•Capitolo 26•

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Alla fine Andrew aveva approvato il vestito. O meglio, lo aveva fatto soltanto quando aveva capito che mi sarei messa le calze sotto.

Andrew, cosa avevi fatto questo pomeriggio, quando io ero uscita dalla stanza di Dakota?" Gli chiesi finalmente, osservandolo spegnere il motore dell'auto. Avevamo parcheggiato in una zona un po' isolata, vicino alla casa del compagno di squadra di Drew. Io non ci ero mai stata prima d'ora.

"Sono solo sciocchezze." Mi assicurò dandomi il solito buffetto sul naso prima di scendere dall'auto. La sua risposta frettolosa mi infastidì. Per questo quando venne ad aprirmi la portiera mi rifiutai di scendere.

"È inutile che mi guardi in quel modo." Lo misi in guardia, le braccia incrociate sul petto."Finché non mi risponderai, rimarrò qui a godermi il caldo della tua dolce Cleo."

Ancora stentavo a credere che la sua macchina avesse un nome.

"Potrei trascinarti in ogni caso." Mi fece notare, sollevando un angolo delle labbra carnose in un sorrisetto astuto.

Annuii." Vero, ma una volta arrivati io potrei andarmene." Dopo un lungo silenzio, durante il quale lui mi guardò di traverso, sospirai."Andiamo, Drew voglio solo delle risposte."

Appoggiò il braccio sull'estremità alta della portiera."Bene." Concluse, passandosi una mano tra i capelli mossi in morbide onde."Non resisto quando mi chiami Drew."

Sorrisi."Ti ascolto, Drew."

Mi rivolse un ampio sorriso che mi fece sentire strana."Tyler mi ha detto che..."Esitò, quindi lo incitai a continuare."Ecco, mi ha detto che dalle telecamere poste nella stanza di Dakota risulta che quando non c'è nessuno lei parli."

Battei le palpebre, sorpresa."Come, parla?" Scossi il capo."Che significa? Quando è con le persone si rifiuta di farlo, ma non quando è sola?"

Inclinò il viso di lato, perdendosi nei propri pensieri."Non proprio."Quando mi guardò per qualche ragione ebbi un brivido."Lui e gli altri dottori una volta hanno voluto inserire dei microfoni, senza farsi vedere da lei.."

Dove voleva arrivare?"Quindi?" Chiesi allarmata. Sperai non fosse niente di grosso, anche se, onestamente non sapevo proprio che cosa aspettarmi.

"L'hanno sentita dire cose strane."La sua voce era un lieve sussurro, ma non sembrava credere a quello che stava per dire."Come se parlasse con...I morti."

Un lungo brivido mi corse lungo la spina dorsale. Deglutii rumorosamente. Questo era assurdo."Tu...Ci credi?" Mormorai, incapace di dire altro. E io, invece? Ci credevo? Be', purtroppo ero una persona piuttosto suscettibile. Credevo agli alieni, un po' credevo anche alle case infestate dai fantasmi ma...Mi si seccò la gola per il terrore. Parlare con i morti?

Avrei senza alcun dubbio preferito ritrovarmi un alieno dalla testa ovale, la pelle verde e grandi occhi neri come ossidiana piuttosto che una persona morta. Mio Dio.

Poi, come un fulmine a ciel sereno le parole di quella ragazza che io e Andrew avevamo incontrato all'ospedale mi tornarono alla mente. Si chiamava Sarah se non ricordavo male.

"Avete gli stessi occhi." Aveva detto."Ma i suoi conoscono cose che i tuoi non possono vedere."

In quel momento mi aveva soltanto fatto venire i brividi, adesso per qualche ragione interpretai quella frase in un modo che mi spaventò a morte. E se fosse vero?

No, è impossibile.

"Certo che no."Andrew sembrava totalmente a suo agio, quindi avevo ragione. Non ci credeva. Poi mi fissò stranito."Oh, andiamo non dirmi che tu credi a queste idiozie?"

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