•Capitolo 50•

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Andrew.

In palestra risuonavano le numerose voci del pubblico, le grida d'incitazione dei fan e delle cheerleader a bordo campo che avevano appena terminato lo spettacolo di inizio partita. Il coach stava parlando con quello della squadra avversaria e non mancava molto all'inizio del campionato.
Di solito tutto questo mi trasmetteva adrenalina, energia e mi faceva sentire maledettamente vivo. Eppure, non era affatto così che mi sentivo in questo momento. No, al contrario provavo un senso costante di disagio e sensi di colpa, ero in allerta, profondamente turbato e preoccupato. Dovevano essere trascorsi minuti da quando tenevo gli occhi incollati agli spalti alla ricerca di Kimberly e Eliot. Ma non c'erano. Avevo passato in rassegna ogni angolo, ma di loro nessuna traccia. Savannah mi aveva rassicurato, dicendomi che doveva essere corsa in bagno.

Cazzo, Kimberly era venuta negli spogliatoi e Maya aveva indossato la maglietta che gli avevo regalato mesi prima. E lei l'aveva visto. E aveva creduto che ci fosse qualcosa tra di noi. Del tutto sbagliato. Maya ce l'aveva con lei per quello che le avevo raccontato.

Ma non era proprio questo che mi ero prefissato di farle credere?

Lo avevo fatto per il suo bene, dannazione. Non avevo la minima idea che Maya sarebbe venuta stasera. Ma adesso il solo pensiero di averla ferita mi faceva venire voglia di torturarmi, infliggendomi ogni tipo di dolore fisico da solo. Perché Kimberly non lo meritava. Cazzo, se non lo meritava. Non l'avrei biasimata se avesse deciso di non assistere a quella partita e di avercela a morte con me. Strinsi i pugni lungo i fianchi e contrassi la mascella, incazzato nero con me stesso. Mi aveva nascosto la questione di Jebediah, é vero. Ma lei non lo aveva baciato. Avrei voluto chiarire la questione, invece non potevo. Avrei voluto stringerla a me come se quella potesse essere l'ultima dannata volta in cui avrei potuto farlo, ma qualcuno me lo impediva. E io dovevo proteggerla. Dovevo farlo ad ogni costo.

Il nodo di paura mi strinse lo stomaco, facendomi venire a meno il respiro. Non avevo paura per me, ma per lei. Qualcuno minacciava Kimberly e io stavo cercando da tempo di scoprire di chi cazzo si trattasse, così avrei potuto ridurlo ad un ammasso di ossa rotte. Laurel mi stava aiutando con le indagini, senza che lei lo sapesse.

"Che c'è che non va?" Mi chiese Sandy in tono sensuale, una delle cheerleader con la quale avevo avuto un trascorso. Niente di serio. Mi appoggiò una mano sulla spalla, mentre io tenevo gli occhi puntati sulla zona in cui era seduta Savannah.

"Sembri preoccupato." Aggiunse, appoggiandomi una mano sulla spalla, che presto mi scese lentamente lungo il braccio."Magari dopo posso fare qualcosa per rimediare..."

Aggrottai la fronte non appena intercettai un ragazzo sedersi accanto a Savannah. Chi diavolo era? Kimberly lo conosceva? Mi venne l'ulcera al solo pensiero che quel tipo si fosse avvicinato a Kimberly.
Speravo proprio di no, altrimenti...

"Ehi, Andrew." Stavolta Sandy sembrava indispettita.

Distolsi in fretta lo sguardo da quel punto e lo portai su di lei, ritraendomi dal suo tocco."Devo andare." Risposi, seccato. Mi abbassai per raccogliere la palla e me la portai sotto braccio, avviandomi verso il punto nel quale si trovava Jase.

Lui si voltò a guardarmi, l'aria preoccupata, forse a causa del mio pessimo umore, quando il coach mi chiamò.

Traendo un profondo respiro, mi voltai e lo raggiunsi. Che diamine c'era adesso?

