Capitolo 34

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"Tancredi" Lele richiama la mia attenzione, sedendosi accanto a me e afferrandomi il mento per far incontrare i nostri occhi "Che succede?" Prendo un bel respiro e fingo un sorriso "Nulla Le, sono solo nervoso perché non ceno con loro da molto" mi accarezza una guancia "Non devi essere nervoso, ci sarò io con te" a quelle parole sbianco. "N-No. Tu n-non puoi v-enire" gli dico balbettando leggermente, mentre lui abbassa lo sguardo "Io..non fa nulla" si mette in piedi e si allontana da me "Lele aspetta, posso spiegarti" si volta nella mia direzione e lo trovo con gli occhi lucidi "Non devi spiegarmi nulla. L'ho già capito" lo guardo interrogativo e mi metto in piedi, cercando di avvicinarmi, ma più ci provo, più lui si allontana "Tu ti vergogni di me, perché hai paura che possano giudicarti" una lacrima gli riga il viso, mentre io spalanco la bocca "Cosa stai dicendo Lele? Io non mi vergogno di te" si infila il giubbotto e si avvicina alla porta "Hai ragione. Non puoi vergognarti di me, perché noi non stiamo nemmeno insieme" Detto questo esce dalla stanza, lasciandomi li, da solo accasciato sul pavimento.

Mi stringo le ginocchia al petto e prendo un bel respiro. L'ho fatto piangere. Sono riuscito a ferirlo. Mi sento un bastardo. Lele non si merita queste cose, ma l'ho fatto anche per lui. Non so come reagiranno i miei, e ho paura che mio padre in particolare possa scagliarsi su di lui, proprio come fece con Matteo.

"Guarda un po' chi si rivede!" Urla mio padre, facendo voltare Matteo nella nostra direzione "Papà lascialo stare, ha già abbastanza problemi a cui pensare. Sai che sua madre l'ha cacciato di casa dopo il suo coming out" mio padre mi lancia un'occhiataccia, facendo cenno a quel povero disgraziato di raggiungerci "Buongiorno Signor Dimitri, ciao tanc" lo saluto con un cenno del capo, mentre mio padre si avvicina a lui e gli mette un dito sul collo, proprio nel punto in cui ha un succhiotto "Questo? Te l'ha fatto il tuo...ragazzo?" Sussurra a denti stretti, mentre quello che una volta era mio amico, trema leggermente "S-si." Balbetta poi lui, e cogliendomi di sorpresa mio padre gli stringe la mano intorno al collo.
Mi avvicino a lui e lo tiro, cercando di fargli mollare la presa "Lascialo cazzo, smettila!" Gli tiro un leggero pugno sulla spalla, e quando lascia la presa sul collo di Matteo, urlo a quest'ultimo di scappare.

Ricordo ancora il dolore e i lividi che durarono per più di due settimane, dopo quel giorno "Quel ragazzo è malato e tu me l'hai fatto scappare così?" Le sue parole cominciano a frullarmi per la testa, mentre milioni di lacrime mi rigano il viso.

Molto probabilmente stasera, se avessi portato Lele con me, al posto di Matteo ci saremmo stati io o lui, o forse entrambi.
Non potevo metterlo in pericolo, solo per una stupida cena.
Il mio telefono inizia a squillare, e il nome di Berenice compare sullo schermo, così dopo essermi asciugato gli occhi rispondo "fratellino! Girami la posizione dell'hotel in cui stai, così ti vengo a prendere io con la mia macchina"le rispondo con un semplice ok, quasi strozzato, e le invio la posizione.
Prima che lei possa essere qui, mi sollevo dal pavimento e mi dirigo in bagno.

Ho il viso ancora rosso, e qualche macchiolina intorno agli occhi, a causa della mia pelle sensibile, che avendo pianto ha fatto scoppiare leggermente qualche capillare.

Mi sciacquo il viso e indosso un paio d'occhiali da sole, nonostante siano già le 19:30. Appena sono pronto, mi arriva un messaggio da mia sorella, che mi avvisa di essere arrivata, e dopo aver indossato la giacca esco dalla stanza, con un sorriso finto sulle labbra.

"Ciao Edo" mi dice mia sorella lasciandomi un bacio sulla guancia, appena mi siedo nel sedile accanto al suo "Ciao Bere." Le rispondo secco, deglutendo rumorosamente "Che hai?" Prendo un bel respiro "Non mi sento molto bene. Ma sta tranquilla non fa nulla" Lei annuisce e mette in moto, senza proferire parola, finché arriviamo a casa dei miei.
Appena la porta si apre subito mia madre e Clarissa mi saltano al collo. Dopo i soliti venti minuti di abbracci e parole dolci, mia madre ci invita tutti a sederci a tavola.

Come ai vecchi tempi mi siedo accanto a mio padre, e quando ho il piatto davanti comincio a magiare senza proferire alcuna parola "Siamo tutti molto fieri di te piccolo mio" dice mia madre, riprendendo il discorso che le mie sorelle avevano iniziato sulla soglia della porta, riguardante il film "Si, la mamma ha ragione. Adesso manca solo che ti sposi e ci fai qualche nipotino" sollevo lo sguardo nella direzione di mio padre, fingendo un sorriso.
La cena continua più o meno in modo tranquillo, finché mia madre inizia a parlare della sua amica Laura, ed io mi azzardo a chiedere di Matteo "Tancredi parliamoci chiaramente: tu sei frocio?" Spalanco lo bocca mentre mio padre mi guarda in attesa di una risposta "Che? Ma ti pare? Io non sono frocio" dico velocemente, sperando di aver chiuso quel discorso "Menomale allora" vedo le mie sorelle guardarlo male, mentre io sento una leggera fitta al petto, ma decido di non dargli peso e mi metto in piedi "È stato bellissimo cenare con voi, come ai vecchi tempi, ma adesso ho un impegno importante, che riguarda il lavoro" e così, dopo averli salutati tutti esco, finalmente da quella casa.

Afferro il telefono e scrivo un messaggio ad Aurora su Instagram "Dov'è la festa?" Dopo pochi minuti mi risponde "a casa di Thomas. Come mai non sei venuto con Lele?" Decido di non rispondere al suo messaggio e mi affretto, per arrivare a casa del mio amico, dove da come ho capito si trova già Lele.

Il telefono continua a vibrare, con messaggi da parte di Aurora.
Questa ragazza mi sembra abbastanza simpatica,ma forse è un po' troppo appiccicosa per i miei gusti.

"Tatuato sul mio cuore"~Tancredi Galli Where stories live. Discover now