Capitolo 56

812 63 15
                                    

Sono ancora le 19 quando il mio telefono vibra facendo brillare un messaggio di Lele sullo schermo:
"Dove sei?"
Apro la chat pronto a rispondere, ma Peia mi cade addosso scoppiando a ridere "Ma sei stupida?" Urla poi tra una risata ed un'altra, rivolgendosi alla sua migliore amica che sta in piedi di fronte a noi mentre anche lei continua a ridere "Quindi: ha la pelle morbida?" Le chiede poi Grangi, ed io le guardo con fare confuso "Ma che significa?" Entrambe riprendono a ridere, finché il suono di un cellulare che squilla le fa tornare serie "pronto?" Sia io che Peia ci mettiamo in piedi, e guardiamo Grangi che si fa sempre più seria "va bene. Arrivo subito" sono le ultime parole che dice prima di attaccare, mentre comincia a correre in giro per casa, recuperando le scarpe, il giubbotto ed un cappellino di lana "Raga io devo andare in studio. Torno dopo le nove, ci vediamo dopo" senza aspettare una risposta esce di casa, ed io e Peia rimaniamo a guardarci per un po'.

Dopo più di dieci minuti di silenzio la ragazza di fronte a me mi fa gesto di sedermi al suo fianco "Che ne pensi se andiamo a cena?" Le propongo poi afferrandole la mano, e lei annuisce "Sono già le otto. Andiamo?" Mi chiede, stavolta lei, mettendosi in piedi e subito la imito mettendomi in piedi a mia volta.

Appena arriviamo al locale ci sediamo ad un tavolo all'aperto e ordiniamo, ma mentre aspettiamo che il nostro cibo arrivi noto che è parecchio pensierosa, così decido di chiederle cosa le prenda, e al suono della mia voce sussulta leggermente "Che c'è P? Tutto bene?" Annuisce e mi sfiora la mano sorridendomi "Ero soprappensiero semplicemente"
cosa la rende così strana?

"E a che pensi?" Porta lo sguardo in un'altra direzione, ma le afferro il mento delicatamente e faccio scontrare i nostri occhi, ripetendole la mia domanda con tono fermo "Stavo..cercando di capire perché hai litigato con Lele.." sussurra, tanto che quasi non riesco a capire se l'abbia detto davvero "Abbiamo discusso perché lui avvolte ha dei comportamenti che io non condivido" vedo il suo sguardo passare da imbarazzato a curioso, ed istintivamente le sorrido trattenendo anche una leggera risata "Che ha combinato?" Stavolta non riesco a trattenermi e scoppio a ridere "Sei una pettegola!" Le punto il dito contro e lei ondeggia le spalle ironicamente in senso di negazione .
Sono fortunato ad averla.
Sono fortunato ad avere tutti i miei amici, soprattutto lei, Zoe e Cecia.

Finita la cena pago io per entrambi, e dopo averla presa a braccetto, stando attento a non farmi male la accompagno a casa di Grangi "Ti direi di fermarti qui, visto che sono già le undici, ma se non torni a casa non so cosa possa passare per la testa del tuo ragazzo" mi dice appena apre la porta di casa, ma io nemmeno entro "Grazie del pensiero P, ma come hai già detto il mio ragazzo mi aspetta. Ci vediamo domani" le lascio un bacio sulla guancia, e appena chiude la porta mi incammino verso casa.

Mentre attraverso le strade buie di Milano, il freddo mi sfiora la pelle, risvegliando dei brividi in me che mi fanno sentire male nei punti ancora feriti, e come se non bastasse una leggera pioggia inizia a scendere.
Dopo circa venti minuti finalmente arrivo a casa, e come mi aspettavo trovo tutte le luci spente segno che: O Gian e Diego sono fuori e Lele dorme, o dormono tutti.
Con i vestiti ed i capelli leggermente bagnati decido di farmi una doccia calda, così da rilassarmi una volta infilato nel letto.
Mi dirigo in camera mia per prendere un pigiama, ma quando comincio a frugare nel mio armadio in cerca di qualcosa di decente una mano si appoggia sulla mia spalla con forza, facendomi sussultare e mi fa anche abbastanza male "Ottimo lavoro. Complimenti davvero" Lele ha gli occhi rossi dalla rabbia, e spruzza odio da tutti i pori.
Ma che ho fatto?
"Divertente lasciarmi il visualizzato quando sei in giro con una delle tue troie no?" Mi ricordo solo adesso di quel messaggio, e mi sbatto una mano sulla fronte, facendomi anche male, ma a lui sembra non importare e continua ad urlarmi in faccia "La verità è che sei stato a Roma solo per vederti con quella stronza della tua ex, che ti ha anche cornificato. Eppure sei tornato da lei. Sei disgustoso" mi metto in piedi di fronte a lui, con l'ira che comincia a farsi spazio in me.
Davvero mi crede capace di fare qualcosa del genere?

"Io sarei tornato da chi? Da una stronza che mi ha tradito, e che non ho mai amato? Ma fai pure: spara tutte le cazzate che vuoi, io mi sono stufato di te e dei tuoi capricci da moccioso" provo ad allontanarmi, ma lui mi afferra per il polso e mi tiene con forza "I miei sarebbero capricci da moccioso? Cazzo mi ignori per stare con loro." Stringe la presa sul mio polso ed io cerco di tirarlo indietro invano "Preferisci Peia e Giulia a me.
Io lo so.Almeno ammettilo"continua a stringere, e per un momento al suo posto vedo mio padre su di me.

Comincia a mancarmi il respiro, mentre Lele continua ad urlarmi contro, finché con un respiro profondo lo spingo via "Lasciami.. Non tenermi mai più così stretto" gli dico con voce tremante, e subito molla la presa portando lo sguardo sul muro alle mie spalle "Io..mi..mi dispiace" balbetta mentre le guance gli si tingono di rosso, e gli occhi gli si riempiono di lacrime.
Il mio cuore mi dice di abbracciarlo e di sussurrargli che va tutto bene, ma non va per nulla bene. Il mio respiro è ancora irregolare e nella mia testa non smettono di scorrere le immagini di quel essere spregevole, che per la legge é mio padre, mentre mi picchia ripetutamente dopo aver difeso Matteo.

Mentre penso a questo improvvisamente mi ricordo che se non fosse stato per le mie sorelle probabilmente adesso non sarei qui:
Ma se lui le picchiasse proprio come faceva con me?
Devo chiamare Clarissa.

"Tatuato sul mio cuore"~Tancredi Galli Where stories live. Discover now