•Capitolo 28•

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Mi sentivo la testa pesante. Avvertivo sotto di me qualcosa di morbido. Io mi trovavo su qualcosa di morbido. Gli occhi chiusi, deglutii. Avevo la gola secca e un sapore amaro in bocca. Fitte acute e intense mi colpivano dietro gli occhi come spade appuntite durante un duello. Corrucciai la fronte, muovendomi. Mi misi su un fianco, chiedendomi come mai provassi questa sensazione di profonda stanchezza. I miei sensi, poi entrarono in allerta non appena mi resi conto che non ero sola. Sentii diverse voci confuse parlare intorno a me.

Aprii gli occhi. O almeno erano quelle le mie intenzioni. Riuscii soltanto a socchiuderli. Avevo la vista sfocata. Notai due ombre, una più ampia e l'altra più piccola. Una mano mi accarezzò la guancia.

"Si sta svegliando." Disse qualcuno.

"Grazie a Dio." Aggiunse un' altra voce, mentre io mi concentravo per comprendere di chi fossero.

Chiusi gli occhi, inspirai a fondo e li riaprii. Avevo le ciglia appiccicose, come se avessi pianto e le lacrime si fossero asciugate. Una parte di me sussultò. Se ne avessi avute le forze lo avrei fatto. Un paio di occhi azzurri mi stavano scrutando preoccupati. Il mio cuore batteva forte, mentre piano piano mettevo a fuoco il viso del ragazzo di fronte a me. Ciglia folte e nere, sopracciglia arcate e scure, zigomi alti e labbra meravigliosamente carnose dischiuse. Confusa, mi resi conto che lo conoscevo. Muoveva le labbra come se stesse parlando, ma non riuscivo a sentirlo. Da qualche parte, in fondo alla mia mente, mi si accese una lampadina.

Andrew.

Lentamente la mia vista si schiarì. Riconobbi la mano appoggiata sulla sua spalla e a chi appartenesse. Spostai lo sguardo su Raegan, la quale espressione mostrava sollievo e gratitudine. Le sue labbra si piegarono in un sorriso."Finalmente!" Esclamò con un entusiasmo che Andrew non aveva.

Mi accigliai, guardandomi intorno. Questa non era la mia stanza. Non ero a casa mia. Mi sollevai, facendo leva sul letto sotto di me. Il movimento, però mi provocò un giramento di testa. La stanza prese a vorticare intorno a me. Con una smorfia, mi portai una mano sulla nuca. Distrattamente, voltai la testa e spalancai gli occhi. Roy, Jason e Savannah erano seduti su delle sedie e mi stavano fissando.

"Cosa succede?" Mormorai agitandomi. Non ricordavo niente. La mia voce era gutturale. Andrew si era piegato su di me e mi stava sollevando il cuscino, in modo che io potessi appoggiarmi alla tastiera del letto.

Nessuno rispose e Andrew mi passò un bicchiere d'acqua, piuttosto nervoso. Ispezionando la stanza riconobbi di essere nella camera di Andrew, a casa sua. Mi trovavo distesa sul suo letto. Provai a ricordare qualcosa, ma era come se ci fosse un enorme buco nero che mi impediva di mettere insieme le diverse informazioni. Ricordavo che Andrew era venuto a casa mia perché dovevamo prepararci per una festa, poi più niente. Vuoto totale.

"Perché nessuno risponde?" Mi alterai, improvvisamente travolta dall'ansia e dall'agitazione. Qualcosa mi diceva che avrei dovuto essere preoccupata perché c'era qualcosa che non andava, ma non sapevo cosa non andasse.

"Bevi." Mi incitò Andrew, il tono di voce pacato e dolce.

Siccome avevo la bocca arida come il deserto, presi il bicchiere e lo svuotai. Lo appoggiai sul comodino al mio fianco, asciugandomi le labbra umide con il dorso della mano.

"Ti senti bene?" Domandò Raeg, allungando la mano per accarezzarmi i capelli.

Mi limitai ad annuire."Qualcuno mi vuole dire cosa cavolo succede?"Mi irrigidii."E perché mi guardate come se fossi in fin di vita?!"

Il profondo sospiro di Andrew mi portò a guardarlo.

"Ieri sera...Alla festa c'era..."Dirignò i denti e un'ombra scura passò nei suoi occhi."C'era Charlie."

The bad boy's loveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora