Capitolo 52

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Mi sveglio alle sei del mattino, sussultando per il rumore di un tuono, e rimango con la testa sul cuscino.
Stasera alle otto ho il treno di ritorno per Milano, e non ho ancora potuto parlare con Lele.
Il giorno in cui ho incontrato Francesco al Colosseo, sono tornato a casa alle due del mattino e non mi sembrava il caso di chiamarlo, mentre ieri l'ho chiamato per tutto il giorno, anche tra un'intervista e l'altra, ma lui non mi ha mai risposto. Spero solo che quando gli spiegherò il perché delle mie azioni, capisca che l'ho fatto per proteggerlo e non per altro.

Con questi pensieri chiudo gli occhi e mi lascio cullare dal suono della pioggia che mi riporta a quel giorno di due mesi fa, quando per la prima volta le nostre labbra si sono incontrate dando vita ad uno dei momenti più belli che abbia mai vissuto.
In quel momento non sapevo ancora che avrei conosciuto nuove emozioni e nuovi sentimenti come l'amore, che per me è sempre stato un po' un'incognita.
Decido di prendere il mio telefono ed aprire le note del cellulare, per poi cominciare a scrivere

Sto per provare a fare una cosa che non ho mai fatto. Sto per scrivere quello che provo, e non so se sia più strano il fatto che io stia esprimendo i miei sentimenti, o proprio il modo in cui lo sto facendo.
Se pensi che questa sia una specie di lettera d'amore ti sbagli. Non è quello il mio intento. Semplicemente non ho più voglia di tenermi tutto quello che sento, dentro di me, perché è qualcosa di così spettacolare che chiunque dovrebbe conoscerlo.
Sei arrivato nella mia vita come un semplice amico, e per un po' sei stato questo, solo un amico. Ma poi abbiamo iniziato a scoprirci a vicenda, e nonostante ci fossero altre terze persone in mezzo, siamo sempre rimasti noi. Tanc e Lele. Quegli amici strani, che si comportavano quasi come due fidanzati, ignari del fatto che un giorno lo sarebbero diventati davvero.
Sai bene che ho avuto moltissime ragazze nella mia vita, e sai bene che in realtà non me n'è mai importato nulla, di nessuna di loro, ma con te è diverso. Tu sei diverso.
Tu sei riuscito a farmi perdere la testa, in ogni modo possibile ed immaginabile.
So benissimo di essere un coglione e di non meritarti. Lo so, eppure non riesco ad immaginarmi senza di te, quindi ti prometto che cercherò di non commettere più cazzate, per salvare questo piccolo "Noi" che piano piano stiamo costruendo insieme, amandoci ogni giorno di più.

Finisco di scrivere tutto quello che penso e quando guardo l'orologio rimango leggermente colpito. Sono le otto e un quarto.
Ma quanto cavolo ho scritto?

Ovviamente non ho intenzione di mandare a Lele tutto quello che ho scritto, ma credo che scrivere le mie emozioni mi abbia aiutato ad alleggerire un po' il peso che avevo sul cuore da due giorni.

Sento degli strani rumori provenire dalla cucina, e così scendo le scale, rimanendo leggermente confuso davanti alla scena che mi si presenta: mio padre è sulla soglia della porta, con due valige dietro, mentre mia madre e le mie sorelle lo accolgono "Figlio!" Mi urla venendomi incontro, per poi abbracciarmi facendomi raggelare leggermente.
Ma non doveva stare fuori fino alla prossima settimana?
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Verso le quindici finisco anche l'ultimissima intervista e comincio ad incamminarsi verso casa mia, mentre con una mano compongo il numero di Lele, incrociando le dita.
Appena entro in casa finalmente risponde, e dopo tre giorni riesco ad ascoltare la sua voce "che cosa vuoi?" Mi chiede con tono freddo, e subito prendo un bel respiro "Dobbiamo parlare, e farlo attraverso un telefono non è il modo giusto. Ma ci tenevo solo a chiederti scusa. Davvero Lele, mi dispiace. Sai benissimo che sei tutta la mia vita e che ti amo più di me stesso, ma l'ho fatto per te perché..." appena mi siedo sul divano, e me lo trovò davanti un brivido mi percorre la schiena, facendomi morire le parole in gola "Io..Lele ci-ci sentiamo più tardi.." balbetto attaccando il cellulare, mentre mio padre mi scruta dalla testa ai piedi "Quindi sei frocio?" A quella domanda rabbrividisco "Io..no..cioè.." mi fa segno di rimanere in silenzio, ed io abbasso la testa pronto ad una lavata di capo "Sei fidanzato con un ragazzo?" Mi domanda con tono disgustato, ma io rimango in silenzio a testa bassa "Chi tace acconsente" gli sento dire a bassa voce, mentre un forte dolore si espande sulla mia guancia sinistra.
Mi ha appena tirato uno schiaffo.

Prima che possa dire o fare qualcosa mi ritrovo steso a terra, con mio padre su di me che continua a tirarmi pugni mentre ripete una frase "Io ti ho messo al mondo ed io ti uccido frocio!" Faccio fatica a respirare, quando mi stringe le mani intorno al collo "ti prego lasciami" gli dico con un filo di voce, ma lui non ne vuole sapere e non mi lascia, finché un forte urlo lo fa sussultare mentre le mie sorelle me lo levano di dosso spingendolo il più lontano possibile "Tancredi ti prego dimmi che stai bene" mi sussurra Berenice ed io annuisco cercando di mettermi in piedi "Me-ne vado"sento del sangue scorrermi lungo tutto il viso, mentre il collo mi brucia, ma senza dargli peso salgo le scale afferrando la mia valigia.

Mi avvolgo un foulard intorno al collo, mi infilo gli occhiali da sole e sollevo il cappuccio della felpa riscendendo le scale "Dove vai?" Mi chiede Clarissa mentre abbasso la maniglia della porta d'ingresso, ed io mi volto nella sua direzione, con ancora il sangue che mi scende lungo la guancia "Torno a Milano" entrambe le mie sorelle mi stringono in un abbraccio ed io le scanso "Mi state facendo male" spiego ad entrambe uscendo da quella casa, ma prima che possa andarmene entrambe mi afferrano per mano e mi trascinano verso la macchina di Clarissa

"Tatuato sul mio cuore"~Tancredi Galli Where stories live. Discover now