"Devi assolutamente dare il meglio di te stasera." Mi disse, incoraggiandomi con una stretta sulla spalla. Gli stavo fissando la testa calva e lucida, soprappensiero."A vederti c'é Greg Holland, un noto talent scout e ha sentito parlare di te, Andrew." Il suo entusiasmo non mi toccò affatto. Non quanto avrebbe dovuto. Una parte di me sapeva bene che era un'occasione unica, ma la più grande era concentrata su Kimberly.

"Potrebbe anche offrirti una borsa di studio, é un'occasione unica, quindi cerca di non sprecarla facendo qualche stronzata." Aggiunse senza mezzi termini, scrollandoli leggermente."Te lo meriti e sai che io sono e sarò sempre il tuo fan numero uno."

Lo ringraziai."Ci...Proverò." Guardai di nuovo il punto in cui era seduta Savannah, ma di Kimberly nessuna traccia.

Dannazione.

Rigido come una corda di violino, diedi le spalle al mio coach e mi posizionai a centro campo. Quello della squadra avversaria, un uomo sulla sessantina con i capelli grigi e gli occhi senza fondo, si posizionò al centro.

Lanciai un'occhiata verso il mio contendente per la presa della palla. Era poco più basso di me, le spalle larghe e si stava scrocchiando il collo. Spostai velocemente lo sguardo di nuovo in direzione degli spalti. Savannah mi rivolse un debole sorriso, quindi inspirai bruscamente.

Il coach fischiò e la partita ebbe inizio. I pensieri altrove, reagii troppo tardi e il tizio di fronte a me prese la palla per primo.

Cazzo.

***

Non era ancora terminato il primo tempo e avevo già fatto quattro canestri. Il sudore mi imperlava la fronte. Avevo visto Savannah alzarsi insieme a quel ragazzo non molto tempo prima, sicuramente per cercare Kimberly. Stavo letteralmente impazzendo.

Quando la scorsi tornare, l'aria preoccupata, scosse il capo come a dirmi che nei bagni non c'era e una fitta dolorosa mi colpì dritto al petto. Il panico mi travolse, portandomi a fermarmi bruscamente nel bel mezzo della partita. La partita più importante della mia vita. Mi bloccai sul posto, terrorizzato a morte. Il pensiero che chiunque la minacciasse avesse potuto rapirla mi contorse le budella. Il cuore prese a battermi alla rinfusa, echeggiandomi nelle orecchie come un tamburo. Il mio respiro si fece più rapido e pesante. Sentii a malapena il mio coach gridarmi contro qualcosa. La vista mi divenne sfocata. Le grida del pubblico sfumarono, fino a diventare nient'altro che deboli sussurri.

Il cervello mi si azzerò. Il resto del mondo scomparve. Esisteva solo lei. Lei e mio nipote.

Kimberly. Kimberly poteva essere in pericolo. Eliot poteva esserlo.

Il sapore metallico della paura mi fece reagire. Il sangue mi defluì dal viso. Accaldato, afferrai l'orlo della mia maglietta da basket e me la sfilai rimanendo a torso nudo. Ignorai le grida entusiaste delle ragazze e mollai tutto. Corsi via dal campo, ignorando anche quelle di disapprovazione che seguirono.

Qualcuno, mi chiamò ma io ero troppo occupato a pensare a lei per preoccuparmene.

Dovevo trovarli.

****

Sorpresa!!👻👻👻

Spero che il capitolo vi sia piaciuto!! Avete cambiato opinione su Andrew? Cosa ne pensate?💘

Volevo anche dirvi che forse ho deciso definitivamente quale sarà la storia nuova e riguarderà un ragazzo e una ragazza che si ritroveranno a vivere insieme al college..Vi piacerebbe leggere qualcosa del genere? Fatemi sapere!💕

Inoltre ieri mi sono dimenticata di riferirvi che avevo pubblicato il primo capitolo di una mia vecchia storia per sbaglio e ad alcune di voi che l'hanno già letto è piaciuto, quindi se volete andare a dare un'occhiata siete liberissime di farlo 😝❤️

Ricordo come al solito il mio profilo Instagram dedicato alle mie storie in cui pubblico anticipazioni, notizie ecc: savemeangell

Profilo personale: asiarebeccacasalboni

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