•Capitolo 60•

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Vi prego di fare due cose in questo capitolo:

1) Leggerlo con la canzone che vi ho lasciato qui sopra 🔝💕

2) Leggere quello che scriverò nell'angolo autrice❤️

***

Mi svegliai di soprassalto, ansante e gli occhi spalancanti. Un peso gravava su di me. Stropicciandomi gli occhi, consapevole di avere fatto un incubo, abbassai lo sguardo combattendo la quasi totale oscurità della stanza. Il terrore che avevo provato durante il sonno mi aveva lasciato un brutto senso di inquietudine. Con mia sorpresa notai che il peso a cui mi riferivo era Eliot, il quale mi si era addormentato sul petto.
Spalancai gli occhi, stupefatta. Stava bene. Gli passai una mano tra i capelli, travolta dal sollievo. E io ero viva. Rabbrividii non appena mi ricordai che l'ultimo ricordo che avevo era quello di Liam che mi stava per strozzare. D'impulso mi portai una mano al collo e deglutii.

Sentivo tutto il corpo dolorante, come se fossi andata in palestra. Con l'unica differenza che il dolore era molto più intenso. Con lo sguardo perso nel vuoto mi domandai come mai Eliot fosse qui. Forse quel mostro voleva evitare che si ripetesse l'accaduto della volta scorsa. Quindi aveva deciso di rinchiudere anche suo figlio qui dentro.

Dei rumori acuti, come se qualcuno avesse rotto un vaso, mi fecero accapponare la pelle.

Liam era tornato.

Strinsi a me Eliot, mentre quel terrore familiare, al quale ultimamente mi ero abituata, cominciava a farsi largo dentro di me. Sentivo già il sapore della paura, amaro e pungente. Mi sforzai di non pensare a quello che avrebbe potuto farci, ma...Era impossibile. I miei battiti cardiaci cominciarono a battere all'impazzata.

La porta si spalancò, facendo emergere uno strascico di luce sul pavimento.

Tremai. Poi, ogni mio muscolo si irrigidì. Il respiro mi rimase incastrato in gola. Perché sulla soglia si ergeva una figura imponente che conoscevo. Battei le palpebre, la gola secca. Non riuscivo a credere ai miei occhi. Non era Liam. Ma non poteva essere..

La luce proveniente dal corridoio illuminava il suo corpo come un'aura angelica avrebbe potuto illuminare un angelo nero. Sulla soglia si stagliava Andrew in tutta la sua straordinaria bellezza. Il mio Andrew. L'Andrew che amavo più di chiunque altro. Totalmente vestito di nero come lo ricordavo. L'emozione mi chiuse la gola. Il naso prese a pizzicarmi quando i nostri occhi si incrociarono e il respiro mi si incastrò in gola.

In due secondi me lo ritrovai davanti. Si piegò su di noi, gli occhi intrisi di preoccupazione e compassione. E a me non parve reale. Forse si trattava soltanto di un abbaglio, una visione, perché Andrew non poteva averci trovati. Non nel bel mezzo del nulla. Eppure non mi importava. Anzi, avrei ringraziato il mio cervello impazzito per avermi concesso un'allucinazione del genere.

"Kimberly.." Mormorò aggrottando la fronte, forse vedendo quali erano le mie condizioni. Sembrava sul punto di crollare. Senza aggiungere altro ci strinse in un abbraccio soffocante. Un abbraccio incredibilmente realista, che mi risvegliò dal torpore del sonno e dello shock, portandomi a realizzare che non stavo affatto sognando. Andrew era realmente qui. Era qui per salvarci e portarci via.

"Mi dispiace da morire, Kimmy." Lo sentii dire in tono disperato, la voce roca. "Non avrei dovuto.." Gli si ruppe la voce.

Il sollievo mi travolse, facendomi salire le lacrime agli occhi."Sei qui." Crollai e mi ritrovai a piangere sulla sua spalla, aggrappandomi a lui come se fosse la mia ancora di salvezza. E in effetti lo era. Lo strinsi forte e Eliot si svegliò tra i nostri corpi.

The bad boy's loveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora