed io lo pensavo.

A cullare i miei pensieri di solito c'era lui, quando con delicatezza mi faceva appoggiare la testa sulle sue gambe, e accarezzandomi i capelli mi tranquillizzava. Mentre oggi l'unico suono che sento é quello delle onde del mare.

Senza pensarci due volte tiro fuori il telefono e registro un messaggio vocale per lui:
"Le, non so se hai visto la lettera, però volevo solo farti sapere che tra me e quella non c'è stato nulla, anzi tutto il contrario." Prendo un bel respiro e riprendo a parlare "Adesso sono qui, nel nostro posto, che senza di te sembra un mortorio, ma spero solo con tutto il cuore che tu possa perdonarmi e che tu possa tornare qui con me" improvvisamente sento un suono provenire alle mie spalle, e quando mi volto rimango senza parole.

"Tatuato sul mio cuore"~Tancredi Galli Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora