•Capitolo 55•

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Andrew.

Kimberly era scomparsa su tutti i fronti insieme a Eliot e io mi sentivo inutile. Eravamo tutti in attesa che Laurel arrivasse. La stavamo aspettando fuori da quella che doveva essere casa sua: una villetta a schiera a due piani al confine della città, in una zona poco frequentata e anonima. Non mi stupii della sua scelta. Se voleva mantenere la propria privacy, quello era il luogo perfetto.

Ero una cazzo di corda di violino, una bomba ad orologeria pronta ad esplodere. Dire che fossi teso sarebbe stato un eufemismo. La parola preoccupato non avrebbe reso nemmeno l'idea. Non avevo sicuramente una vena poetica, ma era come se qualcuno mi avesse graffiato il cuore, mi avesse rifilato un pugno con una potenza tale da annebbiarmi la vista e provocarmi un dolore del diavolo e in grado di togliermi il respiro. Dolore e sensi di colpa. Ecco quello che stavo provando. Mi premetti la mano contro la fronte, mosso da un'ondata violenta di panico e rabbia e piegai la testa verso il cielo notturno avvertendo le lacrime salirmi agli occhi. Avrei dovuto starle vicino, dovevo fregarmene delle minacce. E l'ultima cosa che Kimberly avesse visto prima di essere rapita era stata me e Maya insieme. E aveva pensato..No, io le avevo lasciato pensare che ci fosse qualcosa tra noi.

Volevo proteggerla. Per farlo dovevo restarle alla larga. E io per lei avrei fatto qualsiasi cosa. Starle lontano per salvarla e per indagare con Laurel di nascosto non era stato facile per me. Ogni volta che la vedevo mi veniva voglia di avvicinarmi anche solo per sentire la sua voce. Se mi avessero chiesto di morire per lei o di rinunciare alle mie gambe e quindi al basket lo avrei fatto. Avrei potuto rinunciare a tutto, ma non a lei o a Eliot.

A braccia conserte, strinsi così tanto i denti che pensai di potermeli rompere. Ormai non avevamo più dubbi. Qualcuno doveva averli rapiti. E dopo averci pensato un bel po' avevo anche provato ad immaginarmi chi potesse essere stato. E detestavo il risultato ottenuto dalle mie riflessioni.

C'era soltanto una persona che poteva odiarmi a tal punto. L'unica a potere ad arrivare a fare qualcosa di così sbagliato. Strinsi con forza i pugni lungo i fianchi, travolto da una rabbia distruttiva, che avrei voluto sfogare su quest'ultimo. Avrei voluto prendere in considerazione altre possibilità, ma William era uscito di prigione da un po'. Aveva ricevuto l'ordine della giuria di rimanere lontano chilometri e chilometri da mia sorella, ma poteva avere perso la testa. Poteva avere rapito Kimberly e suo figlio, Eliot. E con tutta probabilità doveva essere stato lui a minacciarmi. Anche se farlo dicendomi di stare lontano da Kimberly era un comportamento insolito. Ma quello era uno schizzato e non ci sarebbe stato da stupirsi.

A braccia conserte, strinsi così tanto i denti che pensai di potermeli rompere. Ormai non avevamo più dubbi. Qualcuno doveva averli rapiti. E dopo averci pensato un bel po' avevo anche provato ad immaginarmi chi potesse essere stato. E detestavo il risultato ottenuto dalle mie riflessioni.

Il bene che volevo a mio nipote era come quello di un padre verso un figlio. Un padre che non aveva mai avuto, non realmente. Un padre di merda che in parte gli aveva rubato parte della sua infanzia. Per questo era maturato più in fretta di qualsiasi altro bambino. Per questa ragione avrei fatto di tutto pur di salvarlo. Se solo avessi avuto tra le mani quello schifosissimo bastardo gli avrei fatto rimpiangere di esistere. Oh, eccome se lo avrei fatto. E se solo...Solo il pensiero mi fece salire la nausea. Una rabbia cieca mi travolse. Se solo avesse osato toccare Kimberly con un dito gli avrei inflitto la peggiore delle pene. Gli avrei tagliato un braccio, poi l'altro, fino a quando non fosse morto tra le sue stesse grida di dolore. Perché nessun dolore sarebbe bastato per ripagarlo con la stessa moneta. Avevo avvertito Raegan, imponendole di rimanere con Tyler. Ad un certo punto avevo smesso di sentirla parlare e poi la linea si era interrotta. Avevo telefonato a Tyler, il quale mi aveva riferito che era svenuta, ma che stava bene e che si sarebbe preso cura di lei. Mi ero sentito un fottuto coglione per avere dubitato di lui in passato. Lo avevo persino ringraziato e lo avevo pregato di andare a sporgere denuncia, in modo che io potessi occuparmi delle ricerche con gli altri.

The bad boy's loveWhere stories live. Discover